SAN SEVERO: LO STUPOR MUNDI AL TEATRO “G. VERDI”: LE MEMORIE CONFESSATE DI FEDERICO II
Non è un caso che si parli di lui proprio in questa zona e che se ne ricordino ancora le straordinarie doti di un grande ed intelligente imperatore, tanto da ripetersi che, nel corso della storia, ne nascono uno ogni 1000 anni. Standing ovation
per la straordinaria interpretazione dell’attore napoletano Enzo Decaro ieri sera 19 aprile, nel teatro comunale della città, con Memorie di Federico II, tratto dall’omonimo volume a cura di M.G. Pagnotta, autrice e sceneggiatrice dello spettacolo. Un’intensa e profonda narrazione del mitico imperatore Federico di Svevia, un racconto introspettivo che ripercorre tutta la sua vita, le sue imprese, il suo privato di marito e padre di Manfredi, proprio al quale, in punto di morte, si rivolge e cede il suo scettro. Sulle note di un ensemble di musiche medievali, a cura di Calixtinus, Decaro ha interpretato, in due ore di monologo, l’inquieta confessione fra i ricordi, dubbi, intuizioni, scoperte, vittorie, della vita di un uomo giunto alla fine, scandita in tre leggii diversi, quasi a definire i periodi della gloriosa vita dell’imperatore vissuto in Puglia. Agli albori dell’XI secolo gli imperatori bizantini tentarono di consolidare i loro possedimenti in Italia meridionale continuamente minacciati dai Longobardi a nord e dagli arabi a sud. Per attuare tale piano, i Catapani inviati da Bisanzio si lanciano alla conquista della Daunia, al fine di spostare i malsicuri confini del Thema di Longobardia (suddivisione amministrativa dell’epoca), segnati dal fiume Ofanto, verso quelli meglio difendibili delimitati dal corso del Fortore. Nascono così, tra il 1018 ed il 1040 numerose città-piazzeforti con il compito di munire la nuova frontiera di efficaci baluardi contro incursioni e razzie, ripopolando il Tavoliere, allora semideserto. Questi centri neoformati, quali Fiorentino, Troia, Dragonara, Civitate, Montecorvino, Tertiveri e Devia, furono da subito elevati a sedi vescovili, ad eccezione di Devia. Fiorentino fu baluardo dei Bizantini nell’ XI secolo, contea Normanna nell’ XII, nel XIII secolo, con gli Svevi, entrò a far parte del demanio, mentre gli Angioini la diedero in feudo. All’inizio di dicembre del 1250, Federico II durante una battuta di caccia nelle campagne della Capitanata, fu colto da un violento attacco di dissenteria. Le sue gravi condizioni non gli permisero di rientrare nella reggia di Foggia e si decise di ricoverarlo a Castel Fiorentino, la più vicina residenza imperiale. Durante il suo male Federico veniva spesso colto da perdita di conoscenza. In uno dei rari momenti di lucidità, aveva appreso di trovarsi nella sua Domus di Fiorentino e che il suo letto era stato collocato contro una porta murata da cui, tempo addietro, si accedeva ad una delle torri del castello. Gli fu detto che i battenti della porta erano in ferro, ossia una profezia sul giorno della sua morte. Nell’apprendere questo particolare alla mente di Federico sovvenne immediatamente la profezia dell’astrologo di corte Michele Scoto: “…morirete vicino la porta di ferro, in un luogo il cui nome sarà formato dalla parole “fiore”. Infatti, proprio a Castel Fiorentino, Federico II si spense il 13 Dicembre a soli 56 anni: “In quel tempo morì Federico, il più grande tra i principi sulla terra, stupore del mondo, meraviglioso innovatore.” La serata è stata anticipata da una conferenza stampa presso l’Auditorium del Verdi, organizzata dalla dott.ssa Enza Cicerale(nella foto con l’attore, la sceneggiatrice e Carolina Leone per la Gazzetta),nella quale l’attore accompagnato dall’autrice del libro, ha incontrato la stampa e alcune classi di istituti superiori, per spiegare la vera essenza dello spettacolo, raccontando con grande emozione il suo impegno in questo progetto teatrale. “Gli incontri di anime non sono cose da poco, essere qui stasera- ci rivela la scrittrice Pagnotta, è già una grandissima emozione, soprattutto in questo bellissimo teatro(…)Avevamo anche pensato ad uso didattico, proponendoci con dei matinée per le scuole, ovviamente con un taglio diverso, preparando i ragazzi all’incontro con gli autori, perché questo progetto è assolutamente didattico ci sono tanti spunti, in modo fruibile, come fosse una chiacchierata molto di più della sterile lezione che annoia di solito.(…)In ogni lavoro ci metto sempre l’emozione, perché prima di emozionare gli altri devi emozionarti tu che scrivi, nulla capita a casa, noi saremo al Premio Re Manfredi a Manfredonia il 3 agosto, in occasione di un premio alla carriera di Enzo (…)Con Enzo ci siamo incontrati a Castel del Monte, dopo aver letto uno dei miei primi libri Gli amori di Federico II, gli è piaciuto molto e da lì questo straordinario lavoro insieme su Federico II che tra l’altro, Enzo interpreta e fa rivivere in maniera esemplare, non a caso quando lavoro, mi riferisco sempre ad attori con una particolare impronta dell’animo che io cerco per mettere in scena quello che scrivo”. E con voce intensa che Enzo Decaro cala nei panni fino a sentirsi-come ammette in conferenza stampa- Federico II, silenziando il pubblico in sala, preso dalle memorie confessate dell’imperatore rivoluzionario, nel suo ultimo soffio di vita, nella sua amatissima Puglia.