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RICORDI SANSEVERESI CAMPETTI DI BATTAGLIA

di ENZO VERRENGIA

Proponiamo oggi ai nostri Lettori l’ultimo contributo della serie “RICORDI SANSEVERESI” dell’autorevole giornalista di casa nostra ENZO VERRENGIA. Ciò non significa che VERRENGIA interrompa la sua collaborazione con la nostra GAZZETTA, che continuerà in modo diverso, con articoli…a briglia sciolta ogni volta che la cronaca fornirà importante materia di riflessione. Ecco cosa ha scritto oggi sui campetti di calcio di periferia che una volta davano ai ragazzi di San Severo la possibilità di una utile ed aggregativa pratica sportiva all’aria aperta:

C’era una volta la periferia di San Severo, cancellata dalla cementificazione che ha dilatato inutilmente la città, stravolgendone la topografia originaria a scapito della campagna. Questo ha influito anche sulla distribuzione degli abitanti. Malgrado la popolazione non sia aumentata nel corso dei decenni, il centro storico si è dapprima svuotato, poi riempito di famiglie a rischio e, da ultimo, di extracomunitari provenienti soprattutto dall’est. Ora dai sottani non viene più la voce stentorea di ADAMO che canta accoratamente ‘La notte’. Mentre, il fatto di abitare a grandi distanze dalle vie centrali costringe molti a prendere l’auto, con ingorghi e polveri sottili. Una volta, invece, ampie aree a ridosso dell’abitato erano lasciate all’incolto. E vi sorgevano i “campetti”, piccole spianate in cui si poteva giocare a pallone, correre in bicicletta o dedicarsi ai lanci di favolosi giocattoli aerei, come il boomerang e i missili a molla. Negli immediati pressi di queste zone franche del divertimento, non mancavano quelli in cerca di privacy erotica. C’erano poi le “bande”, dedite a vere e proprie battaglie, combattute con pietre, cerbottane, armi a piumini e “friccinelle”, le epiche fionde utilizzate anche per abbattere rondini e spiaccicare lucertole. Ma l’uso prevalente dei campetti veniva destinato al gioco del pallone (il più noto era il cosiddetto ‘Campo di Nello’ sito a Porta Foggia, alle spalle dell’attuale Liceo Classico ‘Tondi’). Si cercava di replicare nella polvere e nella fanghiglia le prodezze dei campioni di un’epoca in cui il calcio era eroismo agonistico non malaffare. Idealmente, gli emuli di BURGNICH, FACCHETTI, RIVERA, SIVORI, PELÈ e gli altri, scalciavano palloni sgonfi con una voce nelle orecchie, quella di NICOLÒ CAROSIO, che solitario commentava le partite vere, alla radio e in TV, senza l’attuale bisogno di un giocatore in pensione o un allenatore a intervenire nella cronaca. Sui campetti si organizzavano tornei con un impegno e una dedizione maggiore di quelli che si mettevano nei gironi professionali del campionato. Tanto che sorgevano squadre dalle formazioni fisse. Queste ultime confluivano in larga parte ai Salesiani, in fondo alla Villa Comunale. Gli incontri, in questo caso, si potevano seguire dalla Montagnella. Oppure accedere ai bordi del campo dal cancello che metteva in comunicazione la Villa con i Salesiani. Fu qui che, dopo una forte pioggia, poggiarono casualmente i fili elettrici di un palo della corrente. Vi morì fulminato un bambino, nel giugno del 1967.

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