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Non è scuola calcio se non c’è il POF!!

Le periferie della nostra citta’ c’erano degli enormi campi sportivi privi di porte (le facevamo con le pietre), niente dimensioni (dipendevano dal numero di giocatori e all’istante si tracciavano), linee laterali (immaginarie, oppure si andava  chiedere un po’ di calce nei cantieri), senza maglie da indossare (giocavamo a torso nudo e ci riconoscevamo col viso, oppure ognuno indossava quello che aveva, accentuava la visione periferica). Per non parlare dei veri e propri strumenti del mestiere: le scarpe (giocavamo con il paio che avevamo per tutto – scuola, passeggiate, eventi familiari e partita), il pallone lo portava chi se lo poteva permettere ed era l’unico titolare inamovibile, se il numero dei giocatori era dispari si giocava con lo “sparacgghjìon!”(giocatore che giocava con la squadra più debole), oggi si chiama jolly o comodino e si alterna con gli altri per i giochi a tema, le selezioni erano naturali (non c’erano accademie, provini,affiliazioni). Spesso le partite erano notturne, senza luce (ci abituava a evitare l’avversario), pero’ c’erano i vicoli, i muri, gli spazi ristretti che ci aiutavano e abituavano a tutto; con loro facilmente si affinavano le doti tecniche, la scaltrezza,la rapidita’, la cognizione visiva ed altre cose che oggi le scuole calcio non immaginano neanche di insegnarti. Il loro interesse è quello di rinpinguare il budget economico mensile alla faccia del campioncino da tirare su e tutto questo sta gravando sul nostro calcio locale, se cosi lo si vuole definire (business degli improvvisati) e non penso che sforneremo piu’ talenti. Gli ultimi appartengono a generazioni passate, cresciuti e formati in società che hanno fatto la storia del calcio locale e nazionale e che ormai sono sparite dalla geografia del calcio; tra queste la gloriosissima Pro San Severo, una delle società che ha avuto molte attenzioni dagli organi federali regionali e nazionali per aver prodotto un numero considerevole di talenti, tanto da essere insignita della stella d’oro dell’allora Presidente della Federcalcio e vice presidente della FIFA Artemio Franchi, uno degli innumerevoli riconoscimenti che il suo padre fondatore, Savino Cacucci mostrava con orgoglio insieme ai tanti ricordi. Un personaggio subito dimenticato, e non solo. La sua scomparsa è quasi coincisa con la chiusura dei battenti della ormai incenerita Pro San Severo (sic!), dal 2005 fino ai giorni d’oggi ha subito una lunga e lenta agonia dopo che ero riuscito a ricostruirla.(Sede Sociale, sponsor, abbigliamento per tutte le categorie, più di 250 iscritti, uscite didattiche, patrocini, feste pasquali, feste natalizie, festa di fine anno, etcc. ), oltre che di essere stato il responsabile tecnico delle categorie Giovanissimi e Allievi, da allora una vera e propria ecatombe.

Questa lunga premessa, spero non noiosa, è dovuta al fatto che da qualche giorno sono riprese le attività di scuola calcio delle varie società, ed ognuna di esse si è presentata con volantini e locandine sparsi in ogni angolo della città, tutte con differenti promozioni al fine di procacciarsi più bambini da iscrivere nella propria scuola calcio. Chi fa lo sconticino per poi richiedere al genitore di fare da autista la domenica, chi ti regala il kit di allenamento se rientri tra i primi dieci iscritti, chi addirittura ha presentato i propri tecnici come colpo di mercato! ( assolutamente sconosciuti e privi di esperienze necessarie per guidare giovani calciatori che attraversano il periodo più delicato della loro vita molto, altro che colpaccio!!), come se fossero maghi delle cantere spagnole  o figli di Horst Wein, tecnico norvegese che ha rivoluzionato il settore giovanile spagnolo e che ho conosciuto  tra i tanti corsi di aggiornamento che ho frequentato, insomma.

Il volantino  e la locandina sono il bigliettino da visita di una scuola calcio e non strumenti commerciali, le società per arrogarsi di essere scuola calcio deve possedere uno staff tecnico di primordine, inoltre deve offrire un percorso didattico-educativo adatto per le esigenze dei propri iscritti e che faccia da guida ai genitori al fine di valutare i progressi del proprio figlio: il Piano dell’Offerta Formativa, il Programma Didattico Generale e il Metodo.

E’ facile intuire, visto le offerte promosse, che nessuna scuola calcio si preoccupi della formazione dei propri allievi, in quanto  nessuna è attrezzata per fornire un servizio che globalizzi i contenuti che ho citato.

Scuola di che?

Cosa sanno fare i loro istruttori?

Cosa sanno far fare?

Quale sarà il prodotto della loro scuola?

Come dovrà essere il loro giovane calciatore?

Cosa saprà fare?

Quando e come lo potrà fare?

La soluzione non è nel demonizzare la scuole calcio ma nel dare una istruzione forte ai responsabili, dirigenti, insegnanti e istruttori. Quindi nel creare scuole all’interno delle scuole, per chi sa insegnare a formare; il fatto che sia difficile non significa che se ne possa fare a meno, basterebbe rompere il muro dell’egoismo e aprirsi al confronto e curare la malattia dell’“io” ma soprattutto di aver il coraggio di allontanare dalle società chi ne fa di queste società solo del mero business.

Avete notato quanti responsabili nelle scuole calcio esercitano le stesse funzioni e altrettanti sprovveduti davanti ai bambini e giovani?

Se continuasse così proporrei ai genitori di associarsi e chiedere alle istituzioni locali la disponibilità di terreni in dismissione e gestirli come una vera società sportiva e scegliere gli istruttori del proprio figlio. Sarebbe un successo e sicuramente una novità vista la noia di tutti i giorni, oltre ad aumentare anche il tempo a disposizione da dedicare alla famiglia, nonché risparmiare un mucchio di euro visto che per una partita di calcetto chiedono dai 5 agli 8 euro (con i tanti euro impegnati avremmo potuto costruire uno stadio intero), oppure chiedendo alle comunità religiose di mettere a disposizione gli spazi degli oratori a tutti ma soprattutto ad accogliere i figli delle famiglie meno abbienti. Ah, nel volantino promozionale delle scuole calcio nessuna società ha promosso il corso gratis ai bambini delle famiglie meno abbienti, un autogol sociale e pubblicitario.

Ho sperimento tutto questo insieme a degli amici con i nostri figli quando erano piccoli. Il risultato?  Un forte grado di socializzazione che i nostri figli si stanno portando da tempo a differenza di tanti ragazzi che pur frequentando associazioni e società di calcio si odiano per colpa di un una cattiva gestione o per inesperienza di un istruttore o educatore, per non dire dei giudizi avversi tra genitori sulle tribune dello stadio! Il prodotto? Verificatelo settimana per settimana. Vedrete tutt’altro che una partita di calcio con il terzo tempo.

Ora ritorniamo al tema dei contenuti che ogni scuola calcio dovrebbe offrire.

Che cos’è il POF?

Il Piano dell’Offerta Formativa nasce nella Scuola Italiana, a seguito del regolamento dell’autonomia nel 1999, che ha stabilito che ogni Istituto Scolastico e Scuola Calcio presenti ogni anno all’utenza di riferimento l’effettivo servizio effettuato, illustrando le linee programmatiche stabilite dalla dirigenza. In definitiva vuole rappresentare il biglietto da visita di ogni Istituto Scolastico o Società Sportiva.

Ritengo che una scuola calcio, per essere ritenuta tale, deve redigere, all’inizio di ogni stagione sportiva, il proprio POF, in modo da potersi presentare all’utenza con la necessaria valenza educativa e conferire al servizio educativo offerto una linea pedagogica più moderna e idonea per le necessità dei piccoli per superare le problematiche che si presentano quotidianamente.

Che cos’è il Modello Formativo o Programma Didattico?

Dove esiste un vero progetto di Settore Giovanile, ci deve essere una “vera e propria” filosofia-guida che ispira e conduce le varie componenti societarie verso un unico obiettivo: formare giocatori. “Formare giocatori” vuol dire sviluppare ben precise competenze per ogni fascia di età sfruttando per il loro raggiungimento le competenze personali di ciascun istruttore (autentico valore aggiunto). E’ il credo che ogni Responsabile Tecnico di Settore Giovanile deve produrre per sviluppare le conoscenze dei propri tecnici senza che nessuno improvvisi.

Che cos’è il Metodo?

Per formare giocatori una Scuola Calcio deve avvalersi di un ben preciso metodo di lavoro. Esso deve essere definito raggruppando in una semplice sigla esplicativa, tipo “il metodo (si sceglie il nome della società)”, ad esempio la Formula 3C e 3I, tale metodo ha trovato ispirazione in quello sviluppato dal settore giovanile dell’Ajax, adattandolo ad una realta’ dilettantistica come le nostre, cosi’ diversa da quella ajacide. L’Ajax adotta la formula tips (Tecnica- Insight=intelligenza- Personalita’- Speed=velocita’), come punto cardine delle selezioni; attraverso il metodo tips si cerca di capire se il giocatore selezionato e’ un giocatore da Ajax.

Ce ne sarebbero tanti da indicare, ma ne basta uno di esso purché sia completamente sviluppato, è semplicemente il succo e l’essenza di una scuola calcio, ma soprattutto che la personalizzi. (se non fosse per il simbolo che le distinguono sembrerebbero tutte uguali).

Nella mia esperienza da Istruttore devo molto ai miei allievi perché con i loro movimenti spontanei mi hanno aiutato a sviluppare innumerevoli esercitazioni affinché trovassi quelle adatte a loro, al fine di eliminare le loro carenze.

Da questo metodo, come sotto riportato ad esempio, potrebbero essere sviluppate migliaia di esercitazioni. Basta avere un block notes per sbizzarrire la propria mente, creare infiniti giochi e esercitazioni adatti per tutti dai più piccoli ai più grandi. Si, dico grandi perché i tecnici delle prime squadre hanno dimenticato tanti concetti e hanno quasi il timore di proporre ai propri giocatori quelle che sono le basi (tecnica, tecnica applicata, tecnica di situazione, giochi a tema etc.), molti non sanno più marcare, dribblare, per non dire la perdita dal cono visivo del proprio avversario, giocatori ammaestrati con movimenti scontati. Insomma  un inquinamento tattico che va dai piccoli amici ai giocatori delle prime squadre.

Riprendiamo l’esempio delle 3 C e delle 3I

DELLE 3 C(Cultura-Coordinazione-Controllo di palla), DELLE  3I (Intensita’-Intelligenza-Impulso).

Cultura= intesa come cultura calcistica e sportiva in generale, sviluppando qualità come la concentrazione e l’attenzione in particolare

Coordinazione= intesa a livello di coordinazione generale per favorire il consolidamento ed il perfezionamento tecnico futuro

Controllo di palla= intesa come capacità di dominare l’attrezzo palla; la palla dovrà divenire una parte integrante dell’essere corporeo, come un vero e proprio prolungamento del “muoversi” nel contesto spazio-temporale

Intensità= intesa come atteggiamento “mentale” nell’affrontare gli allenamenti e le partite, imparando a dare sempre il meglio di sé, non accontentandosi mai (spirito agonistico)

Intelligenza= intesa come capacità di affrontare,  elaborare ed eventualmente rielaborare le situazioni tattiche; l’obiettivo è quello di creare un giocatore propositivo, attivo, che non subisca le situazioni, proponendo e sviluppando modelli comportamentali pre-confezionati da parte degli allenatori

Impulso=  inteso come velocità di propagazione dell’impulso nervoso, in grado di stimolare la contrazione muscolare; l’obiettivo è quello di creare un giocatore reattivo, in grado di anticipare ed adattarsi agli eventi  e di rispondere in modo reattivo ai diversi stimoli a cui sarà sottoposto (reattività neuromuscolare). il nostro giovane calciatore dovrà presentare “piedi” assolutamente reattivi, sensibili, in contrapposizione con la tendenza media attuale che evidenzia giovani sportivi con piedi estremamente scarichi e poco reattivi.

L’ho dettagliato anche se in forma sintetica per far conoscere parte di quello che dovrebbe acquisire un piccolo che da grande vuole continuare a fare il calciatore senza mettere da parte studio e lavoro, ciò che a noi non è mancato e che nessuno si permesso di sottrarcelo.

“Un viaggio di mille miglia comincia sempre con il primo passo” nella speranza che si inizi a viaggiare……

Un carissimo saluto ai tanti lettori e amici che mi hanno spinto a ripropormi per i contenuti della mia precedente lettera, nonché alla redazione della Gazzetta di San Severo.

Leonardo di Martino

 

 

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