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LA PUGLIA E’ QUARTA NELLA CLASSIFICA NAZIONALE DEI COMUNI SCIOLTI PER MAFIA

L’Editoriale di DESIO CRISTALLI

Secondo i dati raccolti dal 1° gennaio 2022 al 30 settembre 2023 sono stati 18 gli Enti locali sciolti per mafia in Italia, quasi uno scioglimento al mese. Un dato inquietante che conferma un trend in atto da oltre 30 anni. Infatti, dal 1991 al 30 settembre 2023 sono stati 383 i decreti di scioglimento in ben 11 regioni, sei delcentro-nord. Sono ben 76 le Amministrazioni che hanno subìto più di uno scioglimento ((56 enti sono stati sciolti due volte, 19 tre volte e un Comune addirittura 4 volte!)). 280 scioglimenti hanno riguardato Consigli Comunali e in 6 casi ad essere commissariate sono state Aziende Sanitarie Provinciali. NEL PERIODO PRESO IN ESAME LA PUGLIA È LA QUARTA REGIONE D’ITALIA PER ENTI LOCALI SCIOLTI PER MAFIA CON 26 AMMINISTRAZIONI COINVOLTE. A testimoniare ciò sono le numerose inchieste giudiziarie che in questi anni hanno rivelato un sistema molto ramificato di affari illegali. Tanto nei territori a tradizionale presenza mafiosa quanto in quelli di più recente espansione malavitosa lo scopo delle cosche è quello di controllare ogni settore della vita economica e politico-amministrativa degli Enti Locali, con impressionante sfrontatezza criminale. Obiettivi che vengono perseguitiaggirando tutte le procedure di trasparenza e occupando ogni spazio disponibile. Emblematica, in questo senso, è l’attenzione delle mafie per il controllo di appalti e lavori pubblici. Altri settori di interesse della criminalità organizzata sono ambiente, edilizia privata, attività economiche del territorio, società partecipate, patrimonio degli enti, risorse umane, il settore dei rifiuti e quello elettorale, con un alto grado di condizionamento che porta al fenomeno dello scambio elettorale. La forte ramificazione mafiosa in particolariterritori è testimoniata dal fatto che spesso ad essere sciolti sono Comuni a pochi chilometri di distanza tra loro. Il report in materia dimostra, infine, come l’attacco delle mafie si concentri di più sui piccoli Comuni. In base ai dati demografici forniti dall’ISTAT, risulta che la stragrande dei Comuni sciolti per mafia dal 1991 aveva una popolazione residente inferiore ai 20.000 abitanti, tanti anche inferiori ai 10.000 abitanti e solo l’8.5% con una popolazione residente superiore ai 50.000 abitanti.Le ragioni sono varie ed evidenti: i Comuni più piccoli garantiscono ai clan vantaggi in termini di controllo del territorio e della società civile; c’è meno presenza di forze di polizia, che se da un lato è giustificata dalla popolazione ridotta, dall’altra sembra sproporzionata se si pensa al grado di presenza mafiosa. Inoltre i territori più piccoli sono meno esposti mediaticamente e questo giova agli affari dei clan. E infine è più facile far pesare la forza economica criminale sulle piccole amministrazioni e sull’imprenditoria locale.

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