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Omicidio Antonio Carafa: Immagini video e impronte digitali incastrano il 36enne bulgaro

Abitava a 300 metri da via Pignatelli, abitazione dell’anziano Antonio Carafa, 81 anni di San Severo, trovato cadavere in una pozza di sangue, il 14 febbraio scorso. Si chiama Yolo Bogdanov Ivanov, nullatenente di anni 36 e nazionalità bulgara, l’indiziato di delitto attinto da provvedimento di fermo da parte del Comando provinciale dei Carabinieri di Foggia, riconosciuto dagli investigatori tramite acquisizione ed analisi delle immagini dei sistemi di videosorveglianza. Una volta individuato il presunto omicida,  i Carabinieri si sono introdotti nell’abitazione del bulgaro approfittando di un allaccio abusivo alla rete elettrica. Condotto in seguito in caserma, e messo alle strette nel corso dell’interrogatorio, l’Ivanov ha ammesso di essere in possesso di un paio di mazzo di chiavi, riconducibili rispettivamente all’abitazione e alla macchina del Carafa, un piede di porco e di aver debitamente occultato la stessa autovettura in un sito abbandonato del centro storico di San Severo. Indagini in corso degli inquirenti per appurare il coinvolgimento eventuale di altri complici. Stando a una prima ricostruzione dei fatti prodotta dagli inquirenti, questa mattina, a margine della conferenza stampa tenuta in Procura a Foggia alla presenza del Procuratore Capo, Leonardo Leone De Castris, l’Ivanov avrebbe prima asportato le chiavi di casa dall’automobile della vittima, per poi fare irruzione nell’abitazione del Carafa, poco dopo la mezzanotte. 260 in tutto il bottino asportato dal presunto omicida, e che l’anziano ha dovuto pagare con la sua stessa vita. L’anziano avrebbe subito percosse di una ‘violenza inaudita”, ha commentato il Procuratore Capo De Castris, che ha sottolineato come “va bene che la società civile scenda in piazza, ma poi bisogna collaborare con le forze dell’ordine”.

(inesmacchiarola1977@gmail.com)

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