UNO SGUARDO OLTRE L’OMICIDIO DI GENNARO
di ENZO VERRENGIA
L’omicidio efferato, improvviso e ingiustificabile del Maresciallo VINCENZO DI GENNARO viene da molto più lontano della cronaca nera immediata. Da anni le forze dell’ordine, e l’Arma dei Carabinieri in testa, sono soggette ad un indegno massacro mediatico da parte dell’intellighenzia cosiddetta “progressista”. Si vedano i casi di spacciatori e drogati che, al momento dell’arresto, hanno reazioni inconsulte le cui le responsabilità vengono addossate a chi stava compiendo il proprio dovere. L’assassino del Maresciallo DI GENNARO è anche lui legato al mondo osceno della droga, su cui si pretende ancora di tenere in piedi un dibattito, con il famoso distinguo fra droghe leggere e droghe pesanti. La pratica degli stupefacenti è criminale, perché comporta l’attuazione di reati, contro la persona, contro il patrimonio e persino contro la morale. Tutto questo deriva da molto indietro del tempo, da quando l’aristocrazia ottocentesca fumava oppio, da quando BAUDELAIRE scriveva I paradisi artificiali. Il tutto confluito nel movimento hippie degli anni ’60. I narcos sono discendenti esecrabili della Summer of Love, l’Estate dell’Amore del 1967. A ciò si aggiungano colpe politiche più vicine nel tempo e nello spazio. Capitanata rossa? Certo. Ma non solo. I grandi partiti di massa, sempre all’inseguimento di voti, hanno lasciato andare alla deriva il sottoproletariato criminale, quello che persino MARX considerava irrecuperabile alle istanze sociali. Si è consentito che fasce molto ampie del cosiddetto popolo accedessero impunemente non all’istruzione e all’evoluzione bensì ai mezzi di arricchimento illecito, quali la droga, i traffici di ogni genere, compreso quello delle armi, e un’orrenda e costante esibizione di violenza quotidiana. Ad alcuni è stato perfino concesso il posto pubblico, che non li ha recuperati al lavoro, ma ha solo fornito loro un alibi sociale. Adesso, la cura che necessita è pesante, anzi, pesantissima. Inutile sostenere, come i politici buonisti, che la criminalità non si batte con la militarizzazione. Al contrario, è indispensabile che lo Stato sfoderi tutto il proprio armamento preventivo, per istillare in tanti potenziali assassini un terrore che significa tranquillità per i cittadini onesti, rispettosi della legge e affezionati a chi, come VINCENZO DI GENNARO, indossano un’uniforme per proteggere il prossimo dalle incognite della convivenza civile.