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ENNESIMA “OPERAZIONE D’IMMAGINE” DELL’AMMINISTRAZIONE MIGLIO

ITALIA UNICA: #BilancioPartecipato

Il dato politico che sta caratterizzando il cammino dell’attuale Amministrazione Comunale è rappresentato dalle continue “operazioni d’immagine”.Al dilà della reale efficacia di tali iniziative, il Sindaco Miglio ci ha abituati ad un modo di amministrare la città del tutto funzionale a mere strategie di incremento del

 

consenso elettorale.

L’effluvio di delibere contenenti “patrocini”, le “passerelle” in quasi tutte le manifestazioni culturali, le collaborazioni richieste a persone note della società civile (spesso simpatizzanti del movimento San Severo Democratica)dovrebbero essere la dimostrazione di una grande sensibilità verso i cittadini e le loro istanze. Peccato però che il civismo di Miglio sia contraddetto quando si tratta di cose serie, quando si presenta l’occasione di rendere i cittadini realmente protagonisti delle scelte amministrative.

LE NOSTRE VALUTAZIONI

Lo Staff di Italia Unica ha analizzato la deliberarelativa alla sperimentazione del “Bilancio Partecipativo” concludendo che anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un’ennesima operazione d’immagine, tra l’altro mal strutturata e potenzialmente inefficace.

Occorre partire dalla domanda più importante: cos’è un “Bilancio Partecipativo”?Avrebbe dovuto spiegarlo in maniera esaustiva l’Assessore Inglese nei comunicati con cui annunciava l’iniziativa, se non altro per fugare subito l’idea che possa trattarsi di un percorso di partecipazione alla redazione di un noioso documento contabile e riservato a soli tecnici. “Il Bilancio Partecipativoè – per definizione – uno strumento a disposizione di tutti i cittadini, funzionale alla promozione partecipativa degli stessi al delineamento delle politiche pubbliche locali e alla redazione del Bilancio di previsione dell’Ente”.

Pochi strumenti come il Bilancio Partecipativo possono riaprire la porta all’importante dialogo sociale tra istituzioni e cittadini, intensificando e cementando i legami “verticali” tra gli stessi.

Con il Bilancio Partecipativo il cittadino collabora all’individuazione  delle problematiche locali, presenta i propri bisogni, valuta le spese previste nel bilancio, indirizza le scelte dell’Amministrazione. Si va oltre le tradizionali forme consultive. Il processo che ne nasce si sviluppa su una più o meno lunga sequenza di scambi informativi che step by step correggono progressivamente le distorsioni generate dal singolo punto di vista, dando vita ad un output fortemente condiviso.In altri termini il fine ultimo è la “partecipazione” e non il Bilancio o i progetti proposti.

Non appaia superfluo sottolineare che il Bilancio Partecipativo consente di guadagnare un consenso preventivo in merito alle progettualità, evitando eventuali malcontenti post-realizzazione. Troppo prezioso, quindi, per essere strumentalizzato e sacrificato sull’altare della raccolta e conservazione del consenso.

LA NECESSITÀ DI UN REGOLAMENTO

Evidenziando il gap tra la teoria suesposta e l’applicazione pratica emergente dalla delibera del 02-03-2015 si può affermare senza possibilità di smentita chela stessa contiene solo linee di indirizzo di quello che sarà l’iter partecipativo, senza diventare mai particolarmente puntuale. Sarebbe stato invece opportuno approntaree approvare prima un Regolamento ben definito sul Bilancio Partecipativo, a valere per questa e tutte le successive esperienze di partecipazione dei cittadini al Bilancio preventivo.

LE CONTRADDIZIONI DELLE 4 FASI PREVISTE IN DELIBERA

La delibera individua 4 fasi per l’attuazione del progetto: informazione, consultazione, decisione, predisposizione del documento di partecipazione. Da un lato dimentica importanti fasi del processo quali il monitoraggio in corso d’opera e la verifica di conformità di quanto realizzato con quanto proposto dai cittadini.

Dall’altro relega la fondamentale fase di CONSULTAZIONE nell’angusto momento di raccolta dei contributi progettuali dei soggetti interessati attraverso semplici moduli. La seconda amnesia non solo è più grave della prima, ma risulta inaccettabile se l’iniziativa in questione vuole qualificarsi come esperienza di Bilancio Partecipativo.

L’individuazione delle aree tematiche di intervento dovrebbe essere già un primo risultato della consultazione, non può anticiparla. Così facendo, l’Amministrazione limita il coinvolgimento dei cittadini a decisioni molto mirate e circoscritte, sottovalutando il loro potenziale in termini di capacità e competenze. Così facendo, l’Amministrazione impedisce alle reali esigenze della cittadinanza di emergere, rischiando di non mettere in opera quelle giuste azioni capaci di riequilibrare (almeno un po’) le distorsioni economiche che svantaggiano le fasce più deboli della popolazione e di assicurare una maggiore giustizia sociale. Così facendo, si preclude la possibilità di ottenere una profonda lettura della complessità del nostro territorio, che solo la naturale alchimia degli incontri tra le varie esperienze può regalare.

Il livello di CONSULTAZIONE è l’elemento che qualifica l’intero Bilancio Partecipativo. L’Amministrazione ne svilisce il senso imponendo le aree tematiche di possibile intervento. Andavano prima gerarchizzate le priorità individuate dai cittadini in apposite riunioni. Dalla gerarchia scaturente sarebbero derivate le relative aree tematiche di intervento, probabilmente differenti da quelle indicate in delibera. Magari in fase di incontro e confronto qualcuno avrebbe potuto consigliare di non standardizzare l’importo di € 20.000,00 per ogni area tematica, suggerendo una modulazione del budget in base alla posizione occupata dall’area di intervento nella gerarchia delineatasi. Inutile sprecare risorse per interventi che la maggioranza della popolazione non percepisce come impellenti.

CONCLUSIONI

Morale della favola, si è persa l’ennesima occasione per fare realmente del bene alla città. Il fatto che l’Amministrazione nei due comunicati precedenti la delibera abbia utilizzato il termine “partecipato” e non “partecipativo” (differentemente che nella delibera), non va considerato una semplice svista, quanto piuttosto un refuso dell’inconscio, considerando quanto poi deliberatoin merito al grado di coinvolgimento. Difatti, l’esperienza di partecipazione al Bilancio preventivo può avvenire a due differenti livelli: quello del Bilancio Partecipativo, che prevede percorsi di coinvolgimento duraturi, strutturati e ripetuti nel tempo, con i cittadini che svolgono un ruolo attivo nelle decisioni sugli interventi da attuare; e quello del Bilancio Partecipato, con finalità di partecipazione di gran lunga inferiori, dove il termine “partecipato” sottolinea tristemente il ruolo passivo del cittadino.

San Severo, 10/03/2015

Nazario Tricarico

ResponsabilePorta di Italia Unica San Severo

Raffaele Salvato

Staff Porta Italia Unica di San Severo

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