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IL CONCILIO DI TRENTO, AVVENIMENTO CARDINE PER LA FORMAZIONE DI PADRE MATTEO

Il Cappuccino di Agnone, abbiamo precedentemente evidenziato, visse un’epoca travagliata della storia nazionale ed europea: quella tra il Concilio di Trento, aperto da Papa Paolo III Farnese il 13 dicembre del 1545, che segna il trionfo della cattolicità, e le lotte per il predominio spagnolo in Italia.

In questo numero ci occuperemo del Concilio di Trento, evento straordinario per la storia della Chiesa, e delle sue ripercussioni in ambito ecclesiastico sino all’avvento del regno di Elisabetta I d’Inghilterra.

La data di nascita di Padre Matteo da Agnone coincide proprio con la chiusura del Concilio Tridentino. Ciò acquisisce un valore importante perché le regole e le disposizioni dettate dall’assise conciliare trovano piena adesione negli scritti che Padre Matteo ci ha lasciato.

In questo periodo emergeva la questione spinosa del problema della GIUSTIFICAZIONE DELLA FEDE, che aveva caratterizzato il luteranesimo. Lutero, infatti, sosteneva che la salvezza dell’uomo avviene soltanto per mezzo delle opere; il Concilio di Trento, invece, screditò questa opinione, rivalutando il principio dell’autorità del Sommo Pontefice. <<Sulle fonti della Rivelazione – sostiene Elena Bonora – contro la sola sciptura, il Concilio tridentino, stabilì l’eguale importanza della tradizione ecclesiastica. Furono approvati i decreti sui sacramenti […] (battesimo, cresima, eucaristia, penitenza, estrema unzione, ordine sacro, matrimonio) contro i due ammessi dalla dottrina luterana (battesimo ed eucaristia)>>[1].

Furono inoltre riaffermati altri tre aspetti che la religione luterana aveva “bandito”: l’esistenza del purgatorio, la validità delle indulgenze, il culto dei Santi e della Vergine. Però, al di sopra di tutti, vi era l’autorità papale che ne usciva rafforzata. Le regole dettate dal Concilio di Trento trovarono ben presto fieri oppositori: mentre i re di Spagna , Portogallo e Polonia furono accondiscendenti a prestare obbedienza al Romano Pontefice, in Francia la <<registrazione delle norme tridentine si scontrò con la radicata tradizione di autonomia e difesa delle “libertà gallicane”>>[2]. La Francia si mostrò, dunque, poco incline alla Chiesa di Roma, e ciò costò non poche lotte in termini di rivendicazioni del diritto di libertà di trasformare la <<Francia in un paese di obbedienza papale>>[3].

Nel mese di marzo del 1547, causa un’improvvisa epidemia che aveva invaso la città di Trento i lavori conciliari proseguirono a Bologna. Sospeso per protesta dei Vescovi spagnoli che non condividevano la scelta della città felsinea, il Concilio di Trento fu nuovamente riconvocato da Papa Giulio II nel 1551. La guerra tra Carlo V ed Enrico II di Francia determinò una nuova sospensione dei lavori, sospensione durata dieci anni quando l’assise conciliare venne riaperta da Papa Pio IV. L’interruzione decennale, però, aveva determinato un profondo cambiamento nel quadro politico italiano ed europeo. Morto Carlo V, il suo regno venne diviso tra i figli: Filippo II ed il fratello Ferdinando. Filippo II ebbe lo stato di Milano, i regni di Napoli, Sicilia e Sardegna, mentre Ferdinando ottenne i domini asburgici. Sul fronte del protestantesimo era intervenuta la Dieta di Augusta, che nel 1555 aveva riconosciuto la libertà religiosa per i principi protestanti, sancendo la pluriconfessionalità della Germania sul principio <<cuius regio eius eligio>> (chi deteneva la sovranità del territorio spettava di determinare la religione dei sudditi).

L’annosa guerra tra Francia e Spagna per il predominio dell’Europa si risolse con la pace di Cateau Cambrésis, stipulata nel 1559. Nello stesso anno la morte di Enrico II di Valois inaugurava un periodo di debolezza della monarchia, gettando la Francia nelle guerre civili.

In Inghilterra con l’avvento di Elisabetta I iniziava un periodo turbolento per la storia dell’Europa, caratterizzato da continue lotte di natura religiosa: il matrimonio di Enrico VIII con Anna Bolena, lo scisma anglicano, l’uccisione di Maria Stuarda, rompono ogni legame con la Chiesa di Roma.

Sono gli anni della fanciullezza di Padre Matteo d’Agnone, anni dei <<giocattoli, trastullo riservato ai bambini>>[4]. Ma, a differenza dei suoi coetanei il Signore aveva per lui grandi progetti.

[1] Cfr Il Concilio di Trento e il ruolo dell’episcopato nell’Italia postridentina, in ELENA BONORA, La Controriforma, Bari, Editori Laterza, 2001, p. 45.

[2] Ibidem, p.46.

[3] Ibidem, p.47.

[4] Cipriano De Meo, Un santo senz’altare, Ed. Frate Mago, Foggia, 1982, p. 12

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