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I PALAZZI PRIMA DEI PALAZZINARI

RICORDI SANSEVERESI

di ENZO VERRENGIA

San Severo aveva un decoro che va smarrendosi. Per ricordarlo non serve essere vecchi. Basta andare indietro fino agli anni ’80, quelli del cambiamento. A quell’epoca, il peggiore sottoproletariato ebbe posti pubblici senza passare prima per l’acculturazione e la città iniziò a precipitare. La ricerca della SAN SEVERO PERDUTA è quindi un viaggio nel tempo, ma anche nello spazio, perché si tratta di ritrovare posti ormai spariti.
I primi palazzi condominiali sorsero nel periodo del boom economico, rinnovando l’assetto urbanistico. Erano costruiti benissimo, solidi, estetici, puliti dentro e fuori. Si affiancavano ai campanili nel proiettare l’abitato verso l’alto. Gli inquilini erano professionisti, commercianti di qualità, impiegati diligenti e pochi arricchiti che cercavano di sembrare borghesi. Vi si respirava un PROFUMO DI DIGNITÀ.
A fare da sentinelle, i portinai con le loro guardiole e gli appartamenti al piano terra. Entrando, si doveva dare conto a loro di chi si cercava. Per i ragazzi che si recavano dagli amici per studiare o giocare insieme, non c’era scampo dallo sguardo altero del signore dietro il vetro che immancabilmente chiedeva: «A che piano vai?».
Ogni singolo interno, poi, aveva la qualità di uno scenario cinematografico. Pavimenti di marmo fatti per durare. Salotti con le pareti tappezzate di libri, più il vano per lo stereo e gli amplificatori. Aleggiava un sentore misto di deodorante, acqua di colonia e componenti elettroniche. Il tutto amalgamato dall’aroma di ottima cucina.
D’inverno, erano accesi i termosifoni. Prima della crisi energetica, la temperatura dei palazzi raggiungeva livelli tropicali. Per questo vi si poteva aggirarsi in maglietta. Anche l’umanità che li popolava era scenografica. Educata, gradevole e linda come lo era sul piano morale.

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