TERAPIA IMMUNOLOGICA CONTRO IL GLIOBLASTOMA – Importante ricerca del dott. Giuseppe Lombardi, oncologo IOV di San Giovanni Rotondo
Tra i tumori cerebrali maligni dell’adulto il glioblastoma è il più frequente e aggressivo. La terapia standard consiste in un primo intervento chirurgico seguito da una combinazione di radio e chemioterapia ma l’efficacia del trattamento è limitato e circa il 5-7% dei pazienti sopravvivono a 5 anni dalla diagnosi mentre il ritorno della malattia, la cosiddetta recidiva, è un evento frequente. Sulla rivista ‘The New England Journal of Medicine’. È stato pubblicato un articolo sulla possibile efficacia dell’utilizzo di una terapia immunologica a base di CAR-T in pazienti affetti da recidiva di glioblastoma. La pubblicazione – spiega il Dott. Giuseppe Lombardi, responsabile UOS Neuro-Oncologia allo Iov (Istituto Oncologico Veneto) di Padova e coordinatore di vari studi sperimentali, originario di San Giovanni Rotondo – riporta i primi risultati di uno studio di fase 1 chiamato ‘Incipient’, coordinato dal Dana-Faber/Harvard Cancer Center di Boston e descrive l’utilizzo di questa nuova metodica terapeutica che utilizza le CAR-T in tre pazienti affetti da recidiva di glioblastoma, precedentemente trattati con terapia standard. “La particolarità dello studio – evidenzia il Dott. Giuseppe Lombardi – è nell’utilizzo di cellule del sistema immunitario del paziente stesso, i linfociti T che vengono modificati e capaci di riconoscere specifiche molecole presenti nelle cellule tumorali e nella creazione e utilizzo delle CAR-T che riconoscevano due molecole presenti nelle cellule del glioblastoma, e non una sola come eseguito in altri studi, aumentandone l’efficacia”. “La cosa molto interessante è che tutti e tre i pazienti hanno riportato una regressione importante della lesione tumorale già il giorno successivo al trattamento. L’aspetto negativo è invece – prosegue il dott. Lombardi – che la malattia si è ripresentata entro 2 mesi dall’inizio del trattamento in due pazienti mentre in un terzo è rimasta stabile con un follow-up di 150 giorni. La nota dolente – aggiunge il ricercatore Lombardi – è però che la durata della risposta è stata molto limitata, meno di quella riportata di solito con i trattamenti che vengono già usati: è il punto debole dello studio. Bisognerà comprendere a fondo i meccanismi molecolari”. “I dati sono molto preliminari e la strada è ancora lunga ma abbiamo visto che è una terapia con potenzialità interessanti da indagare e migliorare. A mio giudizio, le CAR-T rientrano nei trattamenti che devono essere potenziati non solo per i tumori del sangue ma anche per quelli solidi in quanto potrebbero rappresentare una valida terapia in un prossimo futuro. Rimane, quindi, fondamentale l’inserimento dei pazienti affetti da glioblastoma in trial clinici”, conclude il dott. Lombardi.