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Il randagismo resta un problema e sembra non esserci soluzione (a San Severo)

A San Severo, si apre un serio dibattito sociale sulla questione “randagismo”. Un triste fenomeno che i cittadini sperano giunga ad una tempestiva soluzione, visto che genera problemi a cascata che coinvolgono la comunità (responsabilità, sicurezza, igiene, pulizia, ecc.) e malgrado le tante organizzazioni che si

 

occupano del problema (Comune, ASL, Enpa, Oipa, Onlus simili e semplici cittadini), in cui sono mobilitati uomini, mezzi e risorse dei contribuenti, non si ha la percezione di concretezza. Nei giorni scorsi erano stati il Consigliere comunale di opposizione, Francesco Stefanetti e Sally de Bucanan del “Movimento cittadini” a tirar fuori il problema, dicendo che: “La maggioranza di Palazzo Celestini in virtù di una legge, rinegozierà la convenzione con l’Enpa, applicando una riduzione del 5%. Il canile ospita circa 500 cani del Comune di San Severo che, però, ne mantiene 230. Non comprendiamo come si possa migliorare la condizione degli animali e dei cittadini effettuando tagli netti ad una realtà già difficile da gestire; vorremmo capire cosa spinge gli amministratori a voler risolvere la convenzione con l’ENPA e chi dovrebbe, in tal caso, occuparsi del servizio nella fase di transizione e nel medio-lungo periodo (1,50 euro/cane); vorremmo essere messi a conoscenza di quanto il Comune è disposto a spendere complessivamente per erogare lo stesso servizio. Riteniamo che ad un’attenta gestione del servizio vada affiancata una seria e forte campagna di incentivazione per le adozioni degli amici a 4 zampe”. Così l’assessore Lino Albanese, che detiene la delega al randagismo: “Abbiamo soluzioni alternative se l’Enpa dovesse venire meno ai propri impegni. In tutti i Comuni d’Italia e per tutti i contratti in essere, le amministrazioni stanno effettuando una rinegoziazione pari al 5%, così come previsto nella legge sulla ‘spending review’. Anche il Comune di San Severo è al lavoro per la rinegoziazione di tutti i contratti e non soltanto dell’Enpa. Non abbiamo mai avuto contezza del numero dei cani presenti in canile perché non esiste un registro canino e se dovesse esistere, non ne siamo mai stati messi al corrente. Ad oggi, un cane ricoverato in canile – continua Albanese – costa al Comune 3,50 euro al giorno. L’Enpa invece di lamentare la presenza di centinaia di cani che affollano il rifugio dovrebbe spiegare ai cittadini come mai nonostante la spesa di oltre 200.000 euro/anno i cani randagi sul territorio invece di diminuire, grazie alle adozioni e alle sterilizzazioni, aumentano. Siamo disponibili con l’Enpa a varare un piano a breve e lungo termine per ridurre il numero dei randagi presenti in città, di quelli presenti nel canile e di promuovere le adozioni dei randagi, purché ci sia una collaborazione reciproca. Vogliamo continuare a lavorare con l’Enpa ma nel caso in cui l’associazione ha problemi e volesse rescindere la convenzione abbiamo pronte altre soluzioni che prevedono una spesa a cane di 1.50 euro”. La cronaca, però, fa registrare un evento negativo che rende ancora più triste la questione. Così il Sindaco Miglio: “Il dirigente comunale Bendetto Di Lullo, si è recato presso il canile cittadino per chiedere al responsabile le copie originali dei documenti di reimmissione sul territorio di alcuni randagi presenti in piazza Municipio. Il dirigente in questa occasione avrebbe subito l’aggressione del presidente dell’Enpa Alto Tavoliere, alla presenza degli agenti della Polizia Locale e dei dipendenti del canile, dovendo ricorrere alle cure dei sanitari. Condanniamo con fermezza l’accaduto, ritenendo che il gesto poco si addice al rappresentante di un Ente nazionale che con l’Amministrazione è chiamato a collaborare e che da anni gestisce un servizio pubblico”. Cosa può fare un cittadino che intende segnalare la presenza di un cane randagio? Lo fa presente alla Polizia Locale che verifica la segnalazione e poi la passa all’ENPA (in questo caso, perché il Comune di San Severo, non avendo il ‘canile sanitario’, ha una convezione con l’ENPA) che va a recuperare il cane ed esegue i controlli come da protocollo. Se il cane sta bene, resta nel ‘canile rifugio’ (altrimenti passa dal canile sanitario) e può essere reimmesso nel territorio (il sindaco firma la reimmissione, su parere del veterinario della ASL). Una volta che il cane è nella struttura, ne diventa responsabile il Comune. Questo in sintesi l’iter. Ma una volta reimmesso nel territorio, si chiedono i cittadini, non si ricrea il branco? Perché il randagismo resta un problema complicato? Perché ci sono ancora tante ombre, a livello nazionale, sulla questione?



Beniamino PASCALE

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