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URIA, LA CITTA’ SCOMPARSA DEL GARGANO, TRA MITO E REALTA’
Diverse sono le leggende che circolano sul Gargano, anche oltrepassando i suoi stessi confini, e tra le più affascinanti c’è senz’altro quella che riguarda Uria, un’antica città romana che si ritiene sia esistita tra il V e VI secolo a.C. sulle pendici del Lago di Varano o nello spazio in cui ora si adagia lo specchio d’acqua, distrutta da un maremoto che la travolse provocando morti e rovine.
Superstite una croce che spunta dal lago, insieme ad alcuni resti che quando il mare è limpido i pescatori possono scorgere sul fondo: tra questi si noterebbero quelli di una villa in cui visse Nunzia, la ragazza che fermò il nubifragio lanciando lungo le sponde, fino al lago, il suo gomitolo di lana. Immagine di purezza, ripresa dll’iconografia cristiana, Nunzia diventa ispiratrice per narratori e poeti e per quella memoria orale che da secoli tramanda di generazione in generazione la vicenda di Uria, tra storia e leggenda.
Sfuggita alla catastrofe perchè innocente, libera da ogni colpa e ricca di ogni virtù, ricorda quindi la figura di una Madonna. La Chiesa della SS Annunziata, meglio conosciuta come Chiesa del crocifisso, sarà chiamata così in sua memoria? Costruita nel X secolo custodisce il Crocifisso di Varano, statua lignea del XIV secolo, oggetto di antica venerazione: luogo sacro, carico di spiritualità e storia, vede attribuito al crocefisso una serie di miracoli, sin dal 1500 e così nei diversi secoli a venire.
Sempre di matrice religiosa l’idea per cui il nubifragio fosse una punizione divina per il degrado e la corruzione in cui viveva il popolo di Uria, insieme al suo tiranno, il Re Tauro.
Ma insieme alla leggenda si cercano dati storici e maggiormente tangibili come quelli derivanti dagli scavi archeologici realizzati nel 1953 nella piana di Carpino, tra le località “Bagno“, “Avicenna” e “Spineto“, quando emersero tra l’altro una villa romana e una necropoli. Informazioni anche da alcune ricerche storiche che indicano un perimetro di circa 50 mq riguardante l’antico insediamento di Uria – i cui superstiti avrebbero dato vita alle attuali cittadine di Ischitella, Carpino e Cagano.
L’esistenza dell’abitato di Uria non si pone quindi su prove ineccepibili, potendo contare solo su alcuni ritrovamenti intorno al Lago di Varano, sul contributo indefinito degli scavi archeologici e su poche fonti letterarie, attribuibili a Plinio il Vecchio e Strabone.
Ma forse proprio questo suo stare in equilibrio tra storia e mito ha finito col nutrire una visione leggendaria, in cui non possono mancare l’eco di fantasmi e voci lontane. Così compaiono nelle notti tempestose le urla che dalle acque del lago fanno risalire la voce del Re Tauro, dette “vociantur”, vocian-taure, quindi vocem – Tauri, che urla dall’abisso. In altri giorni invece sarà la voce di Nunzia a incantare i pescatori, oppure saranno le sue opere di bene, nella figura di una simpatica e compassionevole vecchietta che gira tra i monti e il lago ad aiutare chiunque si trovi in difficoltà, trafitto dalle amare vicende dell’esistenza.
Il ricordo di Uria è tramandato anche dal nome di vie, piazze e istituzioni, come da una composizione scultorea con figure bronzee a grandezza naturale, posta all’interno di una conchiglia.
Segno che al di là di storia o di leggenda il sentire popolare è capace di vivere e costruire la propria memoria ancestrale – un’anima collettiva, reale o simbolica, comunque interagente con la vita quotidiana – tramandandone, insieme alle vicende, gli insegnamenti e così infondendo sogno ad una terra, quella dauna, che ne ha sempre più bisogno.