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A San Severo “si è fermato il tempo, anzi sembra che il REGRESSO sia l’aspirazione massima!

Una cittadina originaria di San Severo che, da 16 anni vive fuori, indirizza alla nostra redazione una lettera aperta al sindaco di San Severo Francesco Miglio:

“Non più caro sindaco,
Sono andata via dalla mia amata San Severo subito dopo aver preso il diploma perché per me non c’era futuro, sono andata via dall’unica realtà che conoscevo ignara di ciò che ci fosse fuori.
Ho conosciuto mondi diversi, letteralmente, come se fossi andata alla scoperta di altri pianeti. Tutto era diverso, tutto è diverso. Le strutture disponibili, i mezzi di trasporto, le strade.
Dopo 16 anni che sono via da San Severo e dopo aver conosciuto realtà moderne devo dire a malincuore che non trovo migliorie qui, anzi, sembra essersi fermato il tempo; ogni volta che torno in visita alla mia famiglia è un dispiacere.

Ora che sono diventata mamma trovo che sia ancora più triste e noioso venire qui a San Severo. Non ci sono dei parco giochi adatti ai bambini della fascia di età inferiore ai 2 anni ( anche loro hanno il diritto di divertirsi), e che quelli che ci sono sono trascurati e mal ridotti, della serie che fanno prima a giocare in autostrada.

Per non parlare delle strade, dei marciapiedi. Camminare per le vie di San Severo è già un’impresa ardua, figuriamoci con un passeggino! È praticamente estenuante, tra radici che fuoriescono, buche, furgoni dei venditori ambulanti che bloccano abusivamente i passaggi, auto parcheggiate sulle strisce pedonali e/o sulle rampe, fare una passeggiata diventa una sfida.

Ma perché tutto questo?

Cosa impedisce il miglioramento della vita di un paese così bello?
Non mi venga a dire che non avete i fondi!

Sono così delusa. Il progresso dovrebbe essere un diritto. Qui invece sembra che il REGRESSO sia l’asprirazione massima!

Non do la colpa solo a lei, ma anche a tutti quelli che l’hanno preceduta.
Tra il dire e il fare c’è di mezzo la volontà.
Essere sindaco non significa solo fare dirette social, significa soprattutto guidare e prendere decisioni per lo sviluppo di un paese.
Assumersi responsabilità non è facile lo so, però se non si è disposti a sacrificarsi credo che non ci si debba nemmeno candidare.
Essere sindaco è come essere il capofamiglia di una grandissima famiglia.
Pretendere il meglio per la propria famiglia fa di se un grande capo.”

Solly Mucedola

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