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C’ERA UNA VOLTA “ACQUA E SALE”

di MICHELE MONACO

Non abbiamo atteso il 16 novembre 2015 e dintorni per commemorare il VENTENNALE della scomparsa di NINO CASIGLIO (nella foto, dipinto dal pittore ATTILIO FICUCIELLO-1982-olio su tela, cm. 50×70).Nei mesi scorsi ci siamo infatti dedicati con altri articoli a raccontare alcuni aspetti del pensiero e della personalità del compianto e indimenticato PRESIDE-SCRITTORE. Lo abbiamo fatto con discrezione e spirito di servizio dalle colonne di questo giornale, rivolgendoci soprattutto al mondo della Scuola. E’ bene ricordare che nel 2005(Decennale) fu commemorato in una solenne seduta monotematica del Consiglio Comunale e successivamente con l’organizzazione(da parte dell’Amministrazione Comunale) di un convegno al quale partecipò SILVIO PERRELLA, Presidente del Premio Napoli, e il giornalista scrittore ed ex Direttore della Rai VALTER PEDULLÀ. La duplice commemorazione era doverosa e naturale in quanto il Preside CASIGLIO- come è noto- aveva lasciato una straordinaria traccia politico-istituzionale (comeSindaco della migliore tradizione Socialista) e per la produzione di autentici capolavori della Letteratura Italiana come il romanzo “ACQUA E SALE”.Se dovessi raccontareoggiad un giovane, nato proprio vent’anni fa, la figura di CASIGLIO, partirei subito dal romanzo “ACQUA E SALE”, con il quale l’autore porta ALLA RIBALTA PER LA PRIMA VOLTA gli usi e costumi del popolo dellaCapitanata fino ad allora completamente estranei alla Letteratura Italiana.Attraverso le vicende di una famiglia proletaria affronta il trapasso dalla società agricola, ma radicata nei suoi valori, ad una falsa modernità priva di ideali. Questo porterà CASIGLIO ad una amara conclusione che sintetizzerà con queste parole: <<CIÒ CHE DOVEVA ESSERE CONSERVATO LO ABBIAMO PERDUTO, CIÒ CHE DOVEVAMO PERDERE LO ABBIAMO CONSERVATO>>. A commento di questa suo romanzo l’autore dirà testualmente: “Con ACQUA E SALE ho cercato di rappresentare la mia delusione per la sconfitta che ho constatato coi miei occhi fra tanti lavoratori della classe contadina. E, contro la stolta idea prevalente, ho voluto però riaffermare una mia fede profonda: NON È VERO CHE LO SCONFITTO HA SENZ’ALTRO TORTO E IL VINCITORE AUTOMATICAMENTE RAGIONE”.

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