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SAN SEVERO, PORTA DEL GARGANO – LA PRIMAVERA E LA POESIA DEI TRABUCCHI

Il legame tra San Severo e il Gargano è da sempre strettissimo. Porta della Montagna del Sole, la cittadina ne porta i segni nei rapporti personali, commerciali e nella stessa lingua che nei secoli si è arricchita e spesso caratterizzata di alcuni accenti tipici del Gargano. E così che col fiorire del primo caldo primaverile si riaffacciano alla memoria le giornate d’estate e le spiagge, con un mare ornato lungo tutto la costa da Vieste a Peschici di antichissimi strumenti di pesca: i trabucchi.
Il nome “Trabucco” sarebbe la derivazione per alcuni di trabocchetto, l’enorme rete a maglie strette che, sostenuta da lunghi bracci, sfrutta i moti delle correnti marine per catturare il pesce, per altri invece avrebbe un’origine dialettale con radici latine: infatti in latino “ Trabs – Trabis” significa legno, trave o albero.
Strutture che usano mirabilmente la geografia impervia e rocciosa del Gargano per imporsi e levarsi sul mare, i trabucchi giungono a fondersi con la natura e infine a disegnare il paesaggio, per regalare una poesia intensa e semplice, figlia di altri tempi, di povertà e ingegno, di manualità e passione e di quell’abbraccio fatale che da sempre lega gli abitanti degli antichi borghi al mare.
Infatti se da un lato il trabucco si lancia tra le onde, da un altro resta ancorato alla terra, vedetta e pescatore insieme, a tutelarsi da mareggiate, naufragi e incursioni piratesche che nei secoli passati hanno sovente interessato la costa garganica.
La struttura di un trabucco prevede tipicamente una piattaforma protesa sul mare, tronchi di pino d’Aleppo imponenti che la ancorano alla roccia, le antenne, lunghi bracci sospesi per qualche metro sull’acqua, un’enorme rete a maglie strette detta trabocchetto e una tavolata, superficie su cui posa il casotto, dove il pescatore si adagia e aspetta le reti cariche della pesca. L’ultimo componente lo offre il mare: la confluenza delle correnti marine necessaria ad intrappolare il pescato.
Tutelati dall’Ente Parco Nazionale del Gargano, nel tempo molti sono andati distrutti – alcuni invece restano in un buono stato e sono ritornati in attività. Fondamentale l’impegno di enti, privati ed associazioni per la loro salvaguardia e valorizzazione: volti insostituibili di tradizione garganica.
Non mancano anziani mastri costruttori, gli ultimi “Trabuccolanti”, che grazie ad antiche conoscenze e tecniche sono in grado di costruire un trabucco tradizionale del Gargano, funzionante. Ad affiancarli associazioni e i tanti appassionati, con l’ambizioso obiettivo di ripristinare tutti i trabucchi garganici ancora esistenti e di ricostruire quelli ormai scomparsi.
Poesia della civiltà costiera, i trabucchi hanno da sempre ispirato artisti ed artigiani, definendo in mondo indelebile l’immaginario marittimo e turistico del Gargano.
Nazario Tartaglione

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