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SAN SEVERO RIPARTA DALLA STORIA PER UN NUOVO RINASCIMENTO DELLA NOSTRA COMUNITA’

Correvano gli anni settanta quando Mario Soldati, nel corso del secondo viaggio in Italia, fece tappa nella città di San Severo. Qui, come riportato nel suo libro “Vino al Vino”, visitò la cantina di Michele Vezzano, conosciuta anche come Cantina del Concerto della Banda Bianca, ove degustò, forse in parte solo visivamente, pizze, frittate di maccheroni, scamorze e carne alla brace. In particolare, lo scrittore di origini piemontesi, esalta i caratteristici torcinelli, accostandoli alla pagliata romana ovvero, addirittura, all’haggis scozzese, sottolineando, però, che le budelle di agnello sanseveresi erano, e credo lo siano ancora, più delicate e leggere.
E’ bello riscoprire in questo libro uno spaccato della nostra città, seppur a carattere culinario, che fa riemergere una delle due storiche bande, in un periodo di benessere e fiducia della nostra comunità.
Altri scrittori-viaggiatori hanno descritto positivamente la nostra realtà territoriale; ad esempio, Paolo Rumiz, nei suoi racconti di viaggio, raccolti nel libro dal titolo “ La leggenda dei monti naviganti”, non parla della città di San Severo, bensì del nostro Tavoliere, definendolo un’onda lunga e ventosa, rimembrando anche la descrizione fatta dalla guida Touring del 1926, che accosta la nostra fertile pianura all’altopiano turco verso Diyarbakir.
Altri aneddoti possono essere estrapolati dai diversi libri, appunti ed annotazioni , che hanno descritto la nostra realtà territoriale. Come non ricordare, infine, la “ Descrittione” fatta dallo storico cinquecentesco Leandro Alberti, che racconta il nostro territorio come di un castello molto ricco, nobile, civile e pieno di popolo, tanto opulento che non ha invidia ad alcun altro della Puglia. Certamente egli si trovò dinanzi il comune più popoloso della Capitanata, erculeo dell’ esser stato il capoluogo di Capitanata e del contado di Molise, ma queste descrizioni devono servire alla nostra comunità per riappropriarsi del ruolo avuto nel corso della storia, nonché di quella fiducia, forse smarrita, nelle proprie potenzialità, nell’auspicio che il periodo post pandemia, possa significare per la nostra comunità, un nuovo rinascimento.

Stefano de Magistris

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