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San Severo: Il poeta e il fuoruscito. Umberto Fraccacreta ed Emilio Amoroso

Giuseppe Clemente

Capita spesso allo studioso di imbattersi durante le sue ricerche in uomini straordinari per intelligenza, cultura, capacità di capire e interpretare la vita, che sotto molti aspetti sono imprigionati o nascosti nelle “pieghe della storia” o, quanto meno, non adeguatamente presenti nella memoria collettiva. Mi riferisco a Umberto Fraccacreta (San Severo 1892-1947) e a Emilio Amoroso (San Severo 1894-1979), fine poeta il primo, comunista ed esule politico il secondo, amici d’infanzia, separati dalle vicende della vita. Umberto Fraccacreta visse nella prima metà del Novecento e non gli furono risparmiate le tragedie del “secolo breve”. Le visse tutte, ma tutte restarono motivi che sfiorarono soltanto la sua vita e la sua opera. Preferì essere uno spettatore, piuttosto che un attore. Veniva da “una famiglia già notevole nella vita cittadina per il censo e per essersi distinta nelle lettere e nelle vicende politiche”. Era infatti discendente dello storico Matteo, nipote di Raffaele, repubblicano e deputato al Parlamento nel 1908 e nel 1913, cugino di Arduino, sindaco di San Severo nel 1923 e di Angelo, Rettore Magnifico dell’Università di Bari. Emilio Amoroso, “professore di lingue”, proveniva da un ambiente medio borghese. Da giovane subì l’influenza del gruppo anarchico di San Severo “Alba dei liberi” di Filippo Pelosi, ma poi fu socialista, partecipò insieme a Luigi Allegato al Congresso di Livorno, dove venne fondato il Partito Comunista d’ Italia. Si dedicò completamente alla causa, coordinando le sedi del partito nel Mezzogiorno e mantenendo i contatti con quelle della Toscana. Sposò il 1° maggio 1918 la maestra elementare Anna La Vacca, che lo seguì con dedizione in tutte le sue peripezie. Dopo la presa del potere di Mussolini, agli inizi del 1923, per evitare l’arresto, gli fu imposto dal partito di rifugiarsi in Francia, dove divenne un punto di riferimento per i fuorusciti e per quelli che andavano a combattere in Spagna contro i franchisti. Rientrò in Italia subito dopo la caduta del fascismo e a San Severo riprese con immutata passione il suo impegno politico per migliorare le

emilio amoroso

condizioni della classe operaia. Fu il primo sindaco della città nell’Italia repubblicana (eletto con 11.031 voti) dal 18 aprile 1946 al 17 ottobre 1948, quando fu “sospeso” per “oltraggio alla forza pubblica”. Rivide il caro e affezionato amico d’infanzia, ma ormai li separava una diversa concezione di vita. Da una parte c’era il “mite intellettuale che ama gli studi e ingentilisce l’anima” e dall’altra “l’acceso assertore di un’idea che è al servizio degli umili, nella lotta e nel sacrificio”. Tuttavia li univa un pensiero comune, quello di impegnarsi, come scrisse Amoroso, “Egli, con la forza del genio, in un nuovo immancabile risorgimento intellettuale del paese; io, come umile operaio, per costruire, con le mie modeste possibilità, l’edificio della fratellanza e quello della cultura in questa nostra amata città”. Fra i tanti progetti che avevano in mente per la rinascita di San Severo c’era soprattutto quello di riorganizzare il funzionamento della biblioteca e di “dare”, sto citando, “nuovi locali e sale moderne a tale istituzione; annettervi un cenacolo intellettuale; raccogliervi i libri nuovi provenienti dalla letteratura mondiale contemporanea; crearvi una sezione speciale per le opere e gli scritti degni di rilievo dei nostri concittadini di ogni epoca”. Ma ahimè non ebbero il tempo di realizzare il loro sogno. Grandi, grandissimi uomini!

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