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San Severo: Ospedale-Ortopedia, Felice Lombardi, storico capo sala corre a sostegno del nosocomio.

Resta la volontà di tutto il bacino d’utenza dell’ospedale di San Severo, dell’Alto Tavoliere, a far si che resti il punto di riferimento sanitario per le centinaia di migliaia di cittadini. E, tra l’altro, non placandosi l’eco di alcune voce controverse su depotenziamento di reparti, si chiedono dove siano finiti i vari comitati che nel recente passato hanno tenute accese le luci mediatiche sull’argomento. Ecco perché ci sono ancora reazioni a quella che, al momento, sembra decretare la chiusura della Divisione di Ortopedia e Traumatologia dell’ospedale di San Severo, dopo la partenza del primario, Gianni Mollica e di altri medici trasferiti o andati in pensione. Al momento resta un solo medico, Michele Sacco. Nella fattispecie interviene un altro storico capo sala del reparto, Felice Lombardi che, pur essendo in pensione da anni, non dimentica quella che è stata la sua “seconda casa”, così definita in un libro scritto dallo stesso Lombardi in cui racconta la sua vita professionale passata al “Masselli-Mascia”. Lo spirito di servizio ha spinto Felice Lombardi a dire la sua su quello che è un ospedale che va potenziato e tenuto aperto ed efficiente per servire un bacino d’utenza di centinaia di migliaia di abitanti, una popolazione la cui età media si alza e necessita di prestazioni mediche, di quel sistema sanitario pubblico che, alla fine, resta un bene collettivo primario. Va rivista e riformata la gestione e la conduzione del sistema sanitario che non nega le cure a nessuno, grazie a Dio, e la pandemia sarebbe stata una tragedia se l’assistenza medica fosse stata privata. Ma anche chi lavora dovrebbe tutelare, al meglio, il posto che occupa. Forse, questa dovrebbe essere la base di partenza per risalire verso l’alto, facendo in modo che tutti gli attori si assumano le proprie responsabilità e ne rispondano. “L’ospedale di San Severo va tutelato, custodito e tenuto vivo da un punto di vista della sua operatività ed efficienza perché è un bene collettivo che serve a tutti i cittadini dell’Alto Tavoliere, dei Monti Dauni e del Gargano – ha così aperto il discorso Lombardi -. Ho lavorato per quarant’anni al ‘Masselli-Mascia’, prima come infermiere e poi con l’incarico di capo sala. Ho indossato il camice bianco nel 1962 e l’ho tolto nel 2001 e in tanti anni ho incontrato migliaia di pazienti, centinaia di colleghi e decine di medici. Ho prestato servizio in sala operatoria, in pronto soccorso (dove ho chiuso la carriera) e in ortopedia come capo sala nell’ala maschile, dal 1982 al 1991. Detto ciò, non per vana gloria ma perché mi rammarica apprendere tali notizie”. Lombardi entra nel merito: “Erano gli anni del gran lavoro in corsia e in sala operatoria e tra la sezione maschile e quella femminile di Ortopedia, si arrivava a circa 100 posti letto. Il primario era il dottor Di Battista con i medici: Rinaldi; Ardisia; Lo Sordo; Villani; Cornacchia; Fantetti; Compagnone, come ‘Aiuto’ e poi diventato primario al pensionamento del dott. Di Battista. Il mio personale era composta da 15 unità ed altrettante erano nell’ala femminile, oltre agli otto medici che operavano tutti i giorni. Negli ultimi vent’anni il ridimensionamento dei posti letto, della geografia sanitaria, i pensionamenti con nessun ricambio (perché si continuano a non fare i concorsi?), una politica che non prende veramente a cuore il ‘Masselli-Mascia’ e il suo bacino d’utenza e anche la questione gestionale che, con l’unica ASL, non ha contezza di ciò che ha bisogno il territorio”. Le risorse che si mettono a bilancio a livello regionale dovrebbero far eccellere le Aziende Sanitarie Locali e dare merito al bene comune e non ai personalismi. Ma, ad esempio, come fatto in altre nazioni a causa della pandemia, perché non far tornare medici e infermieri in corsia anziché tenerli a svolgere mansioni ammnistrative? Negli uffici può andarci personale formato per lo scopo e pagato per quel livello di competenza. Felice Lombardi continua: “Sono rammaricato per le sorti del reparto e per quello che sembra un sipario che stia calando sulla gloriosa divisione di Ortopedia e sulle sorti di qualche altro reparto. Tutto ciò, per quale motivo? Il direttore generale, Vito Piazzolla, si è reso conto di ciò che sta accadendo, cominciando da medici che hanno chiesto il trasferimento e di chi è andato in pensione? Al dottor Mollica è stato chiesto perché ha maturato questa scelta?” Quesiti a cui Felice Lombardi, spera possano arrivare risposte. “La divisione di Ortopedia dell’ospedale di San Severo era il fiore all’occhiello dei nosocomi che c’erano in tutta la provincia e non è chiaro perché, oggi, sia rimasta con un solo medico, il dottor Sacco e non è stata occupata la posizione di capo sala dopo il pensionamento della collega Fersurella. Avere un ospedale che funziona con medici e infermieri vuol dire evitare anche i cosiddetti ‘viaggi della speranza’ che avviliscono i pazienti e fanno spendere soldi alla Regione Puglia. Peccato, inoltre, che si ha la memoria labile ma voglio ricordare che l’ospedale di San Severo è stato donato alla città dalla nobil donna Teresa Masselli-Mascia che morì giovanissima, per problemi di salute, e lasciò questa volontà testamentaria agli eredi, affinché si realizzasse un ospedale che mancava nel territorio”.

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