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“VOLEVA SCAPPARE IN GRECIA. CAPORALE IN FUGA BRACCATO IN AUTOSTRADA A SAN SEVERO”

Possedeva già la carta d’imbarco e la sua intenzione era quella di fuggire alla volta della Grecia.

L’uomo di 39 anni di origine bulgara, è accusato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, in concorso con un imprenditore agricolo del Chietino, di 61 anni.
Almeno 11 erano i braccianti sfruttati nei campi ed ‘ospitati’ in condizioni igienico-sanitarie alquanto precarie.
Il Caporale è uno dei due destinatari di ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Lanciano, al termine di un’indagine coordinata dalla Procura di Lanciano contro il caporalato.
L’uomo è stato braccato nei pressi dell’autostrada a San Severo, mentre aveva già in tasca il biglietto d’imbarco con partenza dal porto di Brindisi.
Le due misure restrittive sono state eseguite nei confronti del cittadino bulgaro, 39enne, attualmente detenuto presso il carcere di Vasto e di un imprenditore agricolo di Mozzagrogna, di 61 anni, attualmente agli arresti domiciliari. Entrambi sono ritenuti responsabili in concorso tra loro, a vario titolo – in qualità di caporale e di datore di lavoro, del reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, ma anche di numerosi reati in materia di sicurezza negli ambienti di lavoro.
L’operazione è stata eseguita dai carabinieri di Atessa che hanno agito su una vasta area coltivata nei comuni di Fossacesia e Mozzagrogna nelle prime ore di venerdì 30 ottobre, attraverso l’impiego di oltre venti militari, tra cui personale del Nucleo carabinieri Ispettorato del Lavoro di Chieti, del 5° Nucleo elicotteri carabinieri di Pescara ed Ispettori del lavoro.
Il 39enne bulgaro approfittava della situazione bisognosa e dello stato di vulnerabilità delle vittime, reclutando lavoratori da impiegare sui campi, tutti suoi connazionali, provenienti in maggior parte da un piccolo paese del nord della Bulgaria al confine con la Romania. Gli stranieri, una volta giunti in Italia via mare dalla Grecia fino alle frontiere marittime di Brindisi o Bari, proseguivano poi in autobus fino a San Severo dove venivano prelevati dal loro connazionale che li trasportava fino a Fossacesia.
Ed è in questa località che, in un locale di proprietà dell’imprenditore agricolo, fatiscente e con gravi carenze igienico-sanitarie, venivano fatte alloggiare fino a undici persone.

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