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VASTO: Il sudore non era il suo – assolto sanseverese scagionato dall’accusa di rapina

Scagionato dall’accusa di rapina, inflitti 4 anni all’altro imputato
VASTO. Rapina a Sarni oro: assolto uno degli indagati. Nessuna certezza sul volto dell’imputato e tanto meno sulle tracce di sudore ritrovate dai Ris su un guanto. Luigi Ermanno Bonaventura, 29 anni, accusato di far parte della gang – tutta di San Severo – che l’11 aprile 2016 fece una rapina alla gioielleria Sarni Oro del centro commerciale Pianeta, è stato assolto dal giudice Fabrizio Pasquale per non aver commesso il fatto. Condannato a 4 anni di reclusione, invece, Berardino D’Aloia, 28 anni. I due sono stati giudicati con il rito abbreviato. La testimonianza del professore Maurizio Cusumano, l’antropologo che ha visionato i filmati, è stata fondamentale. Il pm Gabriella De Lucia aveva chiesto per gli imputati 6 anni e 8 mesi di reclusione. «Le perizie hanno dimostrato che Bonaventura non c’entrava nulla con la rapina», dicono soddisfatti gli avvocati Antonello Cerella e Giuseppe Casale. D’Aloia è stato assistito dall’avvocato Luigi Marinelli.
Nel giorno della rapina, all’interno della gioielleria, c’erano due commesse mentre erano numerosi i clienti del centro commerciale intenti a fare la spesa. Il raid, che procurò tanta paura, durò pochi minuti e fruttò circa mezzo milione di euro. Fuggiti all’esterno, i banditi salirono a bordo di un’Alfa Giulietta rossa guidata da un complice. Proprio il conducente della Giulietta, negli attimi prima della fuga, aveva colpito violentemente sul capo un cliente del centro commerciale che stava parlando al telefono solo perché convinto che quest’ultimo stesse chiamando le forze dell’ordine.
Dopo le iniziali indagini partite dalle telecamere, il 1° luglio 2016 fu arrestato Berardino D’Aloia. Nel frattempo, gli accertamenti del Ris di Roma sulle tracce biologiche e sulle impronte digitali su un paio di guanti trovati all’esterno del centro commerciale portarono all’identificazione di altri due autori della rapina: Alessandro Colapietra, 25 anni, e Bonaventura che finirono nel carcere di Foggia. A seguire fu arrestato Vincenzo Pietro Nardino, 40 anni. Ma Bonaventura ha dimostrato che le tracce di sudore trovate sui guanti recuperati dagli investigatori non erano sue. Quelle impronte erano miste e non riconducibili alla rapina. I guanti furono presi da più persone. Il 23 ottobre saranno giudicati con rito ordinario Alessandro Colapietra e Vincenzo Pietro Nardino. (p.c.)
Nel giorno della rapina, all’interno della gioielleria, c’erano due commesse mentre erano numerosi i clienti del centro commerciale intenti a fare la spesa. Il raid, che procurò tanta paura, durò pochi minuti e fruttò circa mezzo milione di euro. Fuggiti all’esterno, i banditi salirono a bordo di un’Alfa Giulietta rossa guidata da un complice. Proprio il conducente della Giulietta, negli attimi prima della fuga, aveva colpito violentemente sul capo un cliente del centro commerciale che stava parlando al telefono solo perché convinto che quest’ultimo stesse chiamando le forze dell’ordine.
Dopo le iniziali indagini partite dalle telecamere, il 1° luglio 2016 fu arrestato Berardino D’Aloia. Nel frattempo, gli accertamenti del Ris di Roma sulle tracce biologiche e sulle impronte digitali su un paio di guanti trovati all’esterno del centro commerciale portarono all’identificazione di altri due autori della rapina: Alessandro Colapietra, 25 anni, e Bonaventura che finirono nel carcere di Foggia. A seguire fu arrestato Vincenzo Pietro Nardino, 40 anni. Ma Bonaventura ha dimostrato che le tracce di sudore trovate sui guanti recuperati dagli investigatori non erano sue. Quelle impronte erano miste e non riconducibili alla rapina. I guanti furono presi da più persone. Il 23 ottobre saranno giudicati con rito ordinario Alessandro Colapietra e Vincenzo Pietro Nardino. (p.c.)
fonte ilcentro