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Centro commerciale: bruciare risorse e illudere i disoccupati

Sono venticinque anni che mi occupo di insediamenti produttivi nel territorio foggiano, ma rimango ancora basito quando mi trovo di fronte a certi modi di agire delle amministrazioni locali. Questa volta devo assegnare il mio personalissimo “Oscar della meraviglia”

 

non solo all’amministrazione comunale di San Severo, ma a tutti coloro che occupano un ruolo politico/amministrativo nella città, nessuno escluso. Com’è possibile, infatti, che in un territorio che langue da decenni e che soffre a causa di una deindustrializzazione profonda, che vede i propri cittadini riprendere la via dell’emigrazione verso l’estero, che registra un crollo dei redditi, che non riesce ad affermare il proprio nome nel campo dell’agroalimentare, ci si preoccupi di costruire un mega centro commerciale?

Naturalmente quando viene posta la questione a coloro che si occupano della “cosa pubblica”, la risposta, corale, è sempre la stessa: si tratta di un investimento che porterà benefici alle maestranze che lo realizzeranno, inoltre attrarrà clientela anche da centri limitrofi, creerà occupazione, ecc.

Considerati i cronici venti di crisi “strutturale” di cui soffre la nostra provincia, gli amministratori di San Severo ritengono che davvero sia utile sottrarre oltre 140 mila metri quadri di terreno alla possibilità di insediare aziende che “producono”, a beneficio di un’attività che ha il solo scopo di drenare risorse attraverso i consumi? Certo, le aziende che sono alla ricerca di siti su cui insediare attività produttive andrebbero cercate e convinte con validi motivi a realizzare unità locali sul nostro territorio: operazione non agevole, e addirittura impossibile se scarseggiano sia le capacità che la volontà in tal senso.

Ma, in questa mia brevissima riflessione, vi sono due questioni che mi preme sottoporre a chi ripone fiducia nelle “qualità salvifiche”, in campo occupazionale, dell’erigendo centro commerciale. Prima questione: lo sanno i promotori e i sostenitori nostrani dell’iniziativa che un centro commerciale di tali dimensioni nuocerà sicuramente ad alcune realtà già presenti sul territorio? Non mi riferisco solo ai “negozi di vicinato”, ma soprattutto a quelle strutture di medie dimensioni che compenserebbero in negativo, attraverso licenziamenti, la creazione di nuovi posti nella zona ASI (circa 300, secondo previsioni più che ottimistiche).

Seconda questione. Chi diffonde proclami sulle nuove possibilità di occupazione forse ignora che a Foggia, su iniziativa del gruppo Sarni-FINSUD, sull’area dell’ex zuccherificio SFIR, si sta già realizzando un centro commerciale, denominato GrandApulia, ancor più “mega” – e quindi attrattivo – di quello sanseverese: quasi 200 mila metri quadri di superficie, oltre 100 negozi e almeno 800 addetti con annessa multisala cinematografica e casello autostradale (anch’esso in costruzione) a poche decine di metri dalla struttura. Tale centro commerciale sarà sicuramente più attrattivo di quello sanseverese, e godrà di un bacino d’utenza molto più vasto. Come farà il nostro Davide a competere con un tale Golia? E’ facile prevedere che tra qualche anno ci si ritroverà con la solita cattedrale nel deserto nella quale non ci sarà più bisogno di “recitar messa” per mancanza di fedeli… clienti. Allora piangeremo inevitabili mobilità e licenziamenti, come più volte in questi anni è accaduto in realtà come Casamassima, Modugno, Mestre, Grugliasco, ecc., luoghi che – a differenza di San Severo – beneficiano di contesti socioeconomici molto più evoluti.

Ben altre iniziative e ben altro impegno occorrono per risollevare le sorti di un’economia cittadina ormai allo sbando. Ma si sa, è difficile rinunciare al facile consenso, anche a costo di affossare ancor di più la città e chi la abita.

Antonio G. Del Vecchio

presidente

Associazione “Enrico Mattei”

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