Comunicati

A spasso tra realtà ed equivoci cittadini.

Sono tornato da un paio di anni in questa piacevole cittadina, dopo quasi 13 anni di assenza, e molte persone, memori dell’amicizia che fu e della stima che tuttora perdura, mi accompagnano alla (ri)scoperta di ciò che è stato e spero sarà nuovamente, l’orgoglio delle mie radici. Il mio conoscente, un settantenne robusto e placido, cui devo una bellissima domenica, mi intrattiene sui borghi e sulle città dell’infanzia. Con le mani intrecciate dietro la schiena, passeggia, lento. Non addita; ammicca con un gesto del mento. Una fontana essiccata, una chiesa sbarrata e chiusa alla partecipazione a causa d’un crollo. Un quartiere storico affittato dai privati a cooperative e onlus onde permettere l’Accoglienza di Pantalone. Gli occhi chiari dritti davanti a sé, la barba bianca, curata e malinconica, che si muove al ritmo di un cibreo della devastazione. I Comuni non hanno soldi, non vantano crediti, solo debiti. Poveri Comuni del Tavoliere! Sindaci e assessori e dirigenti statali e parastatali stilano frenetici la lista delle cessioni: palazzetti ottocenteschi, boschi, castelli, ex caserme, teatri, sentieri, reliquie e tesori assortiti. Si varano alla chetichella ordini del giorno per cui se una strada, pubblica, è considerata, unilateralmente dagli stessi alla chetichella, in stato avanzato o irreversibile di abbandono, viene sottratta alle cure ordinarie dell’amministrazione.  E così paesi, paesetti e cittadine si derubricano a ghost town solcate da una viabilità frenetica che regala l’impressione del movimento e da decine di morte gore. Perché il cuore dell’Italia muore. Avanzano i suburbi, persino in sputi da diecimila abitanti; costosi dormitori, eguali a milioni d’altri nel mondo, psicologicamente criminogeni, privi di servizi se non quello d’un pezzo d’asfalto che ti porti, la mattina, verso una scuola o una superstrada da migrante: dalla provincia alla città e viceversa. Ultimamente notiamo singolari cartelloni che favoleggiano di interventi straordinari, milioni di euro che pioveranno sulla nostra città per il solo merito dell’odierna amministrazione, guarda caso ricandidata alle imminenti elezioni.Il conoscente sa di tutte queste storie. A un certo punto comincia a illustrarmi le varie proprietà di sindaci, consiglieri, assessori, generali a riposo: locali notturni, pizzerie, bar, ristoranti. Mi cita prestanome e mammasantissima. Spiega, con rigore cartesiano, perché una tal via ha l’asfalto impeccabile per trecento metri per poi interrompersi; perché l’erba cresce solo in alcuni luoghi; perché la municipale ronza solo in alcuni posti. “La sensazione che la politica sia fallimentare perché svolta da incompetenti è un equivoco. Essa si basa esclusivamente sull’affarismo e la presa di potere: è, in realtà, efficientissima”, mi dice. Tutto ciò che viene approvato è solo frutto di un accordo fra gang. Se produce effetti sulla popolazione lo fa incidentalmente. Il popolo, equivocando, scambia tale casualità per politica. Esempio. Si decide di costruire una scuola. Passano anni. Alla fine la scuola è tirata su. A fatica, ma ce la fanno. Escono titoli di giornale. Si inaugura l’edificio con trombette e putipù. La destra crede sia merito del sindaco destro precedente, la sinistra del sinistro attuale. O viceversa. In realtà ogni gruppo di potere ha deciso, sin all’ultima palata di calcina, il guadagno o la tangente di competenza. Son tutti contenti. Il debito si è alzato di un pochino e però i gonzi vedono la scuola. In effetti è lì, brutta, ma vera, con un parco giochi stitico, ma reale. Addirittura, si vocifera, qualche classe potrà entrarvi già da settembre! Un successone. Ognuno rivendica la paternità, come un branco di cornuti, ma son solo scene per il cabaret giornalistico di provincia. Nell’ombra ci si ritrova d’accordo, magari in un ristorantino che, quella sera, è chiuso, e però apre battenti e fornelli ai protagonisti del progresso. Politici, finto ambientalisti, papaveri confederali, criminali assortiti, rossi bigi e giallini affogano la felicità in un buon piatto di spaghetti in attesa della prossima Bengodi da spartire: la manutenzione. Pare, infatti, che i cessi della scuola abbiano, da subito, cominciato a fare i capricci. Colpa di scarichi malamente concepiti? E chi lo sa. Un contratto onnicomprensivo di manutenzione è concepito seduta stante, complici gli affettati, l’inchiostro ancor fresco sul compromesso impataccato di sugo. La ditta Sturacessi srl sturerà, conseguentemente, i cessi dei pargoli: pagata un tanto a intervento, ovvio.

Stanislao Savino

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