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Padre Andrea Tirelli e le baby-gang anche a San Severo

“Non possiamo più parlare di episodi isolati ma di un vero e proprio fenomeno epocale”.

Ancora bullismo di strada, a San Severo, descritto nella riflessione di padre Andrea Tirelli, parroco della chiesa di San Bernardino, che passa dal suo slogan: “Se non lo dico sto male. E allora lo dico”, così come lo si trova anche sui social: “Anche se questa volta vorrei non dirlo ma, pensandoci bene, su questo tema siamo in grandissimo ritardo e dobbiamo dire qualcosa di sensato e subito. Qualche sera fa ho assistito a una scena che mi ha fatto molto riflettere. Tre ragazzini, i classici compagnetti adolescenti, rientravano intorno alla mezzanotte pur essendo in settimana. A un tratto hanno iniziato uno strano gioco – dice padre Andrea, cambiando tono della voce – Estraendo da un cassonetto di rifiuti dei sacchi d’immondizia hanno iniziato a prendersi a saccate di spazzatura. All’inizio ho pensato alla classica goliardata che finisce in risata. Ma questa ipotesi è tramontata poco dopo, quando sono spariti cospargendo di rifiuti i pochi passanti presenti e le automobili parcheggiate”. Padre Andrea entra nel merito della questione: “Allora mi è tornata alla mente una disavventura simile, capitata a un’anziana signora, qualche sera prima, colpita, alle spalle, da un pugno sferrato da dei balordi in sella a una bici in pieno centro, anche loro svaniti nel nulla. In sequenza allora mi sono venute alla mente le notizie ascoltate distrattamente, alla tv o in auto, di tante baby-gangche dal Nord al Sud si muovono spergendopanico, senza timore di nulla e nessuno. Peggio ancora, come assorbiti in un’altra dimensione dal vissuto comune: loro sono loro e il mondo è un’altra cosa. Ormai credo che non possiamo più parlare di episodi isolati ma di un vero e proprio fenomeno epocale dove credo che alcool e droga non centrino nulla. La cosa che mi allarma è questo loro vivere in una dimensione parallela, una specie di video-game, fatto di codici verbali, comportamentali, musicali. È come se si muovessero in una sorta di gioco da cui ogni tanto riemergono per vivere momenti di normalità”. Un po’ di mesi fa, un altro gruppo di ragazzi delinquenzialmente organizzato, cercava di colpire persone prevalentemente anziane o si “divertiva” a distruggere gli arredi urbani o quelli dei negozi.Le conclusioni di padre Andrea Tirelli: “La mia domanda da presuntuoso operatore del sociale è: questi ragazzi come li intercettiamo? Come entriamo in relazione con ragazzi bravi a scuola, a casa, in chiesa, in palestra, quelli che non mostrano segni di disagio ma che diventano irriconoscibili quando s’immergono nel loro universo? Non è forse il caso che proviamo a entrare in quest’universo?Volendo provare a entrare in quest’universo: chi è più titolato a farlo? La famiglia? La scuola? La chiesa?” Prova padre Andrea a dare una prima risposta e condivide anche il fatto che a educazione e prevenzione, manca sempre la sanzione: “I primi a dover entrare nel mondo di costoro sono i genitori. È sempre la famiglia, dove c’è, a monitorare il comportamento dei figli. Lo dico da operatore di pastorale giovanile. È la famiglia che soffre e che resta l’anello debole del sistema. I genitori devono fare i genitori e avere una condotta di vita più ordinata”.

Beniamino PASCALE

 

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