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U FUCARIL, IL NUOVO LIBRO DI MICHELE GIULIANO

SAN PAOLO DI CIVITATE: L’ ANTICA PORTA PER LA CAPITANATA E IL SUO DIALETTO DA RISCOPRIRE

Si intitola ‘U Fucaril, la nuova raccolta di poesie dialettali dell’autore sanpaolese Michele Giuliano, nata dall’esigenza e dall’orgoglio delle proprie radici e dalla consapevolezza del valore della Lingua Madre dell’antico centro dauno. “Ho deciso di scrivere nel dialetto del mio paese, San Paolo di Civitate, fondamentalmente per due motivi. Il primo è dato dalla storia delle genti che hanno abitato e abitano questo centro. Una storia da non dimenticare, e che vede San Paolo di Civitate ingresso della Capitanata e da sempre porta della Puglia. Un crocevia di popoli che ha creato vicende storiche dinamiche e significative, contribuendo ad una lingua carica di influenze” spiega l’autore.

Il secondo motivo invece nasce dal forte sentire dialettale e dalla voglia di ridare alla propria Lingua una maggiore centralità nel territorio. Infatti leggendo i risultati di una ricerca sui DAM (Dialetti dell’Alto Meridione) Giuliano ha notato la presenza di quasi tutte le forme dialettali del nostro territorio. Mancava però il sanpaolese. Forse perché pochi avevano scritto in questa lingua? “Non ho cercato le risposte. Mi sono detto che c’avrei provato anch’io e così ho iniziato. Dapprima ho scritto sui social, poi pubblicato una prima raccolta dal titolo “Voci dalla mia terra” ripromettendomi, sull’intramontabile esempio dello scrittore Rocco Scotellaro, di fare in modo che anche il nostro dialetto, le nostre tradizioni, i nostri modi di vivere e di essere, fossero rimessi al centro dell’attenzione” aggiunge Giuliano.

San Paolo ha una tradizione dialettale nascente che vede, accanto a pubblicazioni letterarie, la preziosa attività dei musicisti popolari, tesa anch’essa alla valorizzazione della lingua locale. Dalla valorizzazione del dialetto attraverso gli autori nei diversi linguaggi ad un’accresciuta autostima che apre alla valorizzazione del paesaggio e dell’urbanistica il passo è breve, spiega Giuliano, anche impegnato nell’organizzazione di eventi estivi proprio a riscoprire le tipicità urbane di San Paolo di Civitate – da ricordare la raccolta firme per il restauro dell’antica chiesa di San Nicola, e le attività di valorizzazione e rilancio dello stesso quartiere.

Attento alla corresponsione tra lingua parlata e scritta, Giuliano preferisce una grafia accogliente, che permetta al lettore di riconoscere da subito i vocaboli della propria lingua parlata, quasi una traduzione letteraria del suono vocale. Il lettore, anche quello meno esperto, riesce a leggere il suo dialetto perchè graficamente lo rende aderente alla lingua parlata, a differenza dei più ortodossi che usano una grafia dialettale maggiormente complessa, che se da un lato rispetta le rigide regole dello scritto dall’altro scoraggia la lettura – un viaggio nelle viscere del dialetto, in echi che sono già sonorità popolare. Oltre la grafia quindi, per fotografare il suono dialettale, ma senza dimenticare il passato. Libro di riferimento Antiche anticòrie, di Rodolfo Valente, Salvatore Trotta, Rosangela Di Venere e Gian Carla Brunelli, opera di conservazione del linguaggio che ripropone pure vocaboli desueti, a cui è bello ridare nuova vita, rendendoli parte di versi e poesie.

La Lingua Madre è soprattutto rivisitazione dei ricordi, dell’infanzia, sentimento, emozione, pur contemplando la genesi della lingua nazionale, che nascendo proprio dai dialetti diventa per l’autore maggiormente adatta ad una poesia impegnata nel sociale con una apertura al romanticismo, condivisa con la lingua di radice, a ricordare la “Serenata sanpaolese” che Michele dedica alla propria consorte. Un dialetto, il sanpaolese comprensibile anche al di là dei confini cittadini, grazie anche alla musicalità intrinseca, in rapporto con la Madre Lingua Napoletana, spiega.

In ‘U Fucaril, il messaggio centrale rimane quello di riaccendere il dialetto, antico braciere intorno a cui possiamo ritrovarci, riacquistare il senso della famiglia, della comunità, sederci vicini per mangiare, parlare, raccontare, come facevano le nostra indimenticabili nonne – contraltare al più moderno “focolare digitale” rappresentato dai social network, dove Giuliano trova la possibilità di una prima platea. Una piazza virtuale dove le idee e i versi incontrano per prima il pubblico, dando vita a dibattiti e piacevole discussioni, importante laboratorio letterario e di comunità.

Agli autori di San Paolo di Civitate, falegnami capace di creare l’opera e insieme identità e radice, l’invito a lavorare per la cittadina, intorno alle sue risorse artistiche e culturali, ai più giovani l’augurio di tendere sempre un’occhio alla propria terra, pur restando cittadini del mondo e agli amministratori il sollecito ad un maggior sostegno agli autori e alle espressioni popolari ed identitarie.

Ricordando che il libro ‘U fucaril è disponibile on line su Amazon, e per informazioni è possibile visitare la pagina Facebook dell’autore, Michele Giuliano saluta il pubblico con la poesia Lass’m qua, struggente lirica che sa di Madre Terra e che esplode nei versi finali: “Famm cucà/dint a sti vràcc/Stign’m fort e/Strign’m acchijèn/ ‘Ttacch’m stritt./ N’n m’ facènn fujì

/Sópa stu pètt/Dint a stu cór/ Famm ‘ddurmì”!

Fammi addormentare, dentro queste braccia. Stringimi forte e stringimi piano. Legami stretto, non farmi scappare. Sopra questo petto, nel tuo cuore, fammi addormentare.

Lass’m qua

Lass’m!

Lass’m qua!

Cóme nu ciòcch’r

ppujèt ndèrr sp’ttànn d’ jèss

mìss sóp u fóch!

Voij jard, voij ‘bbruscià

e jardènn e ‘bbrusciann

m’ voij cunzumà!

E tu si fóch ca ‘ng stut

e ‘ng ch’nzùm!

Lass’m lass’m qua!

com nu mùst dint i

vutt’cìll ca cu tèmp

vín po’ d’v’ntà

M’è fa rusc e nír nír

M’ vòij ‘mbriacà!

E tu si vín ca ‘mbr’jèch

si a luc ca m’ha c’chèt!

Lass’m lass’m qua

cóme pèn ‘mmassèt

ancór da cóc.

Crèsc d’nott e c’cóc

a matín!

Jì song a mass e tu

a luvatín

Famm cucà

dint a sti vràcc

Stign’m fort e

Strign’m acchijèn

‘Ttacch’m stritt.

N’n m’ facènn fujì

Sópa stu pètt

Dint a stu cór

Famm ‘ddurmì!

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