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Alzheimer: Ricorda che dimenticare non vuol dire cancellare

di Lucia Piccino

Oltre la pelle e segni del tempo, due occhi da fanciullo…

Un tema delicato ed ancora poco trattato quello del morbo di Alzheimer, processo degenerativo che attacca le cellule cerebrali. Una malattia che colpisce gli anziani e che impedisce loro di svolgere le normali azioni quotidiane, dal mangiare, lavarsi, ed uscire.

In Italia i malati sono quasi cinquecentomila, circa trentacinque milioni in tutto il mondo. Il primo sintomo manifestato da questa patologia è la perdita della memoria. L’anziano che ne soffre non solo non ricorda ciò che ha fatto due minuti prima ma non ricorda intere azioni, del tipo mangiare e poco dopo dire: << ma si mangia?>>, oppure andare alla casa al mare dove trascorreva tutto il suo tempo e i suoi anni e dire << ma questo posto è meraviglioso!>> come se non l’avesse mai visto prima. Una condizione patologica che porta l’anziano a rivivere la sua infanzia e la sua gioventù improvvisandola su chi gli sta vicino, sulla figura di un figlio e magari vederlo come un suo fratello, oppure guardare un nipote e scambiarlo per un suo vecchio fidanzato, proprio perchè l’Alzheimer fa rivivere momenti passati e fa tornare bambini. E sono proprio i bambini, i nipotini, l’unica risorsa preziosa per i nonni affetti da questa malattia che crea molto dolore anche ai propri cari che non riconoscono più il proprio genitore o nonno che dimentica anche di esserlo…di essere la persona che ha accudito e tirato su una famiglia, con amore e sacrificio. Ma pensateci, non sarebbe ancora più doloroso se tenessimo lontano i bambini dalla loro compagnia, del nonno o della nonna? o se noi adulti, rinunciassimo al loro affetto, senza restargli accanto? Non farebbe più male lasciarli soli, nel peggior vuoto, una solitudine che lascia spazio all’immaginazione, alla confusione mentale, che fa dimenticare di aver amato, che emargina ed isola il malato…

Molti sostengono che sia meglio tenere lontani i bambini da situazioni dolorose, poichè vedere un nonno o una nonna che dimentica le cose, che dimentica i nomi e che non riconosce più i volti e le voci, creando instabilità e confusione nei più piccoli che farebbero fatica ad accettare la malattia. Ma tutto questo fa parte del ciclo della vita e non è protezione per il bambino se lo si allontana dai nonni, perchè l’importante è che ci siano, godere di questa fortuna di averli accanto anche se le condizioni sono disastrose, ma negare ad un bambino l’affetto del nonno sarebbe un peccato. Il bambino un giorno se ne ricorderà, con tutte le fragilità addosso. Una presenza che sarà salutare all’altro nonno, sano, non malato, di conforto nella tristezza di questo difficile cammino, tra memoria persa, ricordi malaticci, e affetti instabili…

Dalla fine degli anni novanta in Italia sono stati creati molti centri ricreativi per i malati di Alzheimer e per i parenti, dove trascorrere del tempo insieme, centinaia di posti, da nord a sud, dove recuperare e coltivare le relazioni sociali. Ognuno con programmi ed attività adatte ai suoi ospiti. Ci sono attività manuali, giochi di memoria, l’ascolto di musica, guardare dei film e leggere dei libri. Tutte attività che danno gioia e sollievo alle persone che tutti i giorni combattono l’ Alzheimer, senza lasciarli soli.

Affrontare l’Alzheimer non è cosa semplice, la vita viene scossa, all’improvviso, da un cambiamento della quotidianità, una malattia che offusca pensieri e parole, che crea disabilità nella società. Crea discriminazione dentro e fuori casa, all’ignoranza e all’abuso (diffusi purtroppo anche nei centri di cura), maltrattati ed a volte, fino ad arrivare alla morte. I disagi e le difficoltà che determinate dalla mancata attenzione per queste persone, riconoscere il diritto di vivere una vita dignitosa delle persone malate; il rifiuto di dare risorse e fondi affinché si possa trovare una cura e garantire un’adeguata assistenza ai malati e alle loro famiglie.

Se solo si usassero gli occhi, in maniera diversa, per guardare queste persone malate ed incoraggiarle ad uscire dalla trappola del pregiudizio, a dargli voce, e a non isolarle, e far sì che questa demenza non sia definita come epidemia oppure ” ladra di ricordi e di personalità”. Educare la società di fronte a questa malattia, a rispettare l’anziano, a coinvolgerlo nelle attività, a riconoscergli i suoi diritti, a dargli voce, perchè la civiltà è un dono che non sporca le mani, abbatte l’isolamento, ferma le violenze e le discriminazioni.

alzheimer

La memoria viene offuscata, i ricordi traballano, confondi i volti e le voci, come se tu fossi una lavagna e un cancelletto spazzasse via quelle scritte e quelle incisioni che sono parte di te e della tua vita. Non riesci a capire cosa succede, tutto intorno a te sembra girarti intorno, cambiando scena e angolature dello spazio che ti circonda… Sei seduta sul divano, ti senti sola e cerchi qualcuno che possa farti ritornare a casa, che possa concederti la tua memoria e la tua esistenza, si, perchè tu esisti, anche se sei assente, fai parte della vita, e devi accettarlo… perchè ci sarà sempre qualcuno che ti ridarà quel posto che era tuo, che ti farà usare le mani per cucire, sarà lei ad insegnartelo, tua figlia, tua nipote, saranno capaci di farti camminare tenendoti un braccio come guida, che alla notte ti metteranno a letto, e ti diranno che non dimenticano la persona speciale che sei, che saranno al tuo fianco per farti ricordare, per incoraggiarti a vivere serenamente… e al tuo risveglio saranno ancora lì, un bacio sulla fronte e l’inizio di una nuova giornata insieme, a creare una nuova realtà, dove tu sei il bambino da crescere ed accudire, e loro sono i tuoi maestri, e sarà difficile… ma sarà altrettanto semplice continuare ad amarti, fino a che vita avrai, resterai la donna forte e coraggiosa, anche se a volte stenti a ricordare di vivere l’oggi, tra una dimenticanza ed un vecchio ricordo risalire nella tua testa,  la carezza che dai, non la scordi, lascia il ricordo più bello che questa malattia non potrà negarti e strapparti mai.

Sono riuscita a farti sorridere oggi… non mi riconosci con questi abiti, ti ho regalato un palloncino, un fiore per esattezza, che hai sistemato vicino al tuo letto, e tu sai, ma te lo ricordo sempre che è un fiore che non appassisce mai, che non serve avere la premura di dargli dell’acqua che resta vivo solo con il tuo sorriso, e tu contenta sospiri perchè non dovrai ricordartelo… ma quando sarò andata via, ti verrà chiesto chi fosse stato a donarti un fiore così bello, e tu risponderai: << è stato uno… non ricordo il nome, era una persona strana, ma tutta colorata… >>. 

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