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Negli anni scorsi il verde pubblico è stato trascurato con dannose conseguenze e l’Amministrazione Miglio corre ai ripari

Con la bella stagione, e quindi con l’innalzamento delle temperature, torna alla ribalta (anche se “la guardia” va tenuta “alta” tutto l’anno), la lotta contro il famigerato “punteruolo rosso” che colpisce le palme, il dannoso coleottero “Rhynchophorus ferrugineus”. Il famigerato insetto ha costretto il Comune a tagliare le palme infestate nel ‘13, dopo le 20 abbattute nel ‘12, sperando che l’incisiva lotta contro il “vampiro” delle “Arecaceae” porti a

 

difendere le 244 palme del patrimonio comunale che contempla anche quelle che si possono ammirare in piazza Cavallotti, piazza Allegato e piazza Castello, giunte a San Severo negli anni ’20, durante il “Ventennio”, direttamente dalla Libia dono del Governatore Italo Balbo. Tanti sono i cittadini che si chiedono “perché” il fenomeno si è acuito. Come risaputo, le palme sono patrimonio comunale e se la pianta muore, può ravvisarsi anche il danno erariale. Com’è possibile notare da tempo, ormai, in città sono tante le palme, anche “guarite”, incappucciate con una rete. Tali involucri servono anche a contenere i residui dell’albero morto che devono essere inviati ai centri specializzati per la distruzione, quando la palma è vittima del “punteruolo rosso”. Un abbandono sconsiderato, dicono gli esperti, è molto deleterio perché si permette al coleottero di diffondersi e creare altri danni, incorrendo nelle pesanti sanzioni previste dalla legge. Anche lasciare una palma morta in giardini privati/pubblici, crea le condizioni per una diffusione incontrollata dell’insetto mettendo in pericolo l’incolumità dei cittadini, visto che parti dell’albero malato potrebbero rovinare al suolo e colpire i passanti. È obbligatorio procedere secondo un protocollo mirato ed i residui vegetali vanno avvolti in quei teli di plastica e/o reti a maglie fitte per evitare le fughe del punteruolo. A San Severo, negli anni scorsi il “punteruolo” è stato sconfitto dagli esperti del Comune: Gianfranco Latorre, agronomo ed Antonio d’Antuoni, tecnico, ora in pensione In realtà, com’è possibile constatare, a prescindere dalle segnalazioni dei cittadini, il “pollice verde” dei sanseveresi (non tutti, per fortuna) è “verso”: verso…il basso, purtroppo. Tornando al concetto filosofeggiante della “bacchetta magica”, già usato in altre circostanze, è chiaro che le problematiche, per essere risolte, hanno bisogno di un tempo ragionevole e soprattutto di risorse economiche. Ma anche, piani mirati e redatti in modo tecnico e competente, che vadano a ben razionalizzare le esigue risorse e sanare realtà cittadine che versano in un degrado inqualificabile da anni (per la “solita” logica del deprecabile rimbalzo di competenze e di non mettere “l’uomo giusto al posto giusto”), malgrado si pagano le tasse anche per questo. Non si tratta di concepire il verde pubblico solo come arredo urbano e cromatico, per dare una timida “pennellata” al cemento dei quartieri. Se l’aria di San Severo è ancora accettabile, lo si deve agli oltre 25 ettari di “polmone verde” (a cui si deve volere più bene) ed allo scarso inquinamento atmosferico (chissà fino a quando, fumi industriali permettendo). Anche il “casus belli”, del verde sanseverese e per ciò che concerne lo sfalcio dell’erba nelle aree pubbliche e private, va fatto prima che le temperature estive, a volte superiori alla media del periodo, potrebbero essere causa d’incendi, o comunque favorirli, anche se l’auto combustione è causa assai remota: tutti gli incendi, o quasi, sono di origine dolosa, com’è ben risaputo. Come pure, le piante vanno innaffiate regolarmente. Tanto dichiara l’assessore con delega la verde urbano, Lino Albanese: “Entro fine luglio saranno sfalciate le aree verdi, comprese quelle di Città Giardino. Saranno trattati gli alberi e quindi il prossimo passo sarà quello di adottare il Piano del Verde e relativo regolamento, approvato da tempo. Cominceremo a curare il trascurato verde pubblico, studiando nei dettagli la situazione, sfruttando le competenze interne all’Ente ed ottimizzando le risorse”. Così l’Assessore Albanese sulla vexata quaestio delle potature, dopo le segnalazioni giunte dai residenti di corso Matteotti, piazza Mandes e via padre Amedeo da Agnone: “I primi interventi saranno quelli di reale necessità, data la stagione. Sentiti i nostri esperti agronomi, la situazione sul viale della stazione è legata a due filari troppo vicini alle abitazioni. Realtà che arriva da lontano. La potatura sarà fatta quando la pianta è in ‘fase dormiente’, in modo da non creare problemi tra la parte aerea, la chioma, e l’apparato radicale. Gli alberi saranno potati a ‘regola d’arte’, saranno usati cicatrizzanti in modo da creare una barriera contro i parassiti”. In attesa della potatura un piccolo vantaggio c’è, visto che la natura compensa il fastidio momentaneo con tanto ossigeno ed ombra.



Beniamino PASCALE

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