CHIEUTI: ROBERTO RUBERTO: CITTADINO DEL MONDO

Chieuti: ricade in questi giorni un triste anniversario che passa inosservato a tanti e che nessuno ricorda. Nel lontano 1972 proprio in questo periodo ci lasciava uno dei più grandi personaggi che questo paese ha avuto, sto parlando di Roberto Ruberto.
Ho ripreso volutamente la sua biografia e farla conoscere, perché ritengo che la sua grave perdita è stata davvero un danno per la comunità chieutina. Sono infatti convinto che con lui in vita, Chieuti attraverso la sua opera, sarebbe stata migliore, in tutti i sensi.
Roberto Ruberto dopo la maturità classica, conseguita presso il liceo di San Severo, si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Roma ma ben presto la letteratura ebbe il sopravvento sul diritto. Durante il soggiorno romano si dedicò completamente al giornalismo. Divenne redattore di terza pagina dell’Informatore Italiano dove pubblicò recensioni e note di letteratura. Collaborò con numerose altre testate, come La Gazzetta del Mezzogiorno e il Corriere Nazionale. Nel 1957 emigrò in Canada dove seguì i corsi di filologia romanza presso l’università di Alberta, a Edmonton e si laureò a pieni voti nel 1961, con una tesi su Garcia Lorca.
Nel 1962 ottenne la docenza di Lingua e letteratura italiana contemporanea presso l’Università di Vancouver (Columbia Britannica) e dal 1964 in poi tenne corsi di letteratura medioevale e rinascimentale italiana e spagnola in altre Università canadesi e americane, (British University, Northwestern University, Università di Berkley). Contemporaneamente, la curiosità del giornalista e la passione che aveva per il folklore, lo spinsero di frequente in giro per il mondo alla ricerca di personaggi (Arrigo Levi, Pablo Neruda, Augusto Tomayo Vargas, Milovan Djilas, Nelson Algren, Morley Cahhaghan) e avvenimenti letterari a lui più congeniali (La vita letteraria di Buenos Ayres, San Francisco, Tirana, Madrid, Bucarest, Roma). Esperienze e incontri che puntualmente registrò in saggi e articoli pubblicati su importanti riviste italiane e straniere come The Gateway, Il Ponte, Italian Quarterly, Stet, Rassegna di Studi Albanesi e Partisan Review. Traduttore e saggista fecondo, curò in più lingue un’antologia critica e storica di autori canadesi e redasse la Voce periodico sulla letteratura canadese. Fu attore e cantante del gruppo “I Cantastorie di Silvano Spadaccino” dal progetto “Il Canzoniere della musica popolare italiana”. Fondamentali gli studi e le ricerche sul versante culturale albanese e arbëresh, è stato il primo ed unico ricercatore a Chieuti. Impegnato nel panorama del canto popolare, dai Balcani alle aree albanofone dell’Italia meridionale, ha lasciato una tangibile eredità a coloro che in seguito hanno approfondito e proseguito gli studi. Autore di un saggio in lingua inglese scritto per Italian Quarterly intitolato “INSIDE ALBANIA” (Dentro l’Albania) in cui diceva: “Non posso definirmi albanologo poiché l’albanologo vero deve dedicarsi allo studio dell’Albania con la serietà di un filologo tedesco; tuttavia potrei facilmente passare per uno di loro”.
Interessato alla letteratura albanese, contribuì alla conoscenza e alla diffusione di alcune opere originali come quelle in particolare, di Girolamo De Rada, poeta romantico albanese che visse in Italia a Macchia Albanese e che scrisse, senza mai vedere l’Albania, il “MILOSAO”, il più grande poema romantico della letteratura albanese. Di molti altri autori scrisse saggi e traduzioni in lingua inglese.
Ritornò a Chieuti e diede vita ad una serie di iniziative culturali, sociali e teatrali che videro un rigoglioso risveglio di tutta la comunità ed in special modo dei giovani del paese, aveva iniziato anche una meticolosa ricerca sulla poesia e sulla musica del canto popolare italiano dal Medioevo ai nostri giorni, un materiale vastissimo in lingua inglese e italiana. Autore anche di un vero gioiello letterario dal titolo “THE LONG WINTER” (IL LUNGO INVERNO), scritto quando era ancora in Canada e dove lo scrittore rievoca vicende e momenti vissuti del paese natale che tornano alla mente e assumono un grande valore quando si è un emigrato.
Purtroppo la cattiva sorte improvvisamente ha interrotto a trentanove anni il suo lavoro, lasciando un grande vuoto in tutti quelli che hanno avuto la fortuna di conoscerlo e collaborare con lui.
Il fratello Giorgio, continuò a lavorare per la valorizzazione della lingua e cultura albanese, costituendo un gruppo di ricerca di canti albanesi, denominato “Gruppo Arbëreshe”, composto da Donato Meola, Giovanni Rimenti, Lello e Angela Dell’Aquila, Raffaella Tammaro, Antonella Calò e tanti altri che collaborarono all’uscita di diverse raccolte musicali di questi canti. Il gruppo diventò un vero punto di riferimento in tutta l’Italia, numerosi furono i concerti tenuti in tantissime città della penisola. Purtroppo anche il fratello Giorgio ci lasciò prematuramente in un tragico incidente stradale.
Chiudo questo ricordo con l’auspicio che qualcuno possa in qualche modo ricominciare. Questo patrimonio culturale, i documenti che hanno lasciato, non devono essere abbandonati o peggio ancora dimenticati. La creazione di un centro culturale o altre iniziative sarebbero importanti per farlo conoscere e far conoscere il nostro territorio.
Roberto Ruberto non merita solamente il titolo di una strada ma molto di più.
Giovanni Licursi