Tutolo: “Migliori cure ai nostri malati oncologici è dovere morale!”
“Credo sia fondamentale lavorare da subito al potenziamento del nostro sistema sanitario e renderlo il più possibile efficiente con proposte concrete e mirate – aggiunge – e una di queste riguarda proprio l’attività di ricerca che rappresenta, ormai, un elemento di qualità per qualsiasi struttura sanitaria con oncologia medica, grande o piccola che sia. Per la rilevante mole di attività che comporta la partecipazione ad una sperimentazione clinica è ormai indispensabile una figura adeguatamente formata e deputata a svolgere le importantissime funzioni di raccordo all’interno dei cosiddetti ‘disease management team’”.
Se questa proposta dovesse essere approvata dal Consiglio, la Puglia sarebbe la prima regione italiana a dotare di un coordinatore di ricerca clinica tutte e 17 le strutture sanitarie pubbliche con reparto oncologico e retribuirlo con soldi pubblici e, dunque, svincolarlo da rapporti con le case farmaceutiche o altri privati.
“La spesa annua prevista è di poco più di 500 mila euro – spiega Tutolo – ed è più che congrua se si pensa che l’efficientamento generale delle strutture, il miglioramento nella gestione dei protocolli di cura tumorale e una maggiore innovazione, contribuirà a migliorare l’outcome clinico dei pazienti, limiterà i ‘viaggi della speranza’ e, di conseguenza, la spesa passiva per i contributi alle cure extra-regione”.
La proposta si pone in un momento storico in cui la pandemia da Sars-Cov-2 ha comportato un’emergenza nell’emergenza, con gravi rallentamenti soprattutto nella diagnosi precoce e negli screening oncologici che, quasi sempre, sono alla base della guaribilità dai tumori. Il rischio è infatti che nei prossimi anni il sistema sanitario regionale dovrà caricarsi di un numero maggiore di pazienti, molti dei quali in uno stato più avanzato della malattia e con un più alto rischio di mortalità.
“Sono molto soddisfatto – dichiara Tutolo – perché è una proposta a cui stavamo lavorando da mesi, vista anche la particolare situazione di vuoto normativo a livello nazionale. È paradossale che un ospedale o un istituto di ricerca possa assumere, per fare solo degli esempi, elettricisti, giardinieri, caldaisti, e non abbia, ad oggi, alcun ruolo definito nel quale inserire la figura del ‘Coordinatore di ricerca clinica’, peraltro espressamente richiesta nei percorsi di accreditamento e prevista dalla legislazione europea”.