San Severo: SALVIAMO LA BIBLIOTECA COMUNALE I BENI PUBBLICI RESTINO PUBBLICI
San Severo con i libri e la cultura purtroppo continua ad essere sfortunata, ferma all’epoca della pietra, a dispetto di certe ridicole affermazioni. L’ultima conferma è arrivata da un’assurda decisione della Giunta del Comune, con la quale si concede per ben 30 anni ad una fondazione privata l’ampio edificio pubblico di Largo Sanità. La Giunta, infatti, ha approvato la concessione di questo edificio, costruito con i soldi dei cittadini e dall’ingente valore economico, ad una fondazione privata, che dovrà gestirlo per i suoi fini statutari. Motivo? Il Comune non è in grado di amministrare la biblioteca pubblica perché non ha mezzi (e capacità, soprattutto…).
Ma andiamo con ordine. Alcuni anni fa degli amministratori di San Severo (sindaco Michele Santarelli, assessore al ramo Michele Monaco) hanno sfrattato la Biblioteca Comunale “Alessandro Minuziano” dall’edificio dell’ex orfanotrofio San Francesco perchè bisognava fare dei lavori inderogabili. La sede alternativa? Non c’era, e ovviamente i libri non sono più ritornati nella loro sede. Da allora, i volumi sono rimasti custoditi in palestre scolastiche e locali di privati, ma con l’affitto pagato dal Comune. Passano gli anni, e il sindaco Savino inaugura l’attuale sede di rappresentanza della biblioteca nell’ex edificio Pascoli di Largo Sanità. Di rappresentanza, perché i libri sono sempre rimasti negli scatoloni, esposti a furti e danni. Intanto, si costruiva il nuovo edificio, che originariamente era compreso in un progetto che prevedeva l’istituzione di una sede decentrata della Facoltà di Economia e Commercio a San Severo, progetto naufragato perché l’Università, costretta da motivi economici, si è tirata indietro.
A questo punto, la sede di Largo Sanità, pagata, lo ripetiamo, dai cittadini di San Severo a caro prezzo, rimaneva libera, e dunque destinabile a contenere i circa 100 mila libri buttati in scatolini e casse in varie parti della città. Questa, a parere di molti, sembrava la destinazione più logica e scontata per sottrarre al degrado il patrimonio librario. Invece la Giunta attuale, a pochi mesi dalle elezioni amministrative, dopo non essere stata in grado di terminare i lavori, come aveva promesso a più riprese, annuncia ufficialmente che la struttura sarà affidata, con un comodato gratuito di 30 anni, alla predetta fondazione, che dunque si troverà a gestire un bene pubblico, mettendo a disposizione dei cittadini la propria biblioteca economico-giuridica.
L’assurdità di questa scelta è presto detta. Una città che manca di una vera e propria biblioteca, con i libri buttati in scatoloni in vari posti, dovrebbe prima di tutto preoccuparsi di offrire i servizi di base alla collettività, specie a quanti hanno meno mezzi. Una volta le giunte di Sinistra, o sedicenti tali, si interessavano di questi aspetti, puntando sul ‘pubblico’ rispetto al ‘privato’: evidentemente anche in questo andiamo sempre verso il peggio…
Dunque, anziché creare una vera e propria cittadella della cultura in Largo Sanità, con due locali vicini, dato, questo, che avrebbe permesso anche di gestire meglio il personale, si sceglie di privilegiare una fondazione privata, lasciando i libri della città ancora in buona parte negli scatoloni, visto che mancano gli spazi. Nel comunicato stampa, tra l’altro, si dice che «Altri circa 6 mila volumi tra quelli più importanti del patrimonio librario verranno resi disponibili proprio presso la biblioteca Chirò». Insomma, per consultare quei libri bisognerà recarsi presso la sede di un privato, per quanto benemerito, mentre si tratta di un patrimonio pubblico, tramandatoci dalle precedenti generazioni.
UNA PROPOSTA CONCRETA PER FERMARE LO SCEMPIO
Non sappiamo cosa passi per la mente di questi amministratori, ma restiamo sbalorditi da tanta superficialità e indifferenza verso la cultura. La delibera di Giunta deve andare in Consiglio Comunale, dove ci auguriamo che ci siamo delle persone amanti della cultura.
Siccome immaginiamo già le obiezioni dei politici: “ma cosa dovremmo fare in questa situazione?”. Ecco, noi partiremmo prima dai bisogni primari della collettività, che ha necessità di una sede dignitosa per sistemare tutto il patrimonio librario di San Severo, incluse le altre possibili donazioni che non vengono fatte per manifesta inadeguatezza degli spazi pubblici. Questa sede non può che essere la palazzina di Largo Sanità, posta a quattro passi dalla sede di rappresentanza dell’ex scuola Pascoli. Qui andrebbero sistemati i volumi e i servizi connessi, per i quali una brava amministrazione acquisisce i fondi necessari. Se poi non riesca a farlo, ricordiamo che compito dei politici è risolvere i problemi, attivarsi per trovare le migliori soluzioni. In caso contrario, si tratta di manifesta incapacità, che consegna sempre più la città ad un destino di degrado e di sottosviluppo. In cinque anni non si è riusciti a fare niente di concreto? E’ assurdo.
Solo dopo aver risolto i problemi posti alla base si può pensare ad altro. Non c’è dubbio che una biblioteca giuridico-economica, quale quella di proprietà della fondazione in oggetto, possa essere utile alla città, e su questo non ci sono dubbi, ma nella vita esistono delle priorità. Prima il necessario, poi il lusso. I volumi della fondazione erano sistemati in precedenza in locali privati; senza nulla togliere all’importanza dell’ente, ovviamente, ci chiediamo: perché questi locali devono essere offerti dalla collettività? E perché proprio questi locali? Non si può pensare a sedi alternative meno preziose per la collettività?
Il Comune, tra l’altro, ha vinto in primo grado una causa milionaria intentata proprio dalla fondazione, che chiedeva un rimborso a molti zeri per presunti danni. Ora la causa è in appello. Ma anche questo non depone bene verso San Severo, proprio nel momento in cui i libri della collettività sono esposti a danni e furti in locali non adeguati, e comunque non in una biblioteca comunale. A noi, ma non solo a noi, sono giunte notizie di furti e abbiamo visto in giro materiale quanto meno sospetto. Tutto questo è normale?
La collaborazione tra Amministrazione Comunale e Fondazione è auspicabile, trovando magari altre soluzioni più rispettose verso tutte le parti in causa, ma non ci sembra questo il modo più giusto.
Al Sindaco e ai suoi assessori, quantomeno superficiali, chiediamo, insomma, di ripensare a questa scelta in nome degli interessi della città. E’ giusto affidare un bene pubblico per tanto tempo ad un privato (30 anni…)? E non ci sembra che dovreste mostrare rispetto per i beni della collettività?
FRANCESCO GIULIANI