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“Tesori Dauni” – le stele, le lastre di pietra che raccontano di guerrieri, dame ed universo

Tra le ricchezze storiche ed artistiche della nostra terra vanno annoverate le “Stele Daune”, sculture di pietra, diffuse presso la civiltà dauna che, attraverso scene di vita quotidiana o di rituali, ci raccontano la civiltà da cui proveniamo – ricordando che l’antica Daunia in epoca pre-romana, costituiva la Japigia, da cui hanno tratto il nome tanto la romana Apulia quanto l’attuale Puglia.
Scoperti negli anni ’60, grazie all’archeologo Silvio Ferri, coadiuvato dai contadini attratti dagli insoliti reperti, le stele rappresentano un’espressione peculiare dell’antica daunia: fondamentale elemento identitario.
Custodite nel Museo Nazionale di Manfredonia, presso il Castello della cittadina, se ne contano circa duemila esemplari (di cui solo una parte esposta al pubblico) provenienti dalle zone di Siponto, Salapia, Teanum Apulum (San Paolo di Civitate), Arpi (Foggia), Ausculum (Ascoli Satriano), Herdonia (Ordona), i più importanti insediamenti dauni del Tavoliere pugliese e del Gargano.
Considerate stele funerarie per le rappresentazioni che riportano sulle quattro facce, sono ricavate per lo più dal calcare proveniente da cave del Gargano meridionale e propongono decorazioni eseguite con incisioni di diversa profondità, colorate in rosso e nero, a cui si aggiungono rappresentazioni di oggetti del corredo personale, ornamenti o armi, come scene di vita quotidiana, del mondo dell’oltretomba o inerenti al destino dell’uomo e dell’universo: non mancano rappresentazioni decorative di animali.
Divise in due categorie, possono raffigurare armi oppure ornamenti, riferendosi a guerrieri o ad altri soggetti: le stele riferite a personaggi femminili sono caratterizzate dalla riproduzione di una lunga treccia sul dorso, particolare condiviso con le decorazioni su ceramica.
Le rappresentazioni, sia con armi che con ornamenti, seguono delle consuetudini, come per l’estensione della veste sul corpo, la posizione delle braccia ripiegate sul petto e coperte da guanti ricamati e lunghi fino al gomito. A ricoprire la testa un copricapo conico. Tra gli ornamenti si distinguono collane, fibule, cinture e, per le figure femminili, i fermatrecce con tre pendenti circolari al centro delle spalle.
Sul petto dei guerrieri è invece presente una placca che protegge la parte superiore del petto, a cui si affianca una spada posta nel fodero e trasversalmente, con l’impugnatura che finisce sotto la mano destra. Le braccia nude sono strette al petto, mentre un grande scudo circolare è disposto sulle spalle. Le teste, ricavate in un blocco separato, sono sferiche e richiamano l’elmo o altro copricapo.
Non mancano iniziative e progetti di restauro delle stele daune e la consapevolezza che un patrimonio simile, unico nel suo genere, meriti senz’altro riconoscimento da parte dell’Unesco.