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L’Epicentro Giovanile è un modo di essere.

Iniziai a bazzicare l’Epicentro quando avevo circa 14 anni, in realtà mi ci aveva già portato qualche anno prima mio fratello Francesco. Don Nico, che gestisce il centro, è sempre stato uno di famiglia per noi; forse sarà anche per questo che nell’adolescenza ho riconosciuto il centro subito come una seconda casa.

Diciamocelo chiaramente: per me a quell’età è stata una fortuna trovare un posto del genere.

Oltre a Don Nico, che successivamente è diventato anche il mio padrino, all’interno dell’Epicentro ci sono sempre stati due gruppi quello dei “grandi” e quello dei “piccoli”. Questa cosa ha giovato a tutti noi perché i ragazzi che erano lì da più tempo hanno sempre provato una sorta di responsabilità nei confronti dei più piccoli. Spesso ci aiutavano a superare le problematiche adolescenziali che ognuno affrontava e che loro, avevano affrontato solo qualche anno prima. Mentre i più piccoli avevano modo di avere accanto qualcuno che fosse realmente interessato loro oltre ad avere quotidianamente degli esempi di vita. C’è stata una frase che mi ha aiutato tanto in quegli anni e che ancora oggi mi risuona nella testa che recita così: “Dio concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare le cose che posso, e la saggezza per conoscere la differenza”.

Grazie ai momenti vissuti insieme ho potuto imparare che la maggior parte delle volte le scelte più giuste non sono né rapide né semplici, ho imparato a guardare dalla parte delle minoranze, dalla parte di quelli che vengono definiti i più deboli, ho imparato a comprendere che la vita non è uguale per tutti e che ognuno di noi è unico. Vi è mai capitato di dire: “È una cosa che non si può spiegare, la devi vivere per capire?”. Beh, gli insegnamenti ricevuti e le esperienze di vita fatte sono davvero difficili da spiegare su questo foglio di carta. Sicuramente uno dei momenti più belli, forti ed assurdi che ho vissuto nella mia vita è stato il viaggio in Africa. Avevo 18 anni e mi si è aperto un mondo davanti che pensavo di conoscere ma che, in realtà, non conoscevo affatto. Ancora oggi, 12 anni dopo, se chiudo gli occhi riesco a sentire i bambini che cantano, l’odore di quella terra rossa e quel senso di pace mai provato nella mia vita.

È davvero difficile riuscire a spiegare cosa sia l’Epicentro. Se mi chiedessero di spiegarlo in una parola, sicuramente la prima che mi verrebbe in mente è famiglia. Ormai la vita mi ha portato lontano dalla mia città d’origine, ma l’Epicentro io me lo porto nel cuore, ovunque vada.

Una cosa forse, la più importante di tutte non l’ho ancora detta: GRAZIE!

Grazie don Nico, grazie Sara, Giovanni, Mauro, Carmen, Antonio, Leo, Francesco, Michele, Simona, Luigi, Giuseppe, Rino, Felice, Martina, grazie a tuttiGrazie Epicentro!

Alessandro Iantoschi

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