Una mutazione genetica aumenta la dipendenza da tabacco. Lo dice uno studio francese
Il desiderio di nicotina è altamente regolamentato da una mutazione genetica molto comune nella popolazione umana. Lo dimostra un nuovo studio, pubblicato sulla rivista Molecular Psychiatry da un team di ricercatori francesi dell’Istituto Pasteur. La nicotina
è la sostanza principale del tabacco che crea dipendenza. La mutazione in questione riguarda il recettore della nicotina neuronale che interrompe il suo funzionamento. Il risultato: provoca una parziale inattivazione del un’area del cervello che fa parte dei circuiti del premio. Nel cervello ci sono zone sensibili, hotspot che, quando vengono stimolati, aumentano la sensazione del piacere. Questi punti caldi edonici sono diversi dai «circuiti della ricompensa» che si pensava fossero alla base delle sensazioni piacevoli e che oggi si ritiene invece siano i mediatori del desiderio, più che del godimento. Regioni cerebrali superiori ricevono informazioni da questi circuiti del piacere e della ricompensa per rappresentare in modo cosciente la sensazione rassicurante che associamo alla gioia. L’interruzione del collegamento tra i sistemi cerebrali che generano le sensazioni di desiderio e piacere potrebbe essere la causa del comportamento dipendente, offrendo una possibile chiave per trattamenti di tipo nuovo. Così, le persone che subiscono questa mutazione hanno bisogno di aumentare il loro consumo di tabacco per sentire gli effetti, dal momento che la mutazione in questione riduce notevolmente la sensibilità alla nicotina.
Per tali ragioni, la mutazione quindi ha bisogno di una dose di circa tre volte superiore di tabacco per la stessa quantità di piacere per il soggetto che ha subito la mutazione.
Questi risultati aprono la strada allo sviluppo di trattamenti per smettere di fumare destinati per gli individui che subiscono la mutazione.
Durante il funzionamento normale, il recettore neuronale per la nicotina promuove tra gli altri la sensazione di benessere dell’individuo. Questo è l’effetto della nicotina sul cervello che riempie la mancanza sentita dai fumatori quando sono privati del tabacco.
Il consumo di tabacco è strettamente legata alla sensibilità di questi recettori nicotinici.
Questi lavori sui topi mostrano che la dipendenza da nicotina può essere influenzata dal patrimonio genetico dell’individuo.
Questa mutazione è comune negli esseri umani. Altri studi indicano che è presente nel 35% degli europei e in quasi il 90% dei fumatori pesanti.
Per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, associazione da anni impegnata anche nella lotta al tabagismo, lo studio in questione assume straordinaria rilevanza aprendo la strada alla ricerca di terapie per smettere di fumare.
Ogni anno si contano 700 mila morti di persone nell’area UE e 6 milioni nel mondo per patologie legate al fumo e se non si interviene la cifra salirà a 8 milioni entro il 2030..