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In bici per San Severo – A proposito del bike sharing

Prendo spunto dall’articolo pubblicato sul giornale relativo al bike sharing, partito qualche tempo fa a San Severo e subito “abortito”, per scrivere di mobilità sostenibile tra le “mura” cittadine, tramite il mezzo “bicicletta”. Un poco di pazienza se alcune volte salterò “di pala in frasca” per questo argomento, ma è lungo e complicato.

Quando ho visto che stavano montando le postazioni del noleggio bici comunali. La prima cosa che ho pensato, conoscendo benissimo la realtà economica-sociale-civile di San Severo, che si trattava di soldi buttati via. Quando è stata ufficializzata

 

alla cittadinanza la “cosa”, tra gli amici sono immediatamente scattate le scommesse (amichevoli, chiaramente) su quando sarebbero durate. Al contesto sociale è da sommare anche il problema della assoluta mancanza di fondi per la gestione e manutenzione ordinaria e straordinaria della offerta, partendo dai controlli e finendo a tenere i mezzi sempre efficienti. Capiamo bene tale problematica. Pur spendendo bene i soldi pubblici (in special modo quelli dei fondi europei), se chi spende non ha, successivamente, i soldi per la manutenzione ordinaria e straordinaria della “cosa” realizzata, la realizzazione è destinata sempre a sparire negli anni (va bene l’esempio di piazza Allegato abbellita con i soldi della Comunità Europea e non manutenuta, per mancanza di soldi, c’è già pavimentazione da sostituire), quindi soldi buttati al vento (per anni ed anni ancora tutti i comuni italiani sti’ soldi non li avranno mai, ma l’Europa sto fatto lo sa?).

Però, mai si inizia, mai si abitua il cittadino, dirà qualcuno. E’ vero, c’è sempre un inizio e bisogna insistere. Ricominciare d’accapo. Dopo la ennesima distruzione, ricominciare di nuovo, e poi ancora e poi ancora, sino a quando il sanseverese capirà la sua utilità (una generazione?).

Girare in bici (propria questa volta) per San Severo. Qualche settimana addietro la GdM ha pubblicato un articolo (non ricordo a firma di chi), in cronaca locale, nel quale si invitava la Polizia Locale, con il Comandante in testa, a prendere provvedimenti con i ciclisti indisciplinati (sic!), che non rispetto il CdS ed io pensavo di meritarmi un premio invece, visto che giro sempre in bici!!!!

Vorrei far notare che il ciclista a San Severo NON ha a disposizione piste ciclabili e quindi si deve arrangiare. E’ impensabile che io da Piazza Incoronazione per andare alla villa con la bici devo percorrere il giro che fanno le auto. E’ impensabile che sempre da questa piazza, devo andare al teatro facendo tutti il giro che fanno le auto, a questo punto vado a piedi e faccio prima. Perché tutto questo? Perché. Appunto mancano le piste ciclabili. Poi vorrei portare alla conoscenza dell’estensore dell’articolo che nelle “zone civili”, dove le piste ciclabili ci sono, dove non possono essere costruite, come nei centri storici, è assolutamente permesso ai ciclisti di percorrere le via contromano, con tanto di cartelli stradali e di avviso agli automobilisti.

Piste ciclabili. Le piste ciclabili hanno un fine ed uno solo, togliere dalla strada quante più auto possibili ed a San Severo, vista la morfologia, anche i “nonnini” possono andare in bici. Invece cosa hanno fatto? Hanno costruito (tanto per dire e non vado oltre) una pseudo pista ciclabile, con i soldi europei, sui marciapiedi, togliendo lo spazio ai pedoni, assurdo e ripeto ASSURDO!!!!!!!!!!!!

Chiaramente, non avendo i soldi per la manutenzione la pseudo pista nel giro di poco è sparita.

Le piste ciclabili devono essere costruite sulla strada, togliendo spazio alle auto e togliendo parcheggi, così’ da “obbligare” (nel senso buono del verbo) i concittadini ad usarla sta benedetta bici. Quando dico togliere spazio alle auto, non intendo che deve sparire la strada, ma rendere semplicemente più difficoltoso il transito (carreggiato più stretta, uguale a manovre più difficili) e l’eventuale parcheggio. Certo poi ci sarà il concittadino che si arrabbierà e metterà in moto tutto ciò che servirà a rendere la pista inservibile (come è successo ai segnali stradali dietro il magistrale e mai ripristinati), ma avendo la ragione dalla nostra parte e tenendo duro i nostri figli, scusate volevo dire i ns nipoti, potranno vivere (se non scappano prima) in una città più vivibile. Purtroppo io non la vedrò, visto i miei 63 anni.

Giuseppe Fallucca

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