In evidenza

3 aprile 1989: 26° anniversario della tragedia ferroviaria di San Severo

Quest’anno ricorre il 26° anniversario delle tragedia relativa alla stazione ferroviaria di San Severo, avvenuta il 3 aprile 1989 alle ore 16.12. Il treno 12472 proveniente da Bari, deragliava, entrava nella stazione e distruggeva la parte sud del fabbricato, mettendo fine alla sua folle corsa in prossimità del piazzale antistante l’importante (all’epoca) scalo ferroviario, mietendo otto vittime:

 

Nicola Carafa di San Severo, capo gestione ferroviario; Ciro Vasciarelli di San Severo, assistente di stazione; Giovanni D’Anello di San Nicandro Garganico, manovratore ferroviario; Antonio Ognissanti di San Severo, dirigente movimento in servizio quale Capostazione titolare; Claudio Padalino di Foggia, macchinista in servizio sul treno; Domenico Iannitti di Apricena, macchinista in servizio sul treno; Michele Capotosto di San Severo, impiegato Fiat; Luciano Accettulli di San Severo, imprenditore edile. Su quel triste giorno non deve scendere l’oblio (come accaduto lo scorso anno, quando non è stato ricordato nemmeno il 25° anniversario) e soprattutto le giovani generazioni devono essere messe a conoscenza di quella particolare pagina di storia, per la memoria storica. Tipico pomeriggio primaverile, quello del 3 aprile 1989, con la “Città dei campanili” che si faceva coccolare dall’aria sorniona e mite del dopo pranzo: chi studia; chi riassetta la casa; chi ritorna al lavoro; chi ha appena cominciato un turno. Ma quel giorno, il fato aveva riservato un nefasto destino ad alcuni, non facendoli più tornare a casa. Otto persone, giunte allo stesso comune appuntamento, dopo aver salutato con un “Ci vediamo più tardi”, familiari, amici e datori di lavoro mentre le sirene delle ambulanze, dei Vigili del Fuoco e delle Forze dell’Ordine, squarciavano il silenzio delle calde ore antimeridiane. Sulle possibili cause del disastro, così si era pronunciato Michele Vasciarelli, dipendente in quiescenza delle Ferrovie del Gargano, colui che ha assistito al disastro e per primo ha allertato i soccorsi: “Si è parlato di errore umano ed alta velocità in curva. La motrice che spingeva, era l’ultima carrozza ed ha continuato a spingere fino a quando non si è tolta la tensione elettrica di alimentazione. Sul primo binario, il treno entra in stazione in curva sugli scambi. La forte velocità lo ha fatto deragliare ed il resto fa parte delle indagini condotte sul caso”. Giuseppe Ognissanti, ferroviere, nipote diretto del defunto Antonio, capo stazione deceduto quel pomeriggio, evidenzia: “Sono passati ben ventisei anni dal disastro ferroviario che ha distrutto la stazione di San Severo. Quel tragico 3 aprile 1989 alle ore 16.12 il treno regionale proveniente da Bari è entrato a velocità sostenuta nella stazione, distruggendola ed uccidendo otto innocenti, di cui sei dipendenti delle Ferrovie e due civili. Da quella data si sono fatte poche cerimonie di ricorrenza, a differenza di altre circostanze. Le diverse amministrazioni comunali, nella giornata commemorativa, si sono recati in stazione per deporre una corona di fiori e ricordare l’evento ai pochi presenti. Ma le nuove generazioni non sanno i motivi ed ‘i perché’ di quella corona, di quell’incidente, di quel monumento collocato in una zona nascosta, che ricorda l’avvenimento. Inoltre – continua Ognissanti – voglio sottolineare l’assenza dell’Ente ferroviario e delle istituzioni, che offende la memoria dei defunti. Il monumento lo si deve ad un ferroviere, collega delle vittime. All’inizio, era posto all’ingresso della Stazione, perché è stato spostato? Ora è abbandonato in una zona buia dello scalo definibile ‘dormitorio’ per gli extra comunitari. Da anni mi sto battendo con i diversi sindaci di San Severo, perché venga istituita la ‘giornata della ricorrenza’, coinvolgendo tutta la comunità. Voglio ricordare che a Bologna, il 2 agosto c’è tutta la città, c’è tutta la provincia a ricordare i suoi morti. Perché – riprende con enfasi Ognissanti – non s’intitolano, ad esempio, le strade o le piazzette ai nostri defunti? Perché il monumento non viene collocato all’interno della stazione, dov’era prima, o metterlo all’esterno, in modo che tutti i cittadini e coloro che transitano per la nostra città possano vedere, chiedersi ‘il perché’ e ricordare”. Giuseppe Ognissanti, i familiari dei morti nel tragico evento e tanti ferrovieri che lavorano a San Severo, sono contrariati dal fatto che, lo scorso anno, non è stato attenzionato il 25° anniversario e non può essere addotta come giustificazione, il fatto che era caduta l’Amministrazione comunale (a febbraio, il sindaco, Gianfranco Savino, che comunque ha sempre deposto la corona al monumento): possibile che nessuno lo ha fatto notare al commissario prefettizio?



Beniamino PASCALE

Altri articoli

Pulsante per tornare all'inizio