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CHE NE FACCIAMO DEGLI “ULTIM”, ?

Mi riferisco a quella fascia di persone e sottolineo persone che diventano trasparenti agli occhi di chi non li vuole vedere o diventano ombre agli occhi di chi pensa che non ci può essere luce senza ombra o giorno senza notte o il cielo senza stelle e così via. Insomma cosa scontata che ci debbano essere i poveri e gli ultimi della terra. Ci sono da noi come in ogni angolo della terra.

 

A questa presenza scomoda e disagevole, per loro naturalmente, non ci dovremmo mai “abituare” erigendo uno schermo di indifferenza e di oblio. Queste persone circolano nella nostra città e pongono, nel loro modo, questioni di pane e di rispetto. Sono quelli che trovano le porte chiuse, sono quelli che vengono sballottati da un ufficio all’altro scaricandoli, sono quelli ai quali non si dà facilmente appuntamento e quantomeno ascolto, sono quelli ai quali si dà qualche euro pur di levarseli dalle scatole, Sono sempre loro, persone chr chiedono aiuto e rispetto. Persone purtroppo, stravolte dal bisogno e pongono a noi tutti grandi questioni di etica sociale e di moralità.

Di loro che ne facciamo ? Che risposte diamo ? La nostra comunità è capace di farsene carico? E in che modo ? Interrogativi che lancio come frecce ardenti al nostro sindaco e all’intera Amministrazione e perché no anche al nostro vescovo per sua parte. Se vi è un

ambito dove poter convogliare attenzioni, progetti, e sostegno sia da parte pubblica che da parte della Chiesa locale è proprio questo : occuparsi dei poveri e degli ultimi ! Che si chiami carità cristiana, che si chiami solidarietà poco importa, pur nel rispetto della natura dell’atto e del significato attribuito dalle coscienze, L’importante è creare un’osmosi d’intenti e di collaborazione. Queso non è solo  augurabile na necessario in questi tempi di grave difficoltà per le famiglie. Famiglie, con ogni età rappresentata, padri e figli tenuti per mano in un indistinguibile presente e fuutro, scese in piazza, tempo fa, per chiedere lavoro e possibilità di continuare aprogettare.

La felicità delle persone bisognose è sentirsi prese in cura dalla collettività che va molto oltre l’elemosina o il pacco natalizio. Creare degli spazi di utilizzo cittadino per restituire e/o compensare l’attenzione ricevuta. Opportunità di lavoro nella pulizia e nel decoro della città: pulire gli angoli più reconditi delle vie dove si raccoglie immondizia non raccolta o colpevolmente abbandonata da cittadini irresponsabili; pulire la città dai depositi gratuiti dei cani e non raccolti dai proprietari che vogliono molto bene al loro cane e molto meno all’ambiente; impiegati nella cura del verde lasciato allo spontaneo e brutto degrado; nella guardiania davanti alle scuole ed ai luoghi pubblici e non (pensate in città non vi sono bagni pubblici magari ben organizzati e puliti); e così via e mi rimetto alla prolificità ideativa dei nostri responsabili politici. Spero tanto che i cittadini non si abituino semplicemente a constatare quotidianamente l’incuria imperante e diffusa. Mi piacerebbe che tutti i cittadini, a cominciare da me, fotografassero le brutture urbane e le facessero pervenire al sito comunale per civile denuncia. Ma sì, usiamo i cellulari per questo fine ! E gli amministratori abbiano il coraggio di prenderne atto e di provvedere.  Nel caso non lo facciano, è diritto dei cittadini tutti pretendere il ricambio di responsabilità. Io ne sono convinto.

Ritornando al bisogno ed alla indigenza, mi preme lanciare una proposta a carattere fortemente solidaristico. Mi riferisco alla creazione di una mensa cittadina per garantire almeno un pasto a chi non ha da mangiare. Essa potrebbe essere realizzata con il concorso di istituti bancari, assicurazioni, industrie, commercianti, ma anche singoli cittadini benefattori oltre ed in primis dell’Amministrazione comunale. Anche la Chiesa locale potrebbe essere chiamata a collaborare ad un tale progetto di carità. Non mi sto scordando che esiste la Caritas diocesana che opera sul territorio. Ma pensate a quale livello di di progetto realizzabile si potrebbe tendere se unissimo le capacità organizzative ed economiche puntando su un grande momento di collaborazione e di multipla sinergia. Non è assolutamente facile ma neanche tanto impossibile. Certamente ci sarebbe una prima investitura a carico del sindaco e del suo assessore ai Servizi Sociali. E’ una loro precisa responsabilità dare delle risposte e delle soluzioni in merito. Si può e si deve condividere una tale iniziativa a grande respiro solidaristico e caritatevole. Mi rendo conto che riparlare di carità fa un certo effetto. Abituati a pensare, nel nostro tempo moderno, che non ci potesse essere più una nuova domanda di carità. E invece c’è negli occhi dei diseredati e degli ultimi, negli occhi di chi è scampato alle tragedie del mare, negli occhi di quel pensionato che non riesce più a vivere col suo troppo poco, negli ocche del lavoratore senza la voro da molti mesi, negli occhi del commerciante che è costretto a chiudere il suo esercizio, negli occhi di tante persone sommerse dal debito e così via. A queste persone povere o divenute povere questa nostra società deve dare una risposta di sopravvivenza richiesta e dovuta. In qusti tempi di difficoltà economica è assolutamente necessario investire sulle persone e soprattutto su quelle in difficoltà.

San Severo  6(!/2015

Felice Biccari

medico

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