STABILITÀ E CONTINUITÀ DELL’AZIONE AMMINISTRATIVA: IMPERATIVI PER L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE ALL’ALBA DEL RIORDINO ISTITUZIONALE

del prof. CARLO U. de GIROLAMO
L’acceso dibattito politico sviluppatosi a seguito delle ultime vicende che hanno coinvolto esponenti dell’Amministrazione comunale, sfociate poi nella decisione del Sindaco di ‘congelare’ le deleghe assessorili in vista di un riordino istituzionale, conduce chiunque abbia a cuore il destino della nostra città a riflettere sui possibili risvolti futuri di quanto accaduto.In particolare ci si domanda se ‘il combinato disposto’ delle dimissioni di due membri dell’attuale Giunta e la fuoriuscita di un gruppo consiliare dalla maggioranza – che gettano ulteriore ‘benzina’ su di un fuoco di polemiche continuamente alimentato dentro e fuori il Palazzo a seguito degli eventi (anche criminosi) accaduti negli ultimi mesi – possano in realtà minare alla stabilità dell’esecutivo locale e dunque creare pregiudizio alla continuità dell’azione amministrativa. Difficile però trovare una risposta univoca a questo interrogativo: spesso nemmeno ricorrendo all’analisi dei casi che la scienza politica può suggerirci si riesce a darne conto. E’ pacifico che ogni contesto, specie amministrativo, abbia caratteristiche e peculiarità tali da non poter ricorrere facilmente a ‘modelli’ astratti. Tuttavia, qualsiasi analisi, politica in primis, è obbligatoria nonché doverosa se non altro nei confronti dei cittadini, spesso spettatori ‘inermi’ di un gioco delle parti tutto consumato all’interno dei governi locali e non sempre trasparente.Lo scrivente non ha alcuna pretesa di entrare nel merito della vicenda e delle questioni politiche che sin qui hanno condotto a quel ‘precedente’ molto importantedi cui si accennava poc’anzi, ovvero, l’avocazione interamente in capo al Sindaco di tutte le deleghe in mano ai suoi Assessori, in attesa di procedere ad una loro redistribuzione o ad un eventuale rimpasto di Giunta. Pur tuttavia, essendo uno studioso di politiche regionali ed amministrative ed in particolare di modelli di governance degli enti substatali, vorrei semplicemente fornire un valido contributo ed al tempo stesso un’analisi quanto più possibile obiettiva e scevra da giudizi di parte, dal momento che ritengo non spetti a noi cittadini il compito di sindacare l’operato civile, politico, amministrativo dei nostri governanti, essendo questa una funzione degli organi preposti a ciò. I cittadini, al contrario, meglio esprimono la loro critica politica attraverso l’esercizio del diritto di voto, ratificando dunque la fiducia, o diversamente la sua venuta menoverso i propri rappresentanti nelle massime istituzioni locali e nazionali.Un dato certo ed inconfutabile è rappresentato dalla necessità di far fronte senza indugio ad una verifica dell’agibilità politica dell’attuale maggioranza contemporaneamente mantenendo ben saldo il timone di governo. Più di un anno e mezzo fa, i cittadini di San Severo hanno conferito al Sindaco MIGLIO un mandato molto importante, perché conteneva, oltre che quelle aspettative organizzative attinenti alla nascita di un movimento civico, quale voleva essere la coalizione ‘Bene Comune’, anche l’ambizione e la responsabilità di riuscire a porre rimedio ai limiti dell’azione di governo della nostra cittadina, già fortemente compromessa dalla crisi apertasi durante la precedente amministrazione, sfociata poi nel commissariamento e quindiin elezioni anticipate.
Pur non avendo l’ambizione di essere interprete del pensiero dei miei concittadini, mi preme far notare una cosa: quello che credo si chiedeva alla nuova compagine amministrativa appena insediatasi, era di tenere una linea politica chiara e univoca, che fosse sintesi delle diverse espressioni e sensibilità interne alla coalizione. Solo così si sarebbe favorita la partecipazione democratica e quindi l’accettazione da parte di tutti dei processi decisionali e delle conseguenti determinazioni riguardanti l’intera comunità. Governare facendo della chiarezza ed univocità delle proprie scelte il motore del proprio agire, reca sempre con sé quella consapevolezza che in futuro ci si ripresenterà al cospetto degli elettori con una ‘COSCIENZA POLITICA’ PULITA E TRASPARENTE; perché è dalla sintesi di questi due termini che derivano le migliori politiche amministrative e di buon governo.Tuttavia questa ‘sintesi’ sembra venir meno, o peggio, mancare del tutto e con essa manca anche un’analisi approfondita delle ragioni della crisi politica di cui stiamo discutendo. Evidentemente vi è un sentimento generalizzato d’insoddisfazione nei confronti del governo locale, sentimento che si è cercato di stemperare agendo con fermezza nel ritiro delle deleghe assessorili al fine di una più equa e sostenibile redistribuzione, che conduca magari ad un ‘RESTYLING’, per così dire,AMMINISTRATIVO. Tuttavia prima ancora di poterci illudere che un intervento ‘estetico’ applicato alla Giunta possa essere la panacea di tutti i mali, risolvendo i problemi come d’incanto, sia invece maggiormente necessario ponderare ogni decisione successiva con la dovuta perizia del caso. L’intervento, che eufemisticamente definisco ‘estetico’, ovvero quel riordino o redistribuzione di deleghe, probabilmente opportuno, rischia però di essere percepito come un intervento isolato, senza la necessaria, attenta e seria riflessione preliminare delle cause che lo avrebbero reso opportuno. E, ancor di più, rischia di non essere compreso, né da chi lo fa, tantomeno da chi lo subisce, includendo in questa categoria tutti coloro che – amministratori, dipendenti, assessori, consiglieri, elettori – a vario titolo attendevano una risposta coraggiosa e ferma sugli ultimi mesi di governo della nostra Città ed in generale, come ribadito, sulla continuità dell’azione amministrativa.Discussione, confronto, dibattito: gli esecutivi siano esso nazionali o locali non possono ritenere di poter operare senza consentire di porre adeguata attenzione al dibattito e al confronto cercando di coinvolgere il più possibile i cittadini con la massima trasparenza che ne derivi. Lodevole dunque l’impegno di chi detiene il potere pubblico di confrontarsi sia all’interno che all’esterno del Palazzo, conscio del fatto che la sua legittimazione è appunto popolare e come tale deve essere rinsaldata con ogni sforzo.Tutto ciò deve poter altresì avvenire senza che in questo contesto si assista quotidianamente alla banalizzazione del dibattito, laddove si attribuisce alle voci e ai pettegolezzi di corridoio importanza fondamentale nel significato e nel valore della discussione sulla crisi in corso, che invece, attende di essere sviluppata nel merito.I vari gruppi consiliari e i singoli consiglieri comunali hanno bisogno di punti di riferimento chiari ai quali attenersi, di capire la linea politica delle figure più rappresentative dell’attuale maggioranza – gli uni per rinnovarvi fiducia essendo alleati di governo, gli altri per meglio organizzare un’opposizione matura e costruttiva – e dunque, in assoluto, per svolgere il proprio mandato con più efficacia. L’opinione pubblica, gli elettori – al contrario – hanno bisogno di essere tranquillizzati rispetto al rischio di ulteriori “scossoni”, come se non bastassero quelli creati dalle bombe e dagli attentati degli ultimi mesi.Credo sia riduttivo limitare il dibattito al riassetto di Giunta, in tal caso l’opinione pubblica, giustamente, non comprenderebbe.Non è in gioco, a mio avviso, il posto di assessore dell’uno o dell’altro. Il Sindaco, in virtù delle prerogative del ruolo previste per legge, può procedere in ogni momento ad una verifica interna alla propria maggioranza e del rapporto fiduciario che lo lega alla compagine assessorile e al Consiglio. Piuttosto È IN GIOCO LA CREDIBILITÀ DI TUTTA LA CLASSE POLITICA E DIRIGENTE LOCALE DI FRONTE ALL’OPINIONE PUBBLICA, oltre che la prospettiva, rispetto alla quale non si deve rinunciare, di costruire qualcosa di diverso, in segno di discontinuità con quanto fatto finora, capace di rendere maggiormente incisiva l’azione amministrativa recuperando e appassionando nuovamente tutti coloro i quali si aspettano dalla politica MATURITÀ, COMPETENZA ed AFFIDABILITÀ.Vorrei dunque rivolgere un accorato appello a tutti gli Amministratori di Palazzo Celestini, in primis al Sig. Sindaco avv.FRANCESCO MIGLIO, a cui spero possa giungere notizia di questomio contributo, affinché in tempi brevi si proceda ad un riassetto sì dell’ente politico e di governo, ma che conduca senza indugio ad un riallineamento dell’azione amministrativa in ossequio al principio di buon andamento della Pubblica Amministrazione. Dal punto di vista normativo e statutario ci sono altresì ampi margini per poter COINVOLGERE NELLA NUOVA SQUADRA DI GOVERNO PERSONALITÀ ANCHE PROVENIENTI DALLA SOCIETÀ CIVILE, MERITEVOLI E COMPETENTI, IN GRADO DI POTER APPORTARE IL PROPRIO VALIDO CONTRIBUTO AGLI ORGANI ESECUTIVI. Chiaramente mi rendo conto che la politica abbia le sue ‘ragioni’ e quindi difficilmente assisteremo alla nomina della nuova Giunta svincolata da quelle che sono le ‘trame’ e la ‘ragion di partito’. Tuttavia, la scelta coraggiosa di aprire le porte del Palazzo di governo cittadino ad esponenti della società civile che abbiano a cuore più le sorti della Città rispetto alle proprie e che dunque grazie ad un alto senso di responsabilità si assumano l’onore e l’onere di governo, con competenza, lealtà e onestà intellettuale, potrebbe essere (forse) al pari di quello già citato, un ‘precedente’ autorevole che possa almeno in parte risolvere l’impasse istituzionale in cui ci si trova in queste ore.La dottrina e l’esperienza dei governi ‘tecnici’ mostra chiaramente come non sempre questi ultimi possano fungere da ‘Messia’, capaci cioè di azione salvifica, anzi, al contrario spesso anche i ‘tecnici’ se non adeguatamente supportati da politici di professione hanno mostrato le loro lacune e di non fare bene alla politica. Al tempo stesso però,essa, in particolari situazioni, deve anche dotarsidi personalità che siano autorevoli portatori di un segnale di discontinuità e sin da subito possano essere messi in condizione di operare nell’INTERESSE GENERALE e non dunque ‘PARTICOLARE’ di una fazione politica rispetto ad un’altra.Per molto tempo abbiamo avuto l’onore di annoverare nella Giunta comunale il PresidenteMICHELE EMILIANO, che quindi conosce molto bene il contesto cittadino. Perché non dunque, nelle more del riordino, procedere all’assegnazione di una delega specifica e particolare come quella dei rapporti con la Regione e gli altri enti locali, in modo da creare un ‘filo diretto’ con gli uffici e la dirigenza regionale, magari permettendo così al COMUNE DI SAN SEVERO di divenire ‘capofila’ nell’attività di programmazione e gestione delle relazioni tra enti pubblici. Potrebbero essere avviate tutta una serie d’iniziative d’informazione, studio e ricerca a supporto dei procedimenti amministrativi e delle relazioni tra enti omologhi (sfruttando tutti gli strumenti legislativi e regolamentari che consentano anche d’innovare la gestione dell’ente ed il rapporto con i cittadini), al fine di provare a porre le basi per la nascita di un modello partecipativo che chiami in causa più realtà territoriali. Una sorta, insomma, di ASSESSORATO ALLA SUSSIDIARIETÀ, INNOVAZIONE, CONTROLLO DI GESTIONE E PROGRAMMAZIONE STRATEGICA. L’imperativo contingente è dunque quello di evitare uno stallo amministrativo che non potrebbe far altro che danneggiare ancor di più il nostro territorio. La Città di San Severo ha pagato e sta pagando la crisi economica forse più delle altre e i cittadini nel segreto dell’urna hanno votato con un chiaro intento, ovvero quello di risalire la china sbilanciatasi oltremodo: rischiare di perdere il contatto con gli elettori pur di non cedere alla tentazione di effettuare scelte ‘controcorrente’, si trasformerebbe solo in una lenta agonia politica, francamente, incomprensibile per l’opinione pubblica stessa, che si aspetta invece un rinnovamento efficace e trasparente dell’intera macchina burocratica. E si spera, una volta per tutte.Questo mio contributo per cui ringrazio LA GAZZETTA DI SAN SEVERO ed il suo Direttore nel permetterne la pubblicazione, spero possa giovare al dibattito in corso pur non avendo pretesa alcuna se non quella di poter esprimere, con quell’onestà intellettualeche si conviene ad un giovane studioso maal tempo stesso cittadino consapevole e appassionato, un’analisi quanto più obiettiva e propositiva nel merito. Poiché credo, come ho avuto modo di citare in un altro mio intervento affidato alle colonne di questa testata, che la responsabilità del bene di una città non ricada solo in capo a chi l’amministra, bensì alberga in ogni cittadino coscienzioso e volenteroso di poter contribuire alla sua prosperità futura.
CARLO U. de GIROLAMO
Ph.D. in Diritto pubblico comparato
e dell’Unione europea
Università degli Studi di Udine
Alma Mater Studiorum–
Università di Bologna
