SAN SEVERO: RESTARE, O MEGLIO ANCORA RITORNARE

L’opinione di Enzo Verrengia
C’è un fantasma che si aggira in città da qualche anno: la parola “degrado”. Si sente ripeterla ad ogni episodio di cronaca nera, seguito da tanta, troppa, retorica sulla gravità della situazione socioambientale del posto. Succede anche nelle ultime ore, dopo l’ennesimo omicidio che ha funestato la comunità. Specialmente nell’epoca del cicaleccio digitale, allorché chiunque può postare, commentare, “fare ammuina”, come nel linguaggio del famoso manuale del regno borbonico.
In tutto questo si perdono le coordinate di analisi articolate e individuazioni di responsabilità. Decenni fa un amministratore comunale ebbe a dire che San Severo era diventata moderna senza sviluppo. Considerazione centrata, ma nello stesso tempo fuorviante. In realtà lo sviluppo c’è stato e continua, per quanto possano non condividerlo i pessimisti. Vi sono state trasformazioni non soltanto visive del territorio. Negli uffici pubblici, per esempio si vede nuovo personale, giovane, preparato e cortese.
Qui, però, voglio semplicemente dire la mia, come uomo di comunicazione accreditato professionalmente. Dalla fine degli studi superiori ho vissuto a San Severo con lunghe pause di pendolarismo dovute al lavoro. Da 22 anni, poi, ho messo casa in un’altra città, che peraltro piace molto ai sanseveresi, ma non vi ho mai preso la residenza fino a tempi recenti, per motivi burocratici. Bene: ho visto il mondo oltre la collina e NON MI PIACE AFFATTO. Le impennate criminali di San Severo non sono differenti da quelle di altri centri. Si provi a farsi una movida nel centro storico di Roma o nelle strade milanesi del quadrilatero della moda. Accoltellamenti e omicidi efferati sono quasi la norma. I miei nipoti che studiano nel capoluogo lombardo si tengono ben lontani dal fascinoso Corso Como.
Per stringere: se San Severo è in preda al degrado, il resto del pianeta è sull’orlo dell’apocalisse. La differenza sta nel fatto che per un comune di circa 50 mila abitanti la soluzione è molto più facile. Basta “riappropriarsi” del vivere civile. E questo non è un compito da delegare ai politici. Tocca assumersene direttamente la responsabilità. Leggo di chi lamenta la mancanza di spazi… per cosa? La TV prima e Internet dopo hanno diffuso un’idea edonistica dell’esistenza. Molte migrazioni, comprese quelle dal Terzo Mondo verso l’Italia e l’Europa, non scaturiscono dalla necessità di trovare condizioni migliori, ma dalla semplice voglia di Disneyland. E come Disneyland molti che conosco considerano la città in cui vivo e dalla quale tornerò a San Severo. Come spero facciano dei miei coetanei che hanno traslocato in tristissime, nebbiose e gelide città del nord. Mentre rinnovo l’appello pluridecennale alla borghesia delle professioni e dell’imprenditoria a entrare nell’agone politico, per ridare a San Severo il posto che le spetta. Fuori dalla cronaca, la città ha dato al mondo talenti eccezionali. Fra gli altri, Alessandro Minuziano, Nino Casiglio, Andrea Pazienza. Per non parlare dell’unico attore italiano di calibro internazionale, Franco (Spara)Nero, di cui è appena uscita l’autobiografia, “Django e gli altri”, che si spera di

vedere debitamente presentata. Perché lui, pur essendo nato in provincia di Parma, ha avuto genitori di San Severo, dove risiedono tutt’ora i suoi parenti.
Enzo Verrengia