“Sanseveria: allegoria di una città dimenticata!”
Una notte di luna piena, passeggiando tra le strade del nostro centro storico, ho incontrato una giovane donna in lacrime: si chiamava Sanseveria. Durante la conversazione, ha iniziato a raccontarmi di essere scappata da un matrimonio che non s’aveva da fare. Un velo di nostalgia le aveva spento il volto tanto luminoso al chiaro di luna. Mi raccontò che il suo promesso sposo non riconosceva più la sua bellezza. Disse di discendere da una famiglia nobile e molto antica, addirittura medievale. Un Santo, un giorno, tanto tempo fa, l’aveva protetta e salvata, cavalcando un cavallo bianco. Di lui sì: si era innamorata…tanto da prenderne il nome! Ma il suo promesso sposo no: geloso di tutti l’aveva chiusa in una prigione tetra sperando che nessuno si accorgesse della sua bellezza. Faceva animare le sue serate solo da saltimbanchi e giullari estemporanei, travestiti da saggi, che maldestramente si improvvisavano esperti di letteratura, di musica, di arte, di storia. Passavano carovane da tutta Europa e da tutta la Puglia che offrivano premi…li chiamavano fondi, sovvenzioni e progetti; era necessario solo candidare la più bella: e Sanseveria era speciale, ricca di potenzialità, ma lo sposo dimenticava puntualmente di candidarla! Il suo palazzo, malandato e in rovina, necessitava di interventi urgenti: se pioveva si allagava immediatamente e la fogna bianca era il suo problema più grave! Nessuno poteva farle visita perché i parcheggi erano inadeguati o abusivi. Il pavimento era rotto e costellato di dossi e fossi; la sua facciata rimaneggiata più volte. Il personale a suo servizio cambiava spesso mansione tanto che spesso il giardiniere si trovava a occuparsi dei conti e nessuno era stato assunto perché specializzato nel suo compito. Lo sposo, geloso, tendeva a sminuire le eccellenze così da far emergere sempre e solo se stesso e i suoi pochi amici. Sanseveria era davvero felice solo in alcuni momenti dell’anno quando tanta gente veniva da tutta Europa a farle visita: accadeva a maggio, quando il grano è in fiore. Il suo sposo, però, sprovveduto e poco saggio, un anno decise di allontanare tutti cosicché quelli che per lei dovevano essere dì di festa si tramutarono in vuote passeggiate solitarie lungo il giro esterno. Quando qualcuno le faceva un complimento, ecco lo sposo pronto a ripeterlo, cercando di lusingarla appropriandosene: ma Sanseveria era diventata ogni giorno più triste, lontana dai cieli dell’Europa. Un giorno in casa trovò l’agenda degli appuntamenti culturali che il suo sposo aveva programmato per lei: ne fu felice…poi, però, la sfogliò e la trovò vuota. Pianse moltissimo! Non era, poi, così difficile ricordare il suo compleanno, gli anniversari, le ricorrenze; non era difficile ricordare che condimento dei suoi piatti preferiti è certamente il suo olio deciso; che ama il grano e il buon vino…ma forse questo era troppo romantico: meglio pensare e gnam e bum! Anche gli altri pretendenti, tuttavia, non avevano fatto di meglio: pronti spesso solo a criticare il promesso sposo senza far emergere le proprie qualità, i propri carismi e le proprie competenze, senza paragoni, senza pretesti. Molti dei suoi concittadini iniziarono a scappare lontano, a tradirla, a offenderla, a deturparla ma solo perché per troppo tempo nessuno aveva fatto loro capire che lo stesso sole li illumina e che lo splendore dell’una brilla negli occhi degli altri e viceversa e che solo insieme possono ripararsi dai temporali. Sanseveria, esausta, si addormentò appoggiata alla mia spalla. Quant’era bella: non aveva bisogno di trucco e abiti sontuosi; brillava di luce propria; era necessario solo soffiare via polvere e terra che le si erano attaccati nel tempo, durante il cammino. Fu così che decisi di non svegliarla, di coprirla con ciò che avevo e di alzarmi e iniziare a lavorare per lei: per ripulirla, perché tutti possano accorgersi di quanto sia meravigliosa, speciale, unica e per trovarle lo sposo che davvero merita. Sanseveria è qui che aspetta ciascuno: ripulisci le strade che portano a lei, respingi prepotentemente chi vorrebbe deturparla e godi della sua magnificenza!
Lidya Colangelo