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FELICE CANELLI, LA CARITÁ VIVA DELLA CHIESA SANSEVERESE

di MARIO BOCOLA

Abbiamo ripreso tra le mani un libro su Don Felice Canelli, figura di spicco della chiesa sanseverese, scritto dalla vice postulatrice, suor Francesca Gaggiano, Lo abbiamo fatto in vista delle novità sul processo di beatificazione e canonizzazione. Don Felice Canelli è stato dichiarato Venerabile il 22 maggio 2021, il primo gradino verso la santità. Proprio per riscoprire la bellezza “tanto antica e tanto nuova” dell’essere ministri di Dio, non poteva mancare all’appello don Felice Canelli, un prete “integrale, per citare il compianto Mons. Mario Lozupone, che ha fatto del suo ministero presbiterale, il fulcro e il centro della sua lunga esistenza, conformandola totalmente a Cristo e all’Eucaristia: “Come non pensare a don Felice, che ha consumato la lunga vita per la gloria del Signore, servendolo nei poveri, negli umili, negli ultimi, sì da diventare modello di vita sacerdotale”. Don Felice è stato, oltre che il sacerdote, l’animatore per eccellenza: alla sua grande intelligenza e perspicacia si deve a San Severo la creazione di numerose Associazioni ecclesiali: l’Azione Cattolica, l’AGESCI, il Volontariato Vincenziano. A questi va aggiunto il grande spirito salesiano di don Felice, in qualità di salesiano cooperatore un “vero ponte tra la Chiesa locale e la FamigliaSalesiana”. Il volume, che si avvale della presentazione di Mons. Lucio A. Renna, già Vescovo della Diocesi di San Severo e delle schede di approfondimento di don Francesco Armenti “Don Felice…semplicemente prete” e di Rosalba Manes, Ordo Virginum “Ominia omnibus”, propone al lettore una scelta ragionata dei pensieri del Servo di Dio, tratti dal suo “Diario”. Don Felice, infatti, amava annotare sul suo prezioso “Diario” riflessioni e pensieri, “preoccupazioni” che si rivelano oggi di sorprendente attualità: essi sono pervasi da un grande soffio di umiltà, di generosità, di abnegazione totale ed incondizionata alla Chiesa, pensieri che ciascun sacerdote del terzo millennio deve fare propri imitando il “modello inimitabile di don Felice”. Ho parlato di “preoccupazioni” perché don Felice si “preoccupava”, scricto sensu, di forgiare nuove anime (Graziella Baldassarre e Rosina Pretruzzellis), di condurle a Dio attraverso opere di bene con dignitosa attenzione e premura. Centro del ministero sacerdotale di don Felice era l’Eucaristia, fonte inesauribile di amore per Cristo e per gli altri: il Servo di Dio, sempre, si soffermava ad adorare il SS. Sacramento, a pregare Gesù presente nell’Ostia, perché era convinto che la vita presbiterale era un “annullarsi in Gesù presente nella specie sacramentale”. Come l’Eucaristia anche la Liturgia aveva un grande valore nel ministero di don Felice: si trattava di una Liturgia sentita e partecipata, arricchita di canti, perchè col canto come diceva Sant’Agostino d’Ippona: “Qui bis orat, bis cantat” (Chi canta due volte, prega due volte) e le sue omelie erano autentiche e sublimi lezioni di vita sacerdotale intensamente vissuta e incarnata. Leggendo le pagine di questo libro il lettore viene colpito dalla grandezza e dallo “spessore” presbiterale di don Felice e chi si accosta per la prima volta a questa mirabile figura di sacerdote non può non restarne estasiato dal suo esemplare zelo che tutta la sua persona promanava. Don Felice, è bene dirlo con franchezza, colpisce per l’attualità del suo messaggio, per ciò che ci ha lasciato nelle stupende pagine del suo Diario, per le opere di apostolato che la Chiesa che è in San Severo deve custodire gelosamente e trasmettere alle giovani generazioni. Chiude il volume un’appendice in cui la curatrice, suor Francesca Caggiano, riporta alcune domande rivolte a diversi sacerdoti e diaconi della Chiesa sanseverese, domande improntate sull’attualità del messaggio di don Felice Canelli, un sublime modello di santità da proporre al credente e non credente di oggi.

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