Cronaca

MANFREDONIA: OPERAZIONE “CASABLANCA”. SGOMINATO GRUPPO DI ITALIANI E STRANIERI RESPONSABILI DI FAVOREGGIAMENTO DELL’IMMIGRAZIONE ILLEGALE SUL TERRITORIO NAZIONALE TRAMITE L’ORGANIZZAZIONE DI MATRIMONI FITTIZI.

Nelle prime ore di oggi il Comando Provinciale di Foggia ha dato esecuzione a un’Ordinanza applicativa di misura cautelare nei confronti di 19 indagati (8 colpiti da custodia in carcere e 11 agli arresti domiciliari) emessa dal G.I.P. del Tribunale di Foggia, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di altrettanti soggetti che, in concorso tra loro e a vario titolo, sono ritenuti responsabili dei reati di favoreggiamento dell’immigrazione illegale nel territorio dello Stato italiano (art. 12 D.Lgs. 286/98 e art. 110 c.p.), attraverso la produzione di documentazione e attestazioni false presso le Autorità italiane, sia all’estero che in Italia (artt. 48, 476 e 479 c.p.).

Con l’esecuzione del provvedimento si è neutralizzato un articolato gruppo attivo nella provincia di Foggia, conducendo in carcere tre cittadini marocchini (il 33enne B.M., il 30enne K.A. e il 35enne E.R.) tutti residenti a Foggia, e undici italiani (il 24enne R.L.L. e R.A. 22enne residenti a Manfredonia; G.P. 46enne, G.S. 39enne ed L.T.E. 28enne. Agli arresti domiciliari sono finiti il 22enne F.M., il 43enne F.P., la 20enne M.D.A., il 30enne D.G.C., la 35enne N.N., il 51enne S.M., il 32enne Z.R.P., il 31enne D.N.E., il 30enne P.G., la 22enne D.F., la 34enne C.S.D.C.).

Le indagini, durate circa sei mesi e condotte dalla Compagnia Carabinieri di Manfredonia sotto l’attento e accurato coordinamento della Procura della Repubblica di Foggia, avevano avuto inizio nel settembre 2016 da una segnalazione dell’Ambasciata d’Italia in Marocco su presunte irregolarità riscontrate nella documentazione prodotta da una donna di Manfredonia per la registrazione di un matrimonio contratto in quel Paese con un giovane del posto.

Nel mese di maggio dello scorso anno, infatti, l’Ambasciata d’Italia a Rabat aveva inviato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Foggia una nota informativa, segnalando che una cittadina italiana, di Manfredonia, aveva richiesto un certificato di idoneità matrimoniale riguardante un cittadino marocchino, esibendo una busta paga apparentemente non veritiera, e che tale episodio consentiva perciò di ritenere potesse trattarsi di un matrimonio “di comodo”. La Procura aveva allora delegato le indagini all’Arma di Manfredonia, che aveva subito avviato una complessa indagine, sviluppata dal proprio Nucleo Operativo, anche a mezzo di attività tecniche e prolungati servizi di osservazione, pedinamento e controllo.

Nel corso delle indagini è emerso un consolidato e lucroso sistema per introdurre in modo apparentemente legale cittadini marocchini, uomini e donne, in Italia. I tre indagati stranieri, considerati il perno dell’attività illecita, individuavano in Italia le persone disposte, previo compenso di circa 2000 euro,  a contrarre il matrimonio all’estero. Avuta la loro complicità, i nubendi venivano dotati di biglietto aereo e inviati in Marocco, dove, una volta sposati, producevano la documentazione presso l’Ambasciata d’Italia per il rilascio del visto d’ingresso del coniuge. Tornati in Italia erano poi obbligati a una breve convivenza con il consorte, per il tempo strettamente necessario al rilascio del permesso di soggiorno. Veniva poi attivata la pratica di separazione, al fine di poter poi contrarre un nuovo matrimonio. Gli stranieri introdotti sul suolo italiano, nel frattempo, facevano perdere le loro tracce.

Enorme il giro di affari. Per ogni matrimonio le cifre si aggiravano complessivamente tra i 7.000 ed i 10.000 euro.

La celebrazione del matrimonio così “combinato” consentiva quindi al cittadino extracomunitario di ottenere il presupposto legale perché gli venisse rilasciato il permesso di soggiorno, sulla base però di una circostanza (il matrimonio stesso) che, in realtà, era fittizia, ma idonea a trarre in errore il funzionario che, provvedendo a rilasciare il visto di ingresso o di permanenza in Italia (consentendo di ritenere sussistente l’art. 48 c.p.) metteva in tal modo lo straniero in condizione di regolarizzare la propria presenza sul territorio.

Inoltre, in ognuno dei casi accertati era comunque emerso il fine di lucro sia dei nubendi sia degli organizzatori.

Ad attività investigative concluse, la Procura della Repubblica di Foggia ha ritenuto sussistere le esigenze cautelari nei confronti dei cittadini italiani che, oltre ad essersi prestati ad andare in Marocco per contrarre il matrimonio con il cittadino straniero, ne abbiano chiesto poi anche la trascrizione in Italia per la richiesta del relativo visto. Essi infatti, a differenza degli altri, hanno dimostrato una più forte propensione a delinquere, formulando un atto ideologicamente falso che consentiva l’ingresso in Italia a perfetti sconosciuti che, in tal modo, potevano così permanervi.

Si riportano alcuni stralci di conversazione da cui emerge chiaramente come gli stranieri entrati con tale sistema in Italia fossero poi costretti a continuare a pagare al fine di non vedersi negare il buon esito della pratica:

A: pronto

B: ciao come stai? ti ho chiamato prima ma non rispondevi?

A: non ero a Foggia

B: quale la soluzione adesso di questo rifiuto?

A:  ti avevo detto che devi fare un avvocato poichè il vigile non ti ha trovato il giorno del controllo

B: si, però tu e la donna che avete preso i soldi mi avete detto che andrà tutto bene

A:  si ma io da tutto questo ho ricevuto solo 1000 € da questi ho fatto i biglietti, e per farti affittarti una casa ci volevano circa 1500,00€ 

B: ma io tutti i soldi li ho dati alla donna …

A:  tu devi dire all’avvocato che abiti a casa con loro 

B: si, ho detto anche che io lavoro per vivere qui… io adesso ho paura che la polizia mi mandano in Marocco 

 

Inoltre, pur di evitare conseguenze penali, una volta intascati i soldi, gli indagati non esitavano ad esporre gli stranieri introdotti (soprattutto le donne) ad una probabile espulsione. Molto grave un episodio in particolare, in cui una donna viene descritta come prostituta al fine di giustificare il fatto che non viene accolta in casa.

A: oh quella mi ha detto al telefono poco fa..io domani mattina prendo roba e vengo a casa tua, tu mi devi mantenere perchè io sposata con te…hai capito!!!

B: e che c’entra???

A:come che c’entra???

B: che c’entra che sei sposato!!!

A:..lei dice perchè io sono sposata con te ed io devo stare insieme a te a casa tua…

B: si scusa, io ti ho sposato però non mi piaci più, ti ho mandato a fare in c…o, quale problema c’è???

A: tu non sei mai stata a casa mia….allora io adesso vado in Caserma e vado a dire questo, io sono sposato con lei è vero ma lei non è mai stata con me, se ne è andata a Campobasso, ora perchè l’hanno gettata fuori da Campobasso, ora lei vuole venire a vivere con me….

B : lei non è mai stata a casa mia, il primo giorno che è venuta, è venuta un giorno a casa mia e poi è andata a fare le corna con gli stranieri, con i zingari, con i rumeni…..è andata a fare la strada…ma scusa ma mica io devo tenere una p….a che va a fare la strada?? …

In definitiva si tratta di un sistema collaudato e sperimentato da tempo, che mette in conto anche il trasferimento di denaro all’estero, il mantenimento con vitto e alloggio, e persino l’assistenza legale sia per consulenze sul come agire e cosa riferire in caso di controlli e verifiche, sia per affrontare le pratiche del successivo divorzio, per poter poi ricominciare, e, infine, anche alla falsificazione di tutta la documentazione necessaria.

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