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Il M5S San Severo sulla realizzazione degli IMPIANTI DI COMPOSTAGGIO dice “NO”

NO alla realizzazione di impianti di compostaggio ad opera di società private.

NO alla realizzazione dell’impianto di compostaggio anaerobico di iniziativa pubblica, A meno che…

E’ scaduto il 19 aprile 2014 il termine

 

per la presentazione di eventuali osservazioni al progetto presentato dalla società GESAFIN IMMOBILIARE, che intende realizzare in contrada Ratino (area ex SA.FA.B.) un impianto di compostaggio di tipo aerobico, capace di trattare circa 60.000 ton/anno di rifiuti, di cui 45.000 circa di frazione organica dei rifiuti solidi urbani (FORSU).

Il M5S San Severo esprime il suo totale dissenso alla realizzazione di tale impianto ed invita la popolazione a mobilitarsi contro la realizzazione di una tale opera.

Ci chiediamo infatti da dove arriverà questo enorme cumulo di “monnezza” considerato che a San Severo la produzione annua (da raccolta porta a porta) di FORSU è inferiore alle 10.000 tonnellate e che per il loro trattamento è già previsto un impianto pubblico da 20.000 ton/anno, programmato ed in parte già finanziato dalla Regione (quello che è stato previsto in località San Matteo per intenderci).

Perché la GESAFIN IMMOBILIARE non va a realizzare il suo impianto in territori dove esiste una disponibilità di FORSU tale da soddisfare la richiesta del proprio digestore? Perché San Severo dovrebbe fare da ricettacolo per questa enorme quantità di FORSU prodotta da altri? Che benefici ne trarrebbe la cittadinanza a fronte dei rischi che si nascondono dietro ad opere di questo genere? Ricordiamo infatti che ad essere ottimisti, gli impianti di compostaggio aerobico, soprattutto durante le prime fasi del processo, producono innumerevoli composti gassosi maleodoranti che si possono diffondere, favoriti dai venti, per diversi chilometri (chiedere a Lucerini e Foggiani per conferma). Inoltre sempre più spesso questo tipo di impianti, nati col “dichiarato” intento di trovare un rimedio al problema alla smaltimento dei rifiuti organici urbani, constatata la mancanza di effettive grosse quantità di FORSU, si “cibano” di rifiuti speciali derivanti dai più disparati settori e soprattutto di provenienza non sempre ben individuabile.

Il M5S San Severo, nella prospettiva di portare a compimento la chiusura del ciclo dei rifiuti cittadini, ed in accordo con uno dei punti del capitolo “Energia” del programma del Movimento 5 Stelle (“Incentivazione della produzione di biogas dalla fermentazione anaerobica dei rifiuti organici”) sarebbe favorevole alla realizzazione dell’impianto pubblico di piccola taglia (20.000 ton/anno – 600 Kw), programmato dal Comune ed in parte già finanziato dalla Regione, solamente a condizione che:

1) Azionariato popolare diffuso

La realizzazione e la gestione dell’impianto siano affidate ad una società che veda la partecipazione del Comune e di tutti i cittadini che intendano contribuire al progetto.  Solo una proposta di tal genere ci sembra infatti in grado di conciliare la problematica dei rifiuti, la produzione di energia e lo sviluppo locale, e stemperare i motivi di possibile rigetto della tecnologia da parte della comunità. Un modello di sviluppo che nasce dal basso e viene guidato dall’amministrazione pubblica. Una società a partecipazione diffusa, una “public company”, la cui proprietà è per la quota di maggioranza dell’amministrazione pubblica, e per la restante parte dei cittadini proprietari delle azioni vendute attraverso concorso pubblico, con vendita dei pacchetti azionari riservata ai residenti dei comuni territorialmente vicini alla risorsa. Una struttura societaria di questo tipo garantisce la dimensione collettiva delle decisioni, in quanto non c’è un singolo azionista che possa accrescere il proprio controllo finanziario.

Viceversa, la gestione privata di questa tipologia di impianti, privilegia quasi sempre il profitto rispetto ad altre variabili come la sostenibilità ambientale e l’impatto economico sul territorio. Le imprese private difficilmente attribuiscono importanza alle problematiche dell’occupazione e della qualità di vita delle comunità locali. Questi impianti, per tutte queste ragioni, sono generalmente visti dalla popolazione come strutture dannose per il territorio e per le attività economiche locali. Promuovendo una forma di gestione pubblica di un impianto di questo tipo, una amministrazione locale può capovolgere l’opinione pubblica. Se gestiti in modo trasparente, sostenibile, redditizio, con una partecipazione diretta dei cittadini, possono diventare una notevole risorsa per lo sviluppo economico e sociale del territorio. Si consideri infatti che un impianto del genere produce ricavi sia in entrata che in uscita (conferimento oneroso rifiuti, vendita energia elettrica e termica, contributo statale per la produzione di energia da fonti rinnovabili, vendita compost), a fronte di costi di gestione contenuti. I modelli positivi in tal senso non mancano, in Italia e soprattutto all’estero, e sono la dimostrazione di come l’azionariato cittadino, seppur di non semplice realizzazione, rappresenti, se ben applicato, un modello eccellente per una gestione ambientale d’avanguardia.

2) Ridiscussione dell’ubicazione dell’impianto

L’impianto di “compostaggio e digestione anaerobica” (con questa tecnologia viene messa in atto, in ambiente privo di ossigeno, la conversione biologica dei rifiuti organici in biogas e la successiva valorizzazione dello stesso in impianto di cogenerazione con produzione di energia termica ed elettrica, mentre dal sottoprodotto scaturente da tale processo – digestato, previo stabilizzazione aerobica e successiva maturazione, si ricava il compost – ammendante) è stato a ns. parere frettolosamente ubicato in località “San Matteo” (strada per San Marco in Lamis), mentre riteniamo indispensabile pervenire ad una decisione che non sia calata dall’alto, bensì che sia frutto di uno studio più accurato che tenga conto di molteplici aspetti legati soprattutto alla valenza storico-ambientale dei luoghi, e che vada al di là di un semplice studio del “Piano Paesaggistico Territoriale Regionale”.

3) Dotazione di impianto di pastorizzazione

L’impianto venga dotato, oltre che di tutti i più moderni presidi tecnologici previsti per questa tipologia di impianti (Filtri, Biofiltro, Scrubber, vasche di raccolta percolati, dispositivi di controllo delle emissioni), di un particolare dispositivo che annulla del tutto il principale rischio connesso a questo tipo di impianti, ossia lo sviluppo di microrganismi batterici dannosi per l’uomo ed la loro diffusione a seguito dello spandimento sui terreni del digestato: il pastorizzatore.

San Severo, 25 aprile 2014

Staff Movimento 5 Stelle

San Severo

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