RICORDI SANSEVERESI – VIALE DEL TRASTULLO
di ENZO VERRENGIA
Non è mai stato Corso Garibaldi, come indicato sulle cartine topografiche di San Severo, ma il VIALE DELLA VILLA. Per tutte le generazioni viventi della città, anche per le ultime, costituisce una stella polare. Però ha perduto la sua funzione originaria, quella di calamitare le esistenze. Si andava sul Viale per esserci, per sentirsi, per vivere. Era impossibile evitarlo. Chi lo faceva si condannava all’esilio da sé prima ancora che dal resto della comunità. Idee, carriere, amicizie, affetti, famiglie, nascevano sul e dal Viale della Villa. Se lei o lui diceva: «Ci vediamo sul Viale» era fatta.
Attenzione, comunque. Il Viale è composto da due marciapiedi. A partire dal Teatro Comunale “G. Verdi”, quello di destra e quello di sinistra. Il primo era destinato al passeggio, il secondo alla contrattazione giornaliera dei braccianti, tutti autoctoni in epoche antecedenti alla Grande Migrazione. A destra infatti c’erano i bar dei giovani, a sinistra quelli degli adulti, o meglio, degli agricoltori. Il periodo di massimo splendore per il Viale della Villa venne intorno alla metà degli anni ’70, quando vi si trovavano il ristorante “LA BROCCHETTA” e il bar “NEOGEL”, con la sala da tè invernale e il gazebo estivo. Mentre nel resto dell’Italia infuriavano gli anni di piombo, sul Viale della Villa trionfava una provincia lontana dalle complessità sociopolitiche. O meglio, refrattaria al codice obbligatorio di una modernità ormai deragliata. Non perché San Severo fosse “antica” e “arretrata”. Al contrario, qui la politica si faceva sul serio, senza il politichese della televisione. Perfino sul Viale della Villa, con discussioni vivaci. Eppure lo specifico del posto era il passeggio finalizzato a tutto. A PUNTIARE, cioè identificare un possibile “bersaglio” sentimentale, a SPIARE, che non c’entra con lo spionaggio in quanto qui significa semplicemente guardare, osservare.
Sul Viale si formavano e si separavano coppie e comitive, con un processo molecolare. Il Viale diveniva anche la misura del tempo: «Abbiamo passato venti viali prima d’incontrarci». Al Viale si dedicavano intenzioni di ogni tipo: «Quando arrivo sul Viale…».
Non importava che vi fossero pochi o nessun negozio. Allora non si usciva per comprare. Si voleva comunicare col prossimo fuori dalle pareti di casa ripudiando il telefono, già disponibile, per il contatto dal vivo. Che è sempre il migliore trastullo.
= (La foto è tratta dall’archivio del gruppo Facebook “San Severo” com’era) =