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1943-1944, IL “DE AMICIS” FECE LA GUERRA

di GIUSEPPE CLEMENTE

San Severo si trovava al centro dei numerosi campi di aviazione sorti nella estesa piana del Tavoliere tra la prima e la seconda guerra mondiale e per questo negli ultimi mesi del 1943 fu ritenuta la sede ideale del Mediterranean Allied Photo Reconnaissance Wing, ossia del centro di elaborazione dati delle fotografie aeree scattate dai ricognitori nell’Europa ancora occupata dai nazisti. Era il più grande dell’area mediterranea e il suo contributo all’esito finale della seconda guerra mondiale è stato rilevante, anche se, ancora oggi, poco noto. Per sistemare i laboratori e gli uffici gli Alleati requisirono l’allora l’edificio scolastico “Principe di Piemonte”, oggi “E. De Amicis”, “vasto e freddo durante l’inverno”, nel quale dal 6 dicembre 1943 all’11 ottobre 1944 operarono gli uomini del 32nd Photographic Reconnaissance Squadron e quelli del 4th Photo Technical Squadron insieme a squadriglie aeree e tecnici della RAF. Al “De Amicis” confluivano tutte le foto fatte nei voli di ricognizione, perché era il più attrezzato centro per la interpretazione delle fotografie aeree. Le monumentali macchine per lo sviluppo continuo delle pellicole e la stampa vennero trasferite alla fine del 1943 da La Marsa in Tunisia a San Severo. Tra i tecnici, tutti “uomini geniali” vi erano ingegneri, architetti, grafici, disegnatori, topografi, esperti in aerofotogrammetria e anche buoni pittori, tutti indispensabili per la lettura e la ricostruzione dei paesaggi e utile fu il loro l’apporto anche allo sbarco in Normandia, tanto che nel luglio del 1944, come riporta il pediatra GIACOMO PAZIENZA, ricevettero la visita di re GIORGIO VI d’Inghilterra (il padre di ELISABETTA II, quello del film “Il discorso del re). Tutti al “De Amicis” operavano agli ordini del colonnello ELLIOTT ROOSEVELT ((nella foto)), figlio di FRANKLIN DELANO, Presidente degli Stati Uniti, esperto in “RW”, ossia in voli di ricognizione, che impiegò nuove tecniche nella fotografia notturna. Il colonnello aveva il suo alloggio nel palazzo di GIUSEPPE CASILLO, quello di fronte al Cinema Cicolella, accanto alla chiesa della Madonna della Libera. C’è un episodio curioso e insolito, che vale la pena di riportare, che vide protagonisti, scrive ancora GIACOMO PAZIENZA, il figlio del Presidente degli Stati Uniti e il vescovo di San Severo Mons. FRANCESCO ORLANDO. La stanza dove alloggiava il Comandante era situata quasi sotto il campanile della chiesa e il suono delle campane disturbava il suo riposo. Di qui la richiesta al vescovo di non far suonare le campane la mattina, ma “il prelato si rifiutò con dignità e fermezza”. Fra tutti quelli che fecero parte del Mediterranean Allied Photo molti sarebbero i nomi di personaggi famosi da richiamare alla mente, ma lo spazio a disposizione non me lo consente. Mi piace, tuttavia, ricordare velocemente l’inglese JOHN BRADFORD, studioso, appassionato di archeologia, che utilizzò, dopo la guerra, le fotografie aeree anche per lo studio dell’archeologia, scoprendo nelle campagne del Tavoliere villaggi neolitici e resti di antiche città daune (Passo di Corvo, Casone, Salapia, Herdonia e soprattutto Arpi) e i pittori inglesi PERCY DRAKE BROOKSHAW e JOHN ALDRIDGE le cui opere oggi si possono ammirare nella Tate Gallery, nella National Portrait Gallery, nel Victoria and Albert Museum e nella Royal Academy a Londra. Quando alla fine del 1944 il Mediterranean Allied Photo di San Severo interruppe la sua attività, nel piazzale antistante al “De Amicis” vi fu un enorme falò che bruciò documenti, negativi, foto e tantissimi plastici, perché dell’attività dei “fotografi volanti” non restasse traccia alcuna. Non tutte le bobine, però, furono distrutte, alcune, segnalate come “Intelligenza fotografica declassificata”, vennero portate a Washington e custodite nell’archivio della Defense Intelligence Agency (DIA) nel Pentagono per la precisione. E di queste bobine diremo in una prossima occasione.

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