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Sdegno dei rappresentanti politici per la frase di Stefanetti su Liliana Segre

Sul caso frase Stefanetti è in subbuglio il mondo politico locale e non solo!

Grave episodio che oggi, 7 novembre che ha visto protagonista la senatrice Liliana Segre.

<< Mi vergogno io, per quello che è accaduto oggi a Liliana Segre per colpa di un volgare componimento dettato dal delirio di onnipotenza di un mio concittadino. Come volevasi dimostrare, la scorta a Liliana Segre viene definita un privilegio e non una tutela. E già questo è molto grave e rappresenta una sconfitta di tutti gli italiani. Purtroppo anche nella nostra città, San Severo, non sono mancate le critiche in tal senso alla senatrice Segre.

Ancor più grave, il fatto, in quanto certe affermazioni pervengono da un (ex) dirigente di partito che ha utilizzato toni e parole indegne verso una donna, verso un rappresentante delle istituzioni della Repubblica Italiana.

Liliana Segre, nel 1938, a 8 anni, viene espulsa dalla sua scuola a seguito delle leggi razziali; nel 1944, a 13 anni, viene deportata nel campo di concentramento di Auschwitz; nel 2019, in Italia, a 89 anni, viene messa sotto scorta per garantire la sua incolumità >>.

Il coordinatore di Iniziativa Democratica Puglia-San Severo, Francesco Sderlenga

“La politica non è tutta uguale, e ancor più non lo sono i politici  che la rappresentano .  Le dimissioni indotte dagli organismi provinciali di FdI nei confronti dell’ex Consigliere Comunale Francesco Stefanetti dal direttivo provinciale , rappresentano un segnale importante e di conforto, dopo il brutto episodio che lo ha  visto protagonista sui social,  manifestando odio, violenza e disprezzo nei confronti di Donna, oltre che di una  Senatrice della Repubblica Italiana. Il mese di Novembre in cui ricorre la Giornata Mondiale contro la violenza alle Donne, questo ennesimo episodio di “ violenza verbale”, deve spingerci ad una riflessione profonda e scuotere il nostro senso di responsabilità, perché la facilità e la superficialità con cui ci si esprimeespone tutti  ad una involuzione culturale, dove tutto crolla, valori , storia ed identità .Prendere le distanze da chi probabilmente senza alcuna riflessione si è spinto in un commento che a noi ha lasciato sdegno ed amarezza, è il primo gesto per  isolare queste persone, che calpestano  diritti e regole. Nei tempi in cui “ nulla è più cancellabile” sento di esprimere la mia vicinanza alla Senatrice Liliana Segre, certa che nella mia Città la solidarietà   batterà l’ostilità.”

Mariella Romano consigliera comunale

“Si resta increduli: un misto di ignoranza e superficialità hanno generato l’ennesimo naufragio, etico prima ancora che linguistico. Piccoli emuli locali di forze politiche avvezze al lessico greve e ad astenersi, non a caso, dal votare leggi di civiltà contro il razzismo. Ora più che mai vanno isolati e additati al pubblico disprezzo comportamenti tanto sgradevoli e vigliacchi. Le forze democratiche devono serrare le fila e opporsi a questi insopportabili rigurgiti fascisti.
Io sto con la senatrice Liliana Segre.”

Michele de Lilla, consigliere comunale PD

 

Penso che tutti i democratici, si debbano indignare sulle affermazioni fatte da Stefanetti nei confronti di Liliana Segre.

La scorta e le minacce; ad una donna di 89 anni, sopravvissuta all’olocausto, al campo di concentramento; sono la conseguenza di queste affermazioni che alimentano le forme di razzismo. Voglio dire con nettezza a Stefanetti e quelli come lui che utilizzano queste forme becere della politica che oggi tanto possono parlare in quanto uomini e donne come Liliana hanno liberato l’Italia dal nazifascismo Quanto sta avvenendo è una cosa fuori dal mondo, inaccettabile, che ci amareggia e ci fa vergognare.

Carissima Liliana non ti lasceremo sola, ci rimboccheremo le maniche per far si che questo paese torni a ricordare la propria storia. Senza memoria non esiste futuro. La democrazia va difesa e rafforzata non bisogna cadere nell’indifferenza generale pensando che tanto ci pensano altri.”

Il Coordinatore Articolo Uno Michele Annolfi

“Io sto con Francesco. Una volta disse Andy Warhol “In futuro tutti avranno quindici minuti di celebrità” e, mai come in questi tempi, tale frase risulta essere profetica. Infatti, attraverso i canali social, oggi, chiunque può scrivere qualcosa e meritarsi il suo quarto d’ora di celebrità. Io credo, però che l’ideatore della “Pop Art” si riferisse al fatto che più la cultura fosse stata diffusa, più si sarebbe avuto uno sviluppo artistico diffuso, popolare, “pop”, appunto, tale da far meritare a ciascuno di noi i celebri quindici minuti in parola. Invece, va costatato tristemente, che, purtroppo, la trasversalità della conoscenza e la accessibilità ai media da parte di un mondo infinito e indefinito, attraverso i social, sta permettendo a chiunque di meritarsi i 15 minuti di fama, attraverso la divulgazione, di contenuti e affermazioni, a dir poco vergognosi, se non semplicemente stupidi (altro profeta, a tal proposito pere esser stato Umberto Eco, che affermava: “con i social si dà la parola a legioni di imbecilli”). Così, soprattutto in politica, dove una volta si leggevano i discorsi di Sciascia o Calamandrei, di Fanfani o Berlinguer, si fa a gara a chi la spara più grossa, per poter dire la nefandezza più bassa della giornata, in modo da meritarsi il quarto d’ora fatidico e attirare il maggior numero di commenti, negativi o positivi, non importa, o “likes” alla propria affermazione allucinata e allucinante. Così, persino un giovane politico sanseverese, che poteva restare nel suo anonimato provicialotto, oggi, ha tirato la sua manciata di letame (purtroppo, da questo letame non nascerà “un fior”) per meritarsi i quindici minuti di notorietà (in negativo, certo, ma non importa), e non trova nulla da fare di meglio che attaccare una attempata signora di Milano, che gira l’Italia in lungo e in largo, instancabilmente, per spiegare cosa sia stata la Shoah in Italia e l’effetto delle leggi razziali fasciste. Una donna che ha vissuto l’inferno di Aushwitz, dove ha perso l’intera sua famiglia, tra il 1943 e il 1945, e che ora sta vivendo l’inferno del rigurgito nazifascista di quattro delinquenti (chi inneggia al nazifascismo è un delinquente, lo dice la Legge), che ne minacciano la serenità e l’incolumità, entrambe riguadagnate, lentamente e con grande fatica, dopo aver subito l’internamento nel campo di sterminio. Infatti, a seguito di tutte le minacce e i dileggi pubblicamente postati sui social, oltre a scritte vomitevoli affisse difronte la sua abitazione di Milano, alla dolce, ma ferma, signora anziana (che, per inciso, è anche Senatrice a vita) oggi è stata assegnata la scorta, a dimostrazione della serietà e pericolosità, valutate dalla autorità a ciò competente, di tali minacce. Francesco Stefanetti, questo il nome del giovane politico di San Severo, appartenente (ovviamente, come non poteva essere?) al partito della Meloni, anzi commissario cittadino di Fratelli d’Italia (dimissionato per l’accaduto, da parte degli organi provinciali del suo partito, che ritengono, così, di essersi lavati la faccia – per inciso, Fratelli d’Italia è uno di quei partiti, che, in Senato, si sono astenuti sulla mozione di costituzione della Commissione Parlamentare sull’Odio e Discriminazione, proposta dalla Senatrice in questione, Senatrice che si chiama Liliana Segre), sicché, nel contestare l’opportunità di assegnare detta scorta alla signora di Milano, riusciva ad affermare: “Danno la scorta a Segre perché sarebbe a rischio… ma chi se l’incula?” Per questo, io sto con Francesco. Sì, Francesco, Papa Francesco. Che, appena domenica scorsa, ha fornito al Mondo intero, attraverso il discorso dell’Angelus, la vera indole della comunità sanseverese, di cui, ahimè, fa parte anche qualche spargitore di letame, come il suddetto Stefanetti, ma che è una comunità generosa e accogliente, tanto da approvare un protocollo d’intesa col Vaticano circa il cosiddetto domicilio civico per tutti i senza fissa dimora e i diseredati del mondo, stranieri e non, che hanno bisogno di una residenza, necessaria alla attribuzione di un documento di identità e di un Codice Fiscale, pre-requisiti necessari per emergere dallo sfruttamento lavorativo e per il godimento della assistenza sanitaria. Ecco, San Severo è questa. Una Città che crede in un mondo senza razzismo e nell’accoglienza dei bisognosi, nel solco della tradizione francescana, ma di quel Francesco buono, da cui Papa Bergoglio ha tratto il suo nome di Pontefice. Io sto con Francesco.”

LUIGI PRESUTTO

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