CHI ERA VERAMENTE ANDREA PAZIENZA

di ENZO VERRENGIA
Come si possono commemorare i sessant’anni di un amico che non è arrivato a compierli perché ha smesso di vivere subito dopo i trentadue? Innanzi tutto rimpiangendolo. Se ANDREA PAZIENZA oggi fosse qui, irrideremmo insieme l’età che una volta segnava l’inizio della vecchiaia e adesso invece porta a compimento l’adolescenza. Poi, però, viene da fare chiarezza sul personaggio.
ANDREA non apparteneva affatto a quell’universo genericamente definibile come “fricchettone”. Era un ragazzo di grandi retaggi familiari che, proprio per questo, irrideva le convenzioni, i conformismi, le chiusure del suo stesso ceto di provenienza. I più celebri artisti anti-borghesi hanno origini borghesi. Inoltre, ANDREA NON ERA UN FUMETTISTA BENSÌ UN GENIO DELL’ESPRESSIONE FIGURATIVA. Il suo uso di varie tecniche pittoriche spaziava bene al di là del pennarello. Nelle sue tavole, citava più che realizzare canonicamente la narrativa disegnata. Come ANDY WARHOL e ROY LICHTENSTEIN. La sua scelta di creare dei personaggi ricorrenti, da PENTOTHAL a POMPEO, passando per ZANARDI ed ENRICO FIABESCHI, comportava il ricorso ad un linguaggio grafico iperstilizzato, dove il pennarello era un mezzo d’ironia travolgente. Il tutto per trasporre sulla pagina il carattere dell’autore, irriducibile, pirotecnico, spiazzante. La canonizzazione ufficiale di ANDREA PAZIENZA ne ha cancellato l’essenza. Per lui varrebbe evocare un simbolo eterno della creatività giovanile: PETER PAN. Quest’ultimo volava materialmente dai giardini di Kensington all’Isolachenoncè, ANDREA PAZIENZA lo faceva sui fogli e sulle tavole che riempiva di se stesso, non di semplici raffigurazioni.
Infine, un tratto che non può venire accantonato. La SANSEVERESITÀ. ANDREA PAZIENZA fece del dialetto locale, di certo gergo cittadino, delle tipologie nostrane, un’epopea che resta in eredità a tutte le latitudini. Per quanto la retorica campanilista sia sempre da evitare, questo ragazzo spentosi prima dell’età davvero adulta ha dato e seguita a dare, da qualsiasi altrove in cui ora lui stia, più RINOMANZA A SAN SEVERO di tanti soloni viventi o rappresi in busti commemorativi.