LEONE MUCCI, “L’AMERICANO”
di GIUSEPPE CLEMENTE
Nel primo incontro “da remoto” del CRD, nuovapresidente la prof.DINA ORSI, il prof. MICHELE PRESUTTO, Presidente del Comitato di Foggia dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano e Vice Presidente dell’Associazione, sagacemente introdotto dal prof.FRANCESCO BARBARO, in una seguita conferenza ha reso noto i risultati di una lunga e puntuale ricerca condotta negli archivi degli States suLEONE MUCCI, che hannomesso in evidenza come sul nostro concittadino ci sia ancora tanto da conoscere.Sappiamo tutti che è stato un politico importante, cheisuoi interventi, come leader socialista, sono stati sempre apprezzati negli innumerevoli congressi a cui ha preso parte quando era deputato al Parlamento del Regno d’Italia tra il 1919 e il 1924. Poco o nulla, però,si sapeva, fino ad oggi, di quanto rilevante sia stato il suo spessore internazionale. LEONE MUCCI, che molto viaggiò nella sua vita tra il 1908 e il 1913, visse a Boston, muovendosi in tutto il New England, da New York al Maine. L’attività di avvocato nel foro del capoluogo della contea di Suffolk, e quella di attivista e propagandista politico lo portò a prendere parte ad alcune delle pagine più significative dell’esperienza degli italiani emigrati in quegli anni negli Stati Uniti.Laureato in giurisprudenza e poliglotta (parlava fluentemente francese, inglese e tedesco), si rese conto da subito dei meccanismi che gestivano questo enorme flusso di persone dall’Italia e dall’Europa verso l’America, una massa “di poveri paria che, senza istruzione di qualsiasi specie si trovavano ad un tratto, sbalestrati dal mondo feudale in cui sono vissuti tanti anni, in questa terra delle grandi speculazioni moderne, senza capirne un gran che”.In America MUCCI ritrovòmolti suoi conterranei che da Casalvecchio, Torremaggiore e Rodi Garganico si erano trasferiti a Boston, a Lynn, a Milford o a Hoboken, che cercavano di riprodurre non solo lo stesso tessuto relazionalelasciatonei luoghi di origine, ma anche la identica rete politica e MUCCI, già conosciuto in Capitanata, cominciò a farsi un nome anche in America. Prese parte, in qualità di avvocato difensore a molte causescélèbres di quel periodo. Dalla difesa di ETTORE GIOVANNITTI nelle aule del tribunale di Salem allo sciopero di Hopedale, dove conobbe un giovane immigrato di Torremaggiore, il cui nome era NICOLA SACCO.Tornato in Italia, perché candidato dalla Direzione Centrale del PSI alle politiche del 1913, LEONE MUCCI si portò dietro l’esperienza americana e le relazioni intessutenel nuovo continente, prima fra tutte, quella con ARTURO CAROTI, anche lui ex-emigrante, rientrato dall’America, e già da qualche anno deputato. CAROTI venne a San Severo e tenne un comizio che rimarrà nella memoria di più generazioni e, conoscendo bene il clima di violenza che si era istaurato nel collegio elettorale di San Severo, ne chiese conto al governo il 2 dicembre 1913 in una interpellanza parlamentare. Dopo la prima guerra mondiale NICOLA SACCO, che MUCCI aveva conosciuto a Milford otto anni prima, venne arrestato e condannato a morte insieme ad un altro italiano, BARTOLOMEO VANZETTI. Da Torremaggiore subito coinvolsero il deputato MUCCI che farà di tutto pur di salvare i due italiani dall’altra parte dell’oceano: interpellanze parlamentari, appelli ai testimoni, ricerca delle testimonianze, udienze presso l’ambasciata americana a Roma e altro ancora. Tutto però, alla fine, risultò vano. Quella fu anche l’ultima grande battaglia di LEONE MUCCI. Dal 1923, cominciò il suo declino personale e politico. Prima il carcere, poi il confino e infine l’isolamento. Morirà, ormai anziano, stanco e poverissimo, nel 1946, nella sua San Severo. Solo pochi mesi prima, nel 1945 aveva presentato al Prefetto il suo programma alle elezioni amministrative per i partiti del CLN. Ultimo atto d’amore verso la sua città e i suoi concittadini. MUCCI ebbe la ventura di essere prosindaco della città (il sindaco era ERNESTO MANDES) negli anni della Grande Guerra, e nel periodo della spagnola. Ebbene in quelle tristi circostanze il Nostro, convinto assertore dei valori della umana solidarietà,si prodigò tanto per migliorare la condizione materiale e morale di tanta povera gente colpita dal terribile male e, in particolare, degli orfani. E ancora, quando a San Severo giunsero i profughi di Caporetto, che tutto avevano perso ed erano in cerca di un luogo dove continuare a vivere e a sperare, l’assessore LEONE MUCCI “per alleviare le sofferenze di tanti infelici”, chiese ed ottenne dal Consiglio comunale “provvedimenti finanziari per soccorrere la maggior parte delle famiglie” E’ triste constatare che oggi a San Severo di LEONE MUCCI, eccetto una via e un’anonima tomba, non vi sia nulla che ricordi il grande concittadino, che ha speso la sua vita per i diritti dei diseredati. Quanti sono quelli che conoscono bene la sua storia, specialmente tra i giovani, ai quali dovrebbe essere additato come nobile esempio di virtù civili? Lui, sì che meriterebbe non un busto, ma una statua e proprio di fronte a Palazzo Celestini, luogo in cui tanto operò per il bene della città.