Presunti abusi nel rinnovo del Consiglio della Camera di Commercio di Foggia Denuncia Confesercenti: «Alterate le rappresentanze delle Organizzazioni»
Se fossero vere le indiscrezioni trapelate sugli organi di informazione, «il responsabile del procedimento di rinnovo del Consiglio Camerale 2013-2018 della Camera di Commercio di Foggia, Matteo Di Mauro, ha commesso degli abusi che, di fatto, alterano la rappresentanza reale delle Organizzazioni di rappresentanza dei vari settori economici della Capitanata». E’ la dichiarazione perentoria di Carlo Simone, presidente provinciale della Confesercenti p.m.i. di Foggia che rimarca come «al responsabile del procedimento non è consentito correggere i dati forniti dalle Organizzazioni di Categoria, lo stesso può legittimamente procedere alla verifica dei dati e del possesso dei requisiti di partecipazione e dichiarare la ricevibilità o l’irricevibilità delle dichiarazioni, ammettere o escludere le Organizzazioni dal procedimento».
Un braccio di ferro che si trascina da mesi e che si arricchisce di continue novità interpretative. Tanto che ora i vertici Confesercenti ribadiscono i motivi del loro dissenso in cui lamentano anche presunte irregolarità. «Il Responsabile Unico del Procedimento – continua Simone – dovrebbe sapere che per gli atti dallo stesso adottati, tenuto conto dell’impossibilità di individuare una posizione amministrativa gerarchicamente superiore a cui poter presentare un eventuale ricorso e non essendo ipotizzabile – per il principio di distinzione delle funzioni gestionali da quello di indirizzo politico – un ricorso al Presidente o al Consiglio della Camera di Commercio, è possibile invece esperire esclusivamente ricorso al TAR o al Presidente della Repubblica. Quindi i Consiglieri Camerali dissidenti non potevano richiedere una integrazione d’istruttoria».
Diverse le incongruenze rimarcate dal presidente Simone. «Di Mauro – aggiunge il presidente provinciale della Confesercenti -, nel procedere agli incroci degli elenchi delle imprese dichiarate dalle Organizzazioni concorrenti con il registro delle imprese, non ha comunicato alla organizzazione le variazioni operate per consentire alle stesse la eventuale rettifica dei dati comunicati a la conseguente regolarizzazione delle posizioni variate; ignora che il dato occupazionale per determinare la rappresentanza dell’Organizzazione non può essere confuso con i dati medi elaborati dal Ministero per lo Sviluppo Economico per la determinazione del numero totale (33) dei Consiglieri Camerali da assegnare alla Camera di Commercio di Foggia. Infatti, non può essere preso a riferimento per l’effettuazione dei controlli l’indice ISTAT perché, così come calcolato, tiene conto della percentuale occupazionale di tutte le imprese iscritte alla Camera di appartenenza, anche di quelle non associate ad alcuna Organizzazione e quindi, atteso che le Associazioni di Categoria presenti in Camera di Commercio non rappresentano che al max il 20% di tutte le imprese iscritte alla Camera, tale riferimento per effettuare controlli parziali privilegerebbe alcune Associazioni a discapito di altre concorrenti falsando la realtà dei fatti. Inoltre, Di Mauro ignora la richiesta di Confesercenti quando sollecita che i controlli dei dati, nel principio di equità e trasparenza, riguardassero tutte le Associazioni e le Organizzazioni concorrenti e pertutti gli elementi rilevanti ai fini dell’assegnazione dei seggi a partire dalle aziende dichiarate; così come volutamente dimentica che le Organizzazioni concorrenti a Confesercenti – rispetto alle circa 2000 imprese certificate dai dati INPS – hanno dichiarato oltre 8mila aziende associate che non corrispondono ai dati di bilancio delle quote associative dalle stesse riscosse. I dati IMPS registrano invece un rapporto del 36,24% del totale degli iscritti nel settore a Confesercenti ed il 63,75% a Confcommercio». Ecco perché secondo Simone «il responsabile del procedimento ha ignorato anche la norma generale della recettizietà dei provvedimenti a effetti sacrificatori. Essi per legge restano privi di efficacia fino a quando non siano stati notificati ai destinatari. Quindi andavano notificati agli interessati prima di inviare i dati alla Regione Puglia».