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SAN SEVERO: UNA CITTA’ GREEN

di TERESA FRANCONE

 L’uomo dimentica facilmente, accantonando paura, preoccupazione e la sete di giustizia, che riaffiorano quando eventi straordinari destano quel torpore della ragione o dell’anima, come nel recente caso BUTTOL, dove i cittadini hanno sputato fuoco sul movente, sulle responsabilità e sull’irresponsabile azione che avrebbe potuto mettere a repentaglio la salute pubblica.  Si è aperto un ventaglio che sventola sul tema rifiuti, che non è solo affare di chi raccoglie e smaltisce, se lo fa nel rispetto di norme o se vi sono infiltrazioni criminose, ma riguarda tutti e nessuno può esimersi, in quanto consumatori ossessivi e compulsivi in una società dello scarto. Infatti, anche i sanseveresi fanno parte di quegli individui europei che producono, a testa, ben 500 chili di rifiuti l’anno, il cui smaltimento è fonte di problemi economici, ambientali, sociali, sanitari, la cui soluzione di eventuali discariche controllate o inceneritori di nuova generazione, non assicurano che effettivamente non ci siano altrettanti rischi, in quanto gli effetti si possono monitorare nel tempo. Tantomeno i cittadini possono lavarsi la coscienza, con la raccolta differenziata, poiché non vi è certezza che venga effettuata correttamente, poiché vige ancora ignoranza dove non tutto ciò che appare plastica è riciclabile e non tutto ciò che sembra carta può avere lo stesso trattamento.  Altri contribuiscono con l’incontrollabile abbandono dei rifiuti nelle campagne e la conseguente combustione per cancellarne le tracce. Una mancata avvedutezza che concorre ad inquinare il nostro territorio, rendere tossica l’aria, intaccare la qualità dei prodotti agricoli e far aumentare malattie che non avevano toccato sino ad ora la nostra salute, oltre ad imbruttirne il paesaggio. Seppur in minoranza, in confronto al contesto nazionale ed internazionale, con una economia che corre veloce sull’onda dell’uso e del consumo, contribuiamo al cambiamento climatico, alla distruzione di ecosistemi, alla nostra lenta ed agonizzante estinzione.  Proprio per questo sarà necessario riappropriarci di quel legame fatto di rispetto verso l’ambiente, proprio quello che i nostri nonni e genitori hanno mantenuto con la terra, che non mancava di restituire abbondanza in forma di frutti, salute ed economia. San Severo e tutto il territorio della Daunia, che posseggono risorse invidiabili dovrebbero comprendere che se contaminiamo saremo contaminati e delegare colpe non ci permetterà di crescere sotto ogni senso. Ben presto dovremo abituarci ad una inversione di rotta e a cambiare abitudini, in quanto in un documento sottoscritto nel 2015 da 193 Paesi membri dell’Onu dove figurano 170 obiettivi, entro il 2030, l’economia attuale sarà sostituita con quella circolare, ovvero una economia pensata per potersi rigenerare da sola tra flussi biologici, reintegrabili nella biosfera e flussi tecnici, non altrettanto reintegrabili, ma valorizzabili altrove. Insomma un modello economico per limitare al massimo i consumi energetici e minimizzare gli scarti. Il futuro del Pianeta sarà nelle sue mani. Nel frattempo, però, dovremo essere consapevoli che dove non si vedano i rifiuti non significa che non vi siano, e bisognerà essere ligi ed evitare di continuare ad inquinare.  Senza perder tempo i cittadini devono impegnarsi a ripulire e ripulirsi da comportamenti che ledono la comunità, e cominciare ad approcciarsi alla CircularEconomyche incorpora il riciclo, ma intende a livello umano il riuso, il trasformare i prodotti in servizi, rendere gli oggetti riparabili, aumentare il valore d’uso di un oggetto e dei suoi materiali con la condivisione, l’inclusione sociale favorendo una nuova occupazione, equità e benessere.

Insomma: “ESTRAI, PRODUCI, CONSUMA, RIPRODUCI”

E chissà se San Severo potrà mai essere GREEN!!!

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