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SAN SEVERO, UN OMICIDIO SOCIALMENTE INACCETTABILE CHE CHIAMA TUTTI AD UNA PROFONDA RIFLESSIONE

L’OPINIONE DI PIETROPAOLO MASCIONE
“Sono anni che mi batto contro una certa cultura mafiosa, investendo il mio tempo libero per bambini e ragazzi e, nonostante qualcuno mi dica spesso di non mettermi contro il potere precostituito, quando muore un ragazzo di 17 anni non riesco proprio a tacere, soprattutto quando l’acerba mano che ha reciso la sua giovane vita è quella di un ragazzo di appena 15 anni. Due vite interrotte per una futile resa dei conti che la “buona” televisione italiana ci insegna che sia possibile solo attraverso la violenza.Cosi’ i ragazzi muoiono dalle mie parti, sotto una normalità sociale senza eguali.
Quando uscì nelle sale cinetografiche statunitensi il film “Rambo”, l’esercito americano registrò il più alto numero di domande per l’ammissione tra le proprie fila di giovanissimi affascinati dalle gesta di un superbo Stallone, tant’è che anche il presidente Reagan si trovò felice e costretto di premiare il giovane, prestante attore in Casa Bianca. Nell’86 con Top Gun, le domande dei ragazzi per diventare piloti come Tom, trovarono un sensibile aumento non solo negli States.
Anche in Italia, da qualche anno a questa parte, abbiamo questo trend in crescita con la serie Gomorra il cui encomiabile risultato è stato quello di esser riuscito ad arruolare aitanti giovani pronti ad allargare le fila dell’esercito dell’illecito. La mattina in cortei per dire no alla mafia e la sera tutti in TV, fans della mitica serie che parla falsamente napoletano.
Penso che oggi manchi la quotidianità della buona azione, quella giornaliera, sana continuazione di immagini trasmesse che costituiscono il giusto pensiero corrente. Questo stile di vita dei ragazzi che ammazzano altri ragazzi è la diffusione dell’odio mediatico costruito intorno a larghi e grassi interessi economici di noi adulti. Rami di politica che sponsorizzano economicamente film e serie TV ben poco edificanti con il trionfo del male come monito di vita. Mi chiedo quali colpe abbia un così giovane killer il cui futuro è affidato alle mura di un freddo IPM. Mi trovo anch’io ad accusarmi una certa responsabilità di quella morte.Io che magari non sono riuscito a raggiungere con due parole di legalità quei ragazzi a così pochi chilometri da casa in una San Severo che mi riguarda e non poco. Un’ altra vittima ascritta sulla coscienza di ognuno di noi. Noi che dovremmo dare ai ragazzi l’idea di un bene forte, muscolare ed intransigente. Noi che dovremmo innamorarci dello Stato e non di Gomorra.
Noi che dovremmo insegnare ai giovani che la violenza è solo sinonimo di morte e mai di giustizia!”