Se chiudono gli artigiani, dovranno chiudere tutto, a partire dai servizi pubblici dove nessuno controlla
Il Governo nei giorni scorsi ha annunciato nuove misure restrittive, delegando alle istituzioni locali, Regione e Comuni, la vigilanza sulle misure di prevenzione comunicate dal Governo, nell’ultimo DPCM.
L’associazione Tecnici Artigiani, denuncia una situazione già precaria, per le imprese artigiane, post lock down, le quali non potrebbero fronteggiare un’altra serrata ed alzano sin da subito la voce.
Chiarisce in premessa un aspetto che ritiene sostanziale: «Le nostre attività, in questo momento, sono tra quelle che adottano misure di prevenzione più sicure, oltre quelle previste nel DPCM del 14 marzo 2020, siglato tra sindacati e imprese – siamo impegnati quotidianamente a vigilare sui nostri collaboratori e sulla clientele che riduca ogni tipo di rischio. Nello specifico, Controlliamo la temperatura all’ingresso delle nostre attività, mascherina obbligatoria, distanziamento costante, sanificazioni continue di attrezzi, locali e veicoli, riducendo quasi a zero il contagio anche l’eventuale contatto con l’asintomatico.
E allora c’è preoccupazione, ma anche delusione: Adottiamo tutte le misure in maniera rigorosa. Perché penalizzarci se poi le misure messe in atto dal governo, in primis e dalle istituzioni locali, per secondo, hanno avuto scarsissimi risultati, o, in alcuni non hanno sortito nessun effetto? Per noi artigiani, è il pezzo delle istituzioni quello che manca. Perché dovremmo chiudere noi, che garantiamo un alto standard di sicurezza? Chiaramente, l’impatto economico non sarebbe sostenibile.
Una nuova chiusura segnerebbe la fine di molti artigiani, e non solo, ma anche di altre piccole realtà commerciali, che rappresentano il motore dell’economia locale.
Una condizione comune a tutti, non potremmo gestire un altro debito come quello già accumulato. Oggi riusciamo a pagare il 50 per cento degli affitti. E tra lock-down e i ritardi di molte attività estive, abbiamo già perso un anno.
Situazione molto simile per i ristoratori. Costretti – giustamente – a rispettare una selva di norme per restare aperti, dopo lo choc della prima serrata.
Lo Stato dovrebbe tutelarci di più che isolarci. Anche noi siamo diventati vere e proprie sentinelle, e contribuiamo a tenere alta l’asticella dei controlli.
L’ipotesi di subire altre restrizioni, o addirittura di essere costretti ad abbassare la saracinesca, dunque, viene respinta con forza, ritenendo che certi provvedimenti vengo presi con eccessiva facilità, senza consultare chi lavora sul campo.
Gli artigiani, chiedono che le istituzioni, soprattutto a quelle locali, Sindaco in primis, una condivisione, sulle eventuali misure di prevenzione, che si vorranno adottare, da renderle sostenibili dagli operatori economici, finalizzate sia alla tutela della salute pubblica, ma anche a garantire la continuità delle attività commerciali e artigiane. Nuove eventuali restrizioni, avverte l’associazione Tecnici Artigiani, avrebbe quale unica conseguenza, ripercussioni irreparabili sulle piccole e medie imprese, che non reggerebbero ad un’altra chiusura, con serie conseguenze sociali e di ordine pubblico. Dal punto di vista economico, già oggi stanno chiudendo diverse attività, senza contare che intorno a noi gira un grande indotto, fatto di contadini, macellai, fornitori e aziende vinicole. Se chiudono gli artigiani, dovranno chiudere tutto, a partire dai servizi pubblici dove nessuno controlla.
Il direttivo
Associazione Tecnici Artigiani